Gli esiti della chiacchierata sono però stati resi noti dal sito solo qualche giorno fa.
Ecco cosa ha dichiarato:
Sai, il bello di Metal Gear, nonché la ragione per cui devo davvero dare riconoscere i doverosi meriti allo studio, sta tutta nel fatto che quando abbiamo parlato del film ho detto loro “Dobbiamo riconoscere che è un materiale strano”. Dobbiamo riconoscere il fatto che ci sono elementi sovrannaturali e horror. Che ci sono bizzarrie e idiosincrasie prettamente giapponesi che incorniciano questo mondo molto serio, quindi dobbiamo dialogare direttamente con questi ingredienti, far sì che sia una produzione unica perché sarà effettivamente basata su tutto ciò. E il mondo s’innamorerà del film proprio per questo e non perché l’avremo trasformato in qualcosa di differente.
Il filmmaker prosegue:
Quello che intendo fare è cercare di ricreare un’esperienza cinematografica in grado di farvi provare quello che sentite quando giocate. Tradurre quelle sensazioni che nascono dall’esperienza di gioco e trasportarle da un contesto attivo come quello videoludico a quello passivo del vedere un film […] C’è voluto parecchio tempo per far quadrare il cerchio nei cinecomic e ora… faccio parte di una generazione di filmmaker cresciuta con i videogiochi, fa parte di noi, del nostro DNA […] Molti degli adattamenti di videogame usciti finora non sono riusciti a riproporre quelle sensazioni che provi quando te ne stai per i fatti tuoi a giocare per sei ore consecutive.
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