AGGIORNAMENTO:
Alle parole di Den Harrow hanno ritenuto di dover rispondere sia il regista del documentario Jonathan Sutak che l’altra parte della storia, Tom Hooker. Trovate le loro dichiarazioni in fondo all’articolo

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È stato Den Harrow in persona, ovvero Stefano Zandri, a contattare la redazione di BadTaste in seguito alla recensione di Dons Of Disco, il documentario di Jonathan Sutak presentato alla Festa del Cinema di Roma, perché aveva desiderio di precisare che nel documentario sono presenti diverse imprecisioni. Den Harrow ci ha chiesto la possibilità, tramite un’intervista, di dare la sua versione dei fatti.

Volentieri l’abbiamo sentito per telefono (al momento è a Malaga). Vi proponiamo il risultato di questa chiacchierata in formato quasi integrale, con qualche usuale modifica redazione per agevolare la lettura.

DEN HARROW: “Ho letto il suo articolo [intende la recensione del film ndr] e come tutti gli altri articoli c’è sempre qualcosa di non esatto. Sono 20 anni che vengo accusato di cose di cui non sono colpevole, non voglio rispondere perché il passato è passato e ho mezza carriera distrutta dalle voci”.

Quali sono gli errori?

DH: “Innanzitutto non ho dato nessuna autorizzazione per questo documentario e c’è una causa in corso al proposito. Gli autori sono venuti a fare un’intervista per un documentario sulla italo disco in cui ci sarei stato io e altri, mi fecero un’intervista e poi mi seguirono in una data a Berlino. Da quel momento non li ho più sentiti e due anni dopo vengo a sapere che il documentario sta per uscire e ci saranno delle prime. A quel punto ho chiesto di vederlo e non me l’hanno fatto vedere, poco dopo ho scoperto che il documentario aveva cambiato soggetto, che era diventato su me e Tom Hooker”.

Lei ritiene che questo cambio di soggetto fosse pianificato fin dall’inizio?

DH: “È Tom Hooker che ha finanziato il film con il fine di infamarmi come fa da 20 anni. È miliardario ma non per meriti suoi, non aveva una lira quando lo incontrammo, aveva una vespa 50 pitturata a mano con i colori dell’ape Maia, stava per tornarsene in America e riscuotere la sua eredità. La sua famiglia ha quote della 7up e Lee Jeans, perché è un coglione che non può diventare ricco da solo. È annoiato e usa il mio nome per attirare attenzione su di sé”.

Che intende quando dice che l’ha finanziato Tom Hooker, figura tra i produttori o c’è una società da lui controllata?

DH: “Secondo te ad un produttore di 33 anni americano gli viene in mente di fare un documentario su Den Harrow? Ma figurati! E non a caso poi ho scoperto che quel produttore è un amico di Tom Hooker”

Quindi lei non è contento del risultato finale?

“Io il documentario non l’ho visto e non lo voglio vedere ma so che per ¾ parla di Tom Hooker a suo favore. Usano la mia faccia per la promozione eppure è solo lui che parla di sé. E so che alla fine sembra che mi faccia una cortesia a farmi cantare perché sono un disgraziato. Ma solo la Sony può negarmi il diritto di cantare quelle canzoni e non sono un disgraziato. Ho fatto il direttore artistico di Mediaset, ho fatto direttore artistico di Meteore, ho fatto un reality e ho detto di no ad altri due, ho prodotto programmi musicali per Match Music e posso permettermi di cantare quando voglio, ho una casa a Malaga e una a Viareggio”.

Lei immagino parli di diritti in base a contratti firmati no?

DH: “La vera storia è questa: io venni contattato da Roberto Turatti per mettere la faccia ad un brano di Chuck Rolando, in quell’occasione fu inventato Den Harrow (per assonanza con la parola “denaro”). Facemmo poi un altro disco cantato da Chuck Rolando e basta, lui non volle più cantare per noi perché il suo gruppo dell’epoca non glielo consentiva.
A quel punto per il singolo Mad Desire scegliemmo Silver Pozzoli e per la prima volta fu messo il mio viso in copertina. Pozzoli aveva l’abitudine di prestare la voce a diversi progetti, l’ha fatto con almeno 20 artisti negli anni ‘80, perché era consuetudine all’epoca, erano anni contraddistinti dai fan che potevano eleggere un cantante a numero uno o non eleggerlo per niente. Le case di produzione dovevano confezionare una macchina perfetta per vendere i dischi. Pozzoli quindi canta Mad Desire e diventa un successo (ma solo a livello nazionale), motivo per il quale lo stesso Pozzoli per cantare il brano successivo chiese più soldi. Li chiese a me proprio! Io guadagnavo un milione a sera, lui voleva 250.000 lire a serata. Rifiutai e se ne andò. Stavamo preparando Future Brain con il discografico Freddy Naggiar”.

Non era stato considerata l’idea di farlo cantare a lei?

“Lo proposi ma mi dissero di no perché non ero madrelingua. Contattarono allora Tom Hooker che aveva provato in tutti i modi ad avere una carriera in Italia (andò a Sanremo con un pezzo tragico, Toccami), in quel momento aveva i biglietti in mano per tornare a Los Angeles. Il giorno prima di partire l’abbiamo contattato per proporgli quest’affare: diventare la voce di Den Harrow e scrivere i testi.
Alla base di tutto quindi c’è una truffa organizzata dagli autori che firmavano i dischi (Turatti Chieregato e Hooker), io nemmeno prendevo i diritti della Siae perché non firmavo i dischi, con la Baby Records avevo un contratto da mimo! E io il mio lavoro l’ho fatto benissimo, alla stragrande! L’ho fatto combattendo ad armi impari contro i Duran Duran e gli Spandau Ballet, facendogli il culo solo con il mio talento interpretativo, perché la gente mi amava. I Duran Duran facevano concerti da 13.000 persone e io il giorno dopo ne facevo 40.000”.

Ma questa polemica come mai è ripartita anni dopo i fatti?

DH: “È saltata fuori quando sono andato al programma Meteore e nel gruppo che eseguiva i brani live c’era Pozzoli, che è un corista affermato. Lui lì disse di essere stato la voce di Mad Desire. A quel punto non potevo mentire e dissi che era capitato solo una volta. Del resto noi avevamo un contratto proprio per proteggere il progetto Den Harrow che comprendeva la non divulgazione del segreto. Quindi comportandosi come ha fatto Tom Hooker sta violando un accordo tra noi, fossimo in Sicilia sarebbe stato preso a colpi di lupara.
Mica l’ha confessata la cosa quando guadagnava i miliardi!
Io lo ammetto che non ero io a cantare i più grandi successi ma ho lottato per usare la mia voce e mi vergognavo ad usare quella di un altro. Quando me ne andai Freddy Naggiar per ripicca mise un veto su di me che impedì per due anni di ottenere un altro contratto. Alla fine ne feci uno con la Polygram”.

In tutto questo Tom Hooker riscuoteva i diritti da autore no?

DH: “Hooker prendeva 300 milioni di lire l’anno per scrivere i testi e cantare e in più nel contratto aveva fatto inserire anche fare l’obbligo di produrre dei dischi suoi. E li fece. Stessa produzione e stessa distribuzione di quelli di Den Harrow ma non ha mai venduto niente. Avrebbero dovuto ringraziarmi a vita. Invece il signor Chieregato è andato a vivere a Las Vegas con Tom Hooker e hanno deciso di produrre questo documentario. Per farsi pubblicità hanno deciso di alzare la polemica con me”.

Il problema quindi è che nonostante tutto si sia svolto secondo contratti ora Tom Hooker la insulta, dice lei, per attirare su di sé e sul documentario un’attenzione che altrimenti non riuscirebbe ad avere da solo?

DH: “Il problema è che io sono diventato il capro espiatorio di una truffa fatta che sono stati loro ad ideare! [intende i produttori e Hooker ndr] E tutto solo perché ci ho messo la faccia.
Del resto Tom Hooker ha cantato per me solo due anni, dopodichè nell’88 io portai al Festivalbar Born To Love con la mia voce e fu un successo. Da lì in poi ho fatto altri album sempre con la mia voce.
Oltre a questo lui dice che non posso usare i brani suoi in concerto ma non considera che lui li ha venduti a Freddy Naggiar per soldi. L’uso l’ha venduto, come la sua voce, gli rimane il diritto d’autore, a me invece no. Quindi l’unico che potrebbe dire qualcosa sarebbe la Sony che però non ha interesse ad impedirmi di cantare quelle canzoni”.

Ad oggi quindi entrambi cantate quei brani in concerto…

DH: “Io nei miei concerti canto i miei brani con la mia voce. Invece lui gioca, perché è invidioso, perché non riesce a spiegarsi come mai è un bel ragazzo, ha una bella voce ma non combina un cazzo”.

E perché è così?

“Perché non ha anima.
Hai mai sentito dire in Olanda, in Germania, in Francia o in Lussemburgo che Leonardo Di Caprio o Robert De Niro sono delle truffe perché non recitano con la loro voce ma doppiati?”

Il paragone credo non si possa fare perché in quel caso il doppiaggio è dichiarato, mentre per il progetto Den Harrow la cosa era nascosta.

DH: “Ok è vero. Ma questi attori sono amati lo stesso anche senza la loro voce, sono amati per il carisma che hanno. Io avrei potuto cantare anche con la voce di Calimero e avrei avuto successo, perché sono andato oltre i miei brani. Di brani come quelli che mi hanno composto ce n’erano migliaia, eppure sono l’unico italiano ad aver venduto 20 milioni di dischi, avrei potuto cantare qualsiasi altra cosa e sarebbe stato un successo. Ma era un accordo e va bene così. Però se truffatori ci sono allora sono loro, avevo 20 anni, mi trattarono come un pupazzo. Per 10 anni ho cercato di imporre la mia voce e non me l’hanno fatto fare fino all’88. Ho dovuto fare causa alla Baby Records e non a caso ho vinto”.

https://www.youtube.com/watch?v=-JHuz21RiPo

Che causa era?

DH: “Non mi volevano far cantare perché dicevano che non ero in grado ma avendo fatto Born to Love con la mia voce ho dimostrato che potevo e che conseguentemente erano loro a non volermelo far fare”.

Ha parlato di maltrattamenti?

DH: “La gente pensa che io sia un truffatore mentre loro sono i truffatori. Ho guadagnato molto ma prendevo 4 aerei al giorno e riscuotevo una percentuale piccola dei miei incassi. Mi comprarono un aereo privato per farmi contento, ma in realtà era per potermi far fare 2-3 concerti al giorno. Ero maltrattato, bullizzato da tutti. Ogni settimana mi pesavano perché non volevano che ingrassassi e volevano che rimanessi bello, mi controllavano se uscivo e non volevano che lo facessi o che parlassi con il mondo esterno per non scoprire niente di quel che avrei potuto ottenere se mi fossi svincolato da loro. Mi davano un trentesimo di quel che guadagnavano e mi dicevano che facevo cacare, che ero un saltimbanco. Mi trattavano come certi uomini trattano le belle donne con cui stanno, buttano giù il loro ego, fanno in modo che si sentano brutte e non capiscano le loro potenzialità. Loro facevano così con me e quando minacciavo di andarmene mi dicevano: “Ma dove vuoi andare?”. Se ci aggiungi che io ho un passato di bullismo da piccolo, ero ciccione e un po’ dislessico, fui anche bocciato per questo, capisci come era facile avere presa su di me. Eppure sono riuscito a fare tutto questo da solo. Dovrebbero ringraziarmi”.

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Aggiornamento 30.10:
Riceviamo e pubblichiamo una dichiarazione ufficiale da parte del regista Jonathan Sutak in merito ad alcune dichiarazioni di Harrow:
“Le parole di Stefano Zandri sono una trovata pubblicitaria. Molte delle sue affermazioni sulla produzione del film e il suo regista sono false. Stefano ha accettato di prendere parte al documentario che parlava esplicitamente del progetto Den Harrow e ha firmato tutti i documenti legali necessari. Dons of Disco è stato interamente auto-finanziato.”

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Aggiornamento 31.10:
Riceviamo e pubblichiamo alcune risposte da parte di Tom Hooker

Non ho dato un dollaro a Jonathan Sutak, il regista del documentario. Non lo conoscevo affatto prima del documentario.
Non ho avuto nessun controllo su quello che è stato detto e la regia e stata curata da lui senza chiaramente, nessuna possibilità di intervento da parte mia, che infatti, come lo stesso Zandri, non ho potuto vedere nulla fino alla prima mondiale a Roma.

Riguardo il periodo nel quale Den Harrow ha usato la voce di Tom Hooker:

Nel 1999 è stato pubblicato, a mia insaputa, un album di Den Harrow intitolato “Back from the Future”, nel quale la mia voce è stata inserita – abusivamente, senza alcun accordo contrattuale – sui brani re-mixati.Inoltre su YouTube sono presenti video di altri brani col suo nome e la voce di un altro, successivi al 2000.

Riguardo la situazione economica e i guadagni di Tom Hooker:

Mio papà ha lavorato per la 7up in Italia, che e poi fallita quando l’aveva in mano lui, ed è stata acquisita dalla San Pellegrino. Purtroppo mio papà e morto negli anni ’90, e senza lasciarmi una lira.
All’epoca in cui nacque il progetto “Den Harrow”, avevo già girato un film da protagonista nel 1983, chiamato ”Jocks”, avevo preso parte al Festival di San Remo, a Discoring con Claudio Cecchetto e tante apparizioni televisive; avevo un impresario che mi organizzava le serate. Ho poi firmato un nuovo contratto discografico con la Merak Musik (Valerie Dore, Novecento) come autore e interprete. Roberto Gasparini, (Merak Musik) mi ha presentato a Turatti e Chieregato per il progetto “Den Harrow”. Non avevo quindi nessuna intenzione di tornare in America perché stavo lavorando molto bene come autore di tanti progetti. Tornare in America è stata una decisione del 1994, non per mancanza di lavoro, ma solo per amore per la mia attuale moglie, che è americana e che mi ha convinto a tornare in America dove ho cominciato una nuova carriera artistica da zero e con un altro nome, Thomas Barbèy.

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