Né la Disney né Ron Howard hanno mai fatto mistero di come siano andati i fatti che hanno portato alla sostituzione di Phil Lord e Chris Miller sul set di Solo: A Star Wars Story, a riprese già molto avanzate.

Approfittando del fatto che Ron Howard probabilmente è il regista più disponibile, mansueto, preciso e abbordabile di tutta Hollywood, quando lo abbiamo incontrato a Cannes in una roundtable abbiamo cercato di ricostruire per filo e per segno le cose come sono andate ma soprattutto come abbia potuto lavorare a un film non suo, e alla fine della fiera: perché hanno contattato proprio lui tra tutti?

Prima cosa: quanto hai girato tu e quanto era già stato girato?

“Non mi piace dirlo ma è anche difficile calcolarlo. Non mi piace che il pubblico stia lì a pensare chi ha fatto cosa vedendo il film. Di certo ho girato scene che mancavano e ne ho rigirate altre già fatte con dei cambi nella scenografia”

Ma ad esempio i colori e il look erano ormai impostati no?

“Sì, ho ereditato tutta l’estetica da scene che non potevamo rifare. Ma mi è piaciuta e ci ho lavorato sopra volentieri. La psicologia dietro quella scelta era che in una certa maniera questo film doveva essere più “terreno” e umile di quelli del canone”.

Perché tra tutti proprio te? Te lo sei mai chiesto?

“In realtà è stato un incidente il modo in cui sono stato scelto. Non è che sono andati dal mio agente, è tutto uscito da una conversazione che stavo avendo con Kathy Kennedy [produttrice dei nuovi film della saga ndr], parlavamo della possibilità di fare una serie tv da Willow e lei mi ha confidato che su Solo c’erano delle differenze creative con i registi che pensavano di sostituire. Dolcemente, già che c’eravamo, ha cercato di capire se avrei potuto accettare. La mia prima risposta è stata un no, perché non salto sui progetti, li sviluppo. Kathy mi rispose che comunque ci doveva provare a chiedermelo. Lo stesso poi ho voluto leggere lo script e mi è piaciuto! Leggendolo ho realizzato che potevo aiutare, avevo chiaro cosa aveva da offrire al pubblico e perché allo studio piacesse così tanto. Poi ho voluto vedere del footage per capire come funzionava il cast con cui mi sarei trovato a lavorare e ne sono rimasto impressionato. Insomma a quel punto mi è sembrata un’incredibile avventura creativa. Alla fine sono rimasto sorpreso di quanto ci ho potuto mettere di mio”.

Cos’è che ti è piaciuto dello script?

“Le risposte sul passato di Solo, i suoi riti di passaggio, ma poi mi hanno sorpreso le relazioni con gli altri personaggi che combattono l’oppressione. È la politica di questa storia: non c’è la guerra ma c’è un senso di oppressione generale”

Avevi mai lavorato ad una produzione così grossa?

“Solo una volta avevo avuto più unità di questo livello, per Willow, ma allora era davvero tutto diverso. Fu molto più duro perché allora ci si muoveva lentamente e ci vollero tantissimi giorni di riprese. Ora invece la tecnologia rende tutto più facile”

Come funzionano le riprese di un film con una mitologia così precisa, in cui prendersi una libertà può significare creare un errore gravissimo?

“Per fortuna c’erano i Kasdan! Io non ho guardato o letto tutto in materia di Guerre Stellari, certo avevo visto i film eh! Ma paradossalmente nemmeno Lawrence Kasdan sa tutto, lui pensa a personaggi e storia, è il figlio Jon [co-sceneggiatore ndr] che sa tutto, un vero fan al massimo livello. Alla fine era come quando girai Apollo 13 e per ogni cosa mi consultavo con tecnici e astronauti in modo da non sbagliare niente. Ecco loro sono gli equivalenti, le persone che sanno come funzionano tutte le cose nella galassia”.

Guerre Stellari ora marcia al passo di circa un film all’anno, si esaurirà?

“Ci sarà sicuramente una pausa adesso e quel che ho capito lavorandoci è che alla Disney esistono più domande che risposte su cosa vogliano i fan e creativamente cosa si possa realizzare. Di certo tutto è guidato dal desiderio di essere audaci e creativi e la Disney sta ancora cercando di capire esattamente qual è il range dentro il quale ci si può muovere per queste storie”.

 

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Ecco la sinossi ufficiale:

Salite a bordo del Millennium Falcon e mettetevi in viaggio verso una galassia lontana lontana in Solo: A Star Wars Story, una nuova avventura con la più celebre delle canaglie spaziali. In mezzo a rocambolesche fughe nei meandri di un oscuro e pericoloso mondo criminale, Han Solo incontra il suo fedele co-pilota Chewbacca e il giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che segnerà il destino di alcuni degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.

La pellicola sarà incentrata su un giovane Han e sarà ambientata molto prima degli eventi di Una Nuova Speranza.

Solo: A Star Wars story vanta nel cast Alden Ehrenreich nei panni dell’erede di Harrison Ford, Woody Harrelson, Emilia Clarke, Donald Glover nelle vesti di Lando Calrissian, Thandie Newton, Phoebe Waller-Bridge e Joonas Suotamo nel ruolo di Chewbacca.

Il film uscirà il 25 maggio 2018 negli USA e il 23 maggio in Italia.

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