L’edizione 2018 del Lucca Film Festival parte col botto: oggi il primo, grande ospite internazionale della manifestazione è Martin Freeman, protagonista di film come Lo Hobbit e Black Panther e di serie tv come Sherlock e Fargo, giunto nella cittadina toscana per presentare Ghost Stories, horror britannico in uscita il 19 aprile grazie ad Adler Entertainment.

Noi abbiamo incontrato l’attore e lo abbiamo intervistato (troverete il video nei prossimi giorni sulle nostre pagine), ma abbiamo anche seguito la conferenza stampa moderata dal nostro Francesco Alò, e di cui vi riportiamo i punti principali.

 

 

Qual è il tuo rapporto con il soprannaturale, visto anche che hai interpretato Watson, un personaggio dal carattere molto razionale e scientifico. Inoltre, se ti dovessi confrontare con uno zombie, un fantasma o Smaug, chi sceglieresti?

Prima di tutto: nessuno sa se esiste il soprannaturale, quindi non voglio essere dogmatico a riguardo. Penso che tutto sia possibile. In questo momento ci troviamo in un ex convento, un luogo dedicato al soprannaturale… ebbene, mia madre fu educata in un convento dai 3 ai 18 anni. Sono stato cresciuto in questo modo: chiamatelo soprannaturale o religione. Quindi è un contesto che conosco bene. Chi preferirei combattere? Sono tre “momenti” mia carriera… Però penso che con Smaug potrei essere ragionevole, lui ama lo scambio verbale, avrei giù possibilità di cavarmela. Non credo che agli zombie interessi molto dibattere… per non parlare dei fantasmi!

Cosa hai pensato mentre leggevi la sceneggiatura di Ghost Stories, così piena di colpi di scena? Cosa ti ha spinto a fare il film? E qual è il tuo horror preferito?

Avevo appena lavorato con Andy in un film della BBC, e mi ha mandato lo script. Leggendola mi sono reso conto che era al contempo ironica e spaventosa. Parlava del motivo per cui crediamo nelle cose, della fede. È una conversazione che abbiamo di continuo nella nostra società: fede e razionalità. Il primo motivo che mi ha spinto ad accettare è stato che riuscivo ad avere paura anche semplicemente leggendo lo script di prima mattina bevendo il caffè. Il secondo è che Jeremy e Andy sono deliziosi. Il mio horror preferito… beh, questo film è un tributo alla tradizione dell’horror britannico della Hammer. Citerei Dead of Night (Incubi Notturni), ma anche Il Mastino di Baskerville, con Peter Cushing e Christopher Lee, Le Cinque Chiavi del Terrore… ma mio horror recente preferito è Scappa – Get Out.

In questo periodo hai lavorato a Black Panther e Ghost Stories. Secondo te è più efficace trattare tematiche sociali con il cinema di genere come l’horror e il cinecomic?

Non penso che i film di genere siano necessariamente il modo migliore. Ormai i generi hanno permato la cinematografia, inscatoliamo tutto… io sono diventato attore perché amavo raccontare e sentire storie, è un’esigenza dell’umanità. Penso che siano le storie la cosa importante, e il modo in cui vengono raccontate: il teatro, in primis. Non credo che un tipo particolare di film sia un modo giusto per affrontare questi temi. Ho fatto uno spettacolo teatrale a Natale, era una commedia sull’evoluzione del labour party negli ultimi 25 anni. Ecco, ragionandoci meglio penso che far ridere sia il modo giusto per raccontare qualcosa: se riesci a comunicare qualcosa con la risata ottieni il risultato migliore. La risata e la commedia ti aprono un varco alla comunicazione, sono mille volte più efficaci per trasmettere un messaggio. Morto Stalin se ne fa un Altro di Armando Iannucci (uno dei migliori autori di commedie) è ricco di slapstick e racconta fatti storici terribili. Quindi beh, penso che la buona commedia sia il miglior modo per comunicare un messaggio.

Qual era l’atmosfera sul set, è successo qualcosa di curioso o c’è stata tensione? Sei un grande appassionato di musica, che canzone sceglieresti per il suo personaggio?

Non è successo nulla di troppo strano. Anzi, la cosa più strana che è accaduta è che Trump è stato eletto: ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: ma che cavolo succede? Per fortuna poi siamo tornati sul set e ci siamo tranquillizzati subito! La musica per il mio personaggio… penso che non riuscirebbe a sceglierne una. Mi sembra una di quelle persone che non ascoltano musica, ci sono queste persone che si rapportano al mondo senza musica, solo attraverso la carriera, i soldi, il lavoro.

“La vita trova sempre la sua strada”, dice il tuo personaggio. Come hai trovato la tua strada verso il cinema? Inoltre puoi parlarci della tua esperienza in Nuova Zelanda?

Avevo sette anni, in tv passava Psycho e mia madre mi disse “devi assolutamente vederlo, è un classico!” Fui terrorizzato per i due anni successivi. A quel punto iniziò il mio rapporto con Hitchcock e un certo tipo di cinema. Un altro ricordo: era un fine settimana, non ricordo se vidi prima Bugsy Malone (Piccoli Gangster) o Star Wars, ma il lunedì dovevamo raccontare il weekend e in 7 o 8 descrivemmo come Luke Skywalker aveva fatto esplodere la morte nera. Quel film è entrato nell’anima di una generazione, all’epoca colpì davvero tutti.
Riguardo la mia esperienza in Nuova Zelanda… la migliore memoria è che alla fine avevamo creato una vera gang, una banda di ragazzi. Eravamo tutti uomini, nessuno di noi litigava e nonostante il testosterone non siamo mai arrivati alle mani, nonostante sia stata un’esperienza faticosissima andò incredibilmente bene. Ho stretto alcune belle amicizie, non posso immaginare la mia carriera senza di loro e senza un regista esperto e bravo come Peter Jackson, che stava lavorando nella sua terra e nel suo “ambiente”.

Ecco invece l’ultima domanda in forma di video. Si tratta di una risposta molto… ironica:

 

 

Ecco la sinossi ufficiale:

Il Professor Philip Goodman (Andy Nyman), noto a tutti per il suo proverbiale scetticismo nei confronti di qualsiasi evento sovrannaturale conduce un programma televisivo, nel quale smaschera false sedute spiritiche e sedicenti sensitivi.

Quando gli affidano il compito d’indagare su tre sconcertanti casi di attività paranormale, Goodman inizia a scavare sempre più a fondo, ignaro del fatto che i 3 casi finiranno per rivelare, ciascuno a suo modo, dei misteri terrificanti, ben oltre la sua stessa immaginazione. Finché, via via, non giungerà a un’angosciante e scioccante conclusione che lo riguarderà personalmente. 

 

 

 

 

 

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