Se si dovesse sottrarre tutto a Un Mercoledì Da Leoni, spogliarlo fino a far rimanere i singoli dettagli che lo rendono quel che è, questi allora sarebbero la descrizione della fine di un’era e dei suoi signori e la maniera in cui le storie individuali sembrano gigantesche per chi le sta vivendo e suonano invece piccine per tutti gli altri.

Attraverso questa lente Milius guarda il passaggio all’età adulta di alcuni ventenni che con il surf rimangono ragazzi mentre il mondo è in guerra. Si credono giganti, gli altri li vedono come personaggi marginali fin dalla prima scena in cui non fanno che ripetere “Non è un barbone! Lui è Matt Johnson!” come se fosse impossibile non riconoscere qualcuno che è vivo solo quando sta in acqua.

Arrivato due anni dopo Rocky come film sportivo era già vecchio, tarato su standard da inizio della New Hollywood, su un racconto che relega il gesto sportivo in un angolo invece di farne il perno del cambiamento personale. In Un Mercoledì Da Leoni, il ...