In una torrida mattina di dicembre a Los Angeles abbiamo incontrato il regista Alexander Payne per discutere del suo ultimo film, Downsizing, presentato qualche mese prima in apertura al Festival di Venezia e in arrivo nei cinema italiani giovedì 25 gennaio.

La pellicola, che ha un forte messaggio ambientalista e ipotizza un mondo in cui gli essere umani decidono di sottoporsi a un’operazione chirurgica per “rimpicciolirsi” e moltiplicare le proprie disponibilità finanziarie, ci ha offerto lo spunto per affrontare una serie di tematiche: la sua nuova esperienza con gli effetti visivi, la sua fiducia (nulla) sul futuro dell’umanità e le sue ispirazioni dal cinema italiano.

Visivamente, Downsizingè molto originale rispetto ai tuoi film precedenti. Come ha avuto origine l’idea del film?

Doug Taylor, il fratello del mio co-sceneggiatore Jim Taylor, ha avuto l’idea per primo. Doug e Jim hanno un senso dell’umorismo alquanto bizzarro, e Doug un giorno se n’è uscito dicendo “ragazzi, dovreste fare un film su delle persone rimpicciolite. Sapete che se fossimo alti 15 centimetri potremmo vivere in delle magioni che non occuperebbero più di 2 metri quadrati?” All’inizio non avevo idea di che farmene di questa idea, poi col successo di Sideways io e Jim abbiamo pensato che sarebbe stato divertente dedicarsi a un progetto un po’ più ambizioso, addirittura politico magari. I nostri primi lavori La storia di Ruth e Election, nonostante non ce ne rendessimo conto al tempo, avevano un comune risvolto politico, di satira sociale. E dopo che Bush ha vinto le elezioni nel 2004, pensavamo fosse giusto, quasi “responsabile”, lavorare a un film un po’ più politico. Cosi abbiamo cominciato a pensare a perché le persone potessero decidere di rimpicciolirsi: probabilmente in risposta alla sovrappopolazione del pianeta. Da lì in avanti tutti i tasselli della storia hanno gradualmente trovato il loro posto. Sotto una luce satirica ovviamente, non sto cercando di essere Michael Moore.

È stato difficile affrontare una dose di effetti visivi che non hai mai dovuto gestire finora?

Chiaramente sì, ma ho lavorato a stretto contatto con un visual effects supervisor che mi ha istruito a piccoli bocconi, di modo che potessi digerire più facilmente questo mondo di cui non sapevo granché. In questo modo ho potuto imparare sia come funzionano i VFX, sia di cosa il dipartimento VFX avesse bisogno da me per ottenere i risultati che volevamo raggiungere. Ho imparato che è un processo meraviglioso, noiosissimo, e come molte cose nella vita non è tanto difficile quanto esigente in termini di tempo e pazienza. La difficoltà del nostro film in particolare, al contrario dei film d’azione pieni di effetti visivi velocissimi che appaiono sullo schermo per una frazione di secondo, è che l’illusione che volevamo creare con Downsizing richiedeva la presenza costante di effetti visivi, su lunghi shot e spesso per intere scene. 

Il film sembra avere uno sguardo molto pessimista nei confronti della nostra realtà, e dei nostri comportamenti in quanto genere umano…

Lo prendo come un complimento. Grazie per aver capito il mio film.

…è uno schiaffo di realtà in un film che invece ha prevalentemente del surreale. Ti definiresti un pessimista per quanto riguarda il futuro dell’umanità?

Pessimista? Direi realista piuttosto. Non penso che il mio film cambierà il comportamento di nessuno. Ma visto che il mondo sta per andare a rotoli in ogni caso, tanto vale farci due risate sopra, no? Purtroppo non siamo bravi a pianificare, ma solo a tentare di gestire le crisi. Lasciamo che le situazioni degenerino in una crisi, prima di risolverle. I problemi ambientali che stiamo vivendo derivano tutti dalla sovrappopolazione, in un modo o nell’altro. Se vuoi sapere la mia, metterei degli agenti sterilizzanti nell’acqua potabile. E puoi citarmi nel tuo articolo. Come dimostra il nostro Presidente Trump, tanto possiamo dire quel cavolo che ci pare.

Un altro elemento che mi ha sorpreso nel film, è che anche in questo mondo in miniatura, dove persone di classe media diventano immediatamente milionari, e dove mi aspetterei che la povertà non esiste per nessuno, anche in questo mondo c’è una classe estremamente povera e marginalizzata.

Plus ça change, plus c’est la même chose.

Pensi che l’essere umano in quanto tale sia incapace di vivere senza una divisione in classi? O forse solo la mentalità occidentale?

Sai, mi sono laureato in storia, e realizzare questo film mi ha fatto proprio venire voglia di andare a rileggere quei sondaggi sulla possibile fine della civiltà. Il problema con la fine della nostra civiltà è che potrebbe coincidere e/o causare la Fine con la F maiuscola. Se ci pensi: come si fa a perdere una piramide? Come si fa a perdere una città? Eppure le troviamo sotterrate di continuo. Le civiltà vanno e vengono. 

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Nel tuo film le persone decidono di rimpicciolirsi, ma il loro ego rimane uguale…

L’astronomia ci insegna che non siamo che una minuscola frazione dell’universo. Eppure, rimaniamo ossessionati da noi stessi. Siamo delle creature assurde. 

…il che è davvero deprimente. Sono uscito dalla proiezione davvero depresso.

Di nuovo, grazie. Lo apprezzo davvero.

I due protagonisti del film, interpretati da Matt Damon e Hong Chau, sono l’antitesi dell’eroe cinematografico Hollywoodiano. Come ti è venuto in mente di affidare a questi due personaggi le redini del film?

Abbiamo chiamato Matt per primo. Avevamo bisogno di un “uomo medio” perché io e Jim potessimo immedesimarci pienamente: classe media, buone intenzioni, voglia di aiutare il prossimo, ma allo stesso tempo distratto dal mondo folle in cui viviamo. Il personaggio di Matt non ha una forte spinta interiore, è un personaggio abbastanza passivo, il che forse è un difetto della nostra sceneggiatura. Ma in un certo senso lo volevamo, perché anche noi a volte ci sentiamo senza obiettivo, senza direzione. 

E’ stata una scelta interessante secondo me, dato che – specie negli Stati Uniti – vediamo le nuove generazioni essere sempre più affette dal cosiddetto Attention Deficit Disorder, una indomabile mancanza di concentrazione…

Questo nostro protagonista doveva trasportarci nel mondo della nostra storia. E volevamo un cast internazionale, per mostrare come il “downsizing” avesse ripercussioni in tutto il pianeta. Hong Chau è una dissidente vietnamita; il personaggio di Christoph Waltz è serbo… Strutturalmente però – anche se non oso paragonarmi a questi grandi film – ho giustificato la struttura narrativa del film seguendo l’esempio di Otto e mezzo o La dolce vita, dove il film segue il protagonista attraverso una serie di scene apparentemente scollegate, per poi finire su un primissimo piano sul volto del personaggio principale che si spera comunichi il senso del suo viaggio interiore e del suo cambiamento.

Il personaggio di Christoph Waltz è assolutamente irresistibile, e una magnifica satira della lente attraverso la quale gli europei guardano gli americani. Come sei riuscito a creare un personaggio che critica così fedelmente la tua stessa cultura?

Sono greco di seconda generazione, i miei genitori sono immigrati negli Stati Uniti. Ho viaggiato tanto e ho trascorso molto tempo in Europa, sono americano solo perché sono stato catapultato qui per caso.

Ora che hai imparato il flusso di lavoro dei VFX, saresti interessato a lavorare di nuovo a un film con parecchi effetti visivi? Magari prendendo in prestito le tecniche di film e medio/alto budget per raccontare una storia che solitamente apparterrebbe in maniera più convenzionale al mondo del cinema indipendente… Sto pensando a Kick-Ass, o pure District 9.

Bellissima domanda, non solo da giornalista ma anche da amico, grazie. La risposta è assolutamente sì. Ora che ho imparato a gestire un po’ di VFX, mi sento più pronto ad affrontare un film ambientato nel passato. Sarebbe bellissimo raccontare una storia ambientata a Roma ai tempi dei romani.

Vieni a girare in Italia! Tante ambientazioni europee sono davvero sottovalutate dai grandi registi indipendenti americani.

Assolutamente. Se mi dai una mano tu a venire in Europa…

Qual è la tua più grande ispirazione?

L’ispirazione viene un po’ da tutte le parti, ma diciamo che generalmente mi rifaccio alle commedie italiane degli anni ’50 e ’60, ma con un look che richiami il cinema americano degli anni ’70. Per Sideways, ho cercato di creare una colonna sonora ispirata a I soliti ignoti. Ho addirittura montato il film sulla musica di quel film. Non puoi sbagliare.

In questa pagina trovate la nostra recensione e in questa trovate la videorecensione. Ecco anche il nostro resoconto della conferenza stampa di Venezia.

Commedia dark con un taglio fantascientifico, Downsizing vede nel cast anche Kristen WiigChristoph WaltzLaura DernAlec BaldwinJason SudeikisNeil Patrick Harris, e Udo Kier.

Questa la sinossi ufficiale:

Downsizing segue le avventure di Paul Safranek (Matt Damon), un uomo ordinario di Omaha che, insieme alla moglie Audrey (Kristen Wiig), sogna una vita migliore. Per rispondere alla crisi mondiale causata dalla sovrappopolazione, gli scienziati hanno sviluppato una soluzione radicale che permette di rimpicciolire gli essere umani a pochi centimetri d’altezza. Le persone presto scoprono che i loro risparmi valgono di più in un mondo più piccolo e, con la promessa di uno stile di vita lussuoso oltre ogni loro aspettativa, Paul e Audrey decidono di correre il rischio di sottoporsi a questa pratica controversa, imbarcandosi in un’avventura che cambierà le loro vite per sempre.

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