Negli ultimi giorni ha creato un certo scalpore un editoriale dell’Hollywood Reporter nel quale si affiancava la scarsa presenza di donne (una sola quella in Concorso) tra i registi di quest’edizione del Festival di Venezia e un certo maschilismo insito, secondo la rivista americana, nella stessa cultura italiana. Accuse che Alberto Barbera ha rispedito al mittente (“Non guardiamo a chi ha fatto il film, ma al film stesso.”), ma che non potevano non riemergere durante la conferenza stampa alla quale hanno partecipato oggi gli organizzatori del Festival assieme a Guillermo del Toro.

Il Presidente della Giuria ha concordato che debba essere fatto di più, ma è sembrato piuttosto refrattario all’idea di quote rosa, pur sottolineando che l’obiettivo è che i festival e l’industria tutta raggiungano la parità e sia più inclusiva:

Penso che l’obiettivo debba essere chiaro, ovvero la completa parità entro il 2020. Se fosse 50/50 già dal 2019, ancora meglio. È un vero problema presente in tutta la cultura in generale. Ma il fatto è che non ha senso stabilire una quota. È importante parlarne, discuterne, dare un nome a questa cosa, far conoscere questo problema. Penso che sia necessario perché per decenni, se non per secoli, non se ne è parlato. Non è una controversia: è un vero problema, e va risolto, in ognuno dei rispettivi ambienti, con forza e risolutezza.

[…] La nostra giuria è composta da cinque donne e quattro uomini. È una cosa che va applicata quando la conversazione sarà a un punto significativo, come lo è ora. Non è un gesto: è una necessità.

[…] Attualmente sto producendo cinque film, tre sono diretti da donne, due al loro primo film. Bisogna fare lo sforzo.

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