Lo temi, lo eviti. Ma il momento della classifica annuale dei migliori blockbuster secondo il sottoscritto arriva comunque.

Con tanto di citazione facile facile da Avengers: Infinity War, pellicola che, perdonate lo spoiler, compare inevitabilmente nella lista che andrete a leggere, se vi va, fra qualche riga.

Questi dodici mesi di cinema pop con sono stati un turbinio di emozioni e attese talvolta ripagate, talvolta deluse specie perché gonfiate a dismisura dai colleghi d’Oltreoceano (coff coff BLACK PANTHER coff coff), ma, in ogni caso, sempre e comunque stimolanti.

Tanto che, come da prassi, nell’elenco che troverete qua sotto, figurano lungometraggi che erano blockbuster “nelle intenzioni” ma non lo sono stati negli esiti commerciali.

Apriamo le danze.

 

Solo A star wars story

 

10 – Solo: A Star Wars Story

Poteva essere un mix fra Suicide Squad e Justice League, considerati i “problemucci” produttivi affrontati e invece Solo si è rivelato un’avventura godibile che, come Rogue One, ci pone quasi interamente al di fuori del discorso Jedi/Sith, un divertente ampliamento del lore starwarsiano.

Manca la grandiosità della saga principale, la gravitas del sacrificio dei protagonisti di Rogue One, ma resta in ogni caso la buona “confezione” che garantisce la dovuta dose di intrattenimento. A lasciare perplessa è, semmai, la scelta di base di voler raccontare le origini di un personaggio come Han Solo. Anche perché, nonostante l’impegno del giovane Alden Ehrenreich, Harrison Ford, alla tenera età di 76 anni, resta ancora il maschio alfa…

9 – Rampage

Solo Dwayne Johnson può risultare credibile in uno scontro con degli animali ipertropici grandi quanto un palazzo.

Rampage, saga videoludica del passato famosa, ma non troppo, basata su una premessa narrativa decisamente esile (scontri fra gigamostri e distruzioni metropolitane su larga scala), arriva al cinema con un blockbusterone che non ha altre velleità che non siano quelle di intrattenere il pubblico pagante per 1h e 40 minuti con una storia poco plausibile quanto coerente per come riesce a mettere insieme tutti i topoi del videogioco di riferimento.

Compresa la “signora in rosso”.

8 – Jumanji – Benvenuti nella Giungla

In materia di adattamenti cinematografici tratti dai videogiochi, deve ancora accadere qualcosa di simile a quello che, ormai da svariati anni, sta succedendo con i cinecomic.

Eppure questo film arrivato a 22 anni di distanza dal primo capitolo, riesce ad afferrare in maniera attenta e sagace le dinamiche tipiche dell’esperienza videoludica pur senza essere basato su alcuna IP videoludica. Jake Kasdan ha creato un film per famiglie perfettamente equilibrato nel dosare quel cosiddetto “linguaggio moderno” necessario ad acchiappare le attenzioni di un pubblico sempre più volatile e volubile e l’effetto nostalgia alla John Hughes. E ci è riuscito anche grazie ad un cast azzeccatissimo, tanto nel comparto delle Star di Serie A quanto in quello dei giovani interpreti.

 

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7 – A Star Is Born

Manierista? Un po’ sì.

Eccessivamente concentrato sui volti degli attori come talvolta accade quando un attore passa dietro alla macchina da presa? Innegabile.

Eppure, la nuova versione di A Star is Born firmata Bradley Cooper e Lady Gaga colpisce – al di là dell’epilogo ben noto – perché ci ricorda come il mondo dello spettacolo, una volta tolti i frizzi e i lazzi, viva di quelle umanissime follie e paure, di quella tendenza all’autodistruzione, di quei drammi che neanche i milioni di dollari e gli staff nutritissimi di publicist e assistenti personali possono evitare.

6 – Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald

Troppe cose, troppo affrettate, alcune gestite in maniera pessima (Queenie in primis), ma un’ottima “espansione” del Wizarding World di Harry Potter and co.

Certo, la carne messa sul fuoco è tantissima e J.K.Rowling, con tutte le nuove informazioni date in pasto al fandom, sta camminando sul filo del rasoio: ora, con i prossimi capitoli, certi plot twist vanno giustificati in maniera quanto più coerente con quello che, anni fa, abbiamo imparato a conoscere con i libri.

Ma sono fiducioso.

5 – Overlord

Un film di serie B con produzione da studio system, un war movie che comincia come una versione sotto steroidi di Salvate il Soldato Ryan per poi virare in zona Bastardi Senza Gloria in versione horror.

Ci sono i soldati buoni che combattono contro i nazisti stronzi, ci sono le aberrazioni genetiche, ci sono i passaggi horror e gore, ma non troppo, tanto che il sostanziale e principale difetto imputabile a quello che gli americani definirebbero come la classica “fun ride” è che in certi momenti Overlord pare promettere delle esplosioni splatter, delle concessioni all’orrore che poi, alla fine, non arrivano. E il coito interrotto, alla lunga, risulta vagamente frustrante.

4 – Spider-Man: Un Nuovo Universo

Ant-Man and the Wasp? Divertente, godibile, ma di certo non memorabile.

Black Panther? Ottimo esponente dello zeitgeist, pellicola dall’indiscutibile rilevanza e pertinenza sociale, ma cinematograficamente mediocre, nonostante i diktat egemonici della stampa americana, decisa, come sempre, a importare all over the world la propria agenda di discussione.

Deadpool 2? Frizzante, ma di sicuro privo di quella freschezza dirompente del primo episodio.

L’unico altro cinecomic degno di rientrare in una classifica dei migliori film pop dell’anno è il cartoon firmato Rothman, Persichetti, Ramsey supervisionato dal geniale duo Lord/Miller.

Un film bello da vedere, con soluzioni visive strabilianti, e da vivere.

 

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3 – Bumblebee

Fra alti (Transformers, Transformers 3) e veri e propri abissi (Transformers – La Vendetta del Caduto, l’Era dell’Estinzione e l’Ultimo Cavaliere) ho sempre generalmente apprezzato la saga di Bay, principalmente per l’ipertrofica coerenza del filmmaker.

Che quando ha a che fare con esplosioni, robot, soldati e mezzi militari vari ed eventuali, ci mette la stessa passione che un regista della Brazzers ha quando deve raccontare delle storielle a base di milf e fattorini della pizza.

A mancare – con l’eccezione del primo capitolo in cui l’impronta di Steven Spielberg era di certo più marcata – erano l’attenzione e lo sviluppo dei personaggi, il respiro della storia, la chiarezza della messa in scena nelle set pieces, dei personaggi femminili che non fossero messi lì in bella vista come le tagliate di manzo prima scelta sul bancone della macelleria.

Tutto questo lo troviamo in Bumblebee, la prima incursione di Travis Knight nei territori del live action.

Tanto che Bumblebee non è solo un bel blockbuster, ma un bel film.

2 – Avengers: Infinity War

Posizionarlo al numero 1 della classifica sarebbe stato prevedibile.

Il kolossal dei fratelli Russo deve quindi accontentarsi di un più che dignitoso secondo posto. E il motivo principale della scelta è questo: Infinity War e Endgame vengono proposti come due film a sé stanti, ma è chiaro che sono le “due metà della medesima mela”. Ergo sono curioso, come penso molti e molte di voi, di giudicare la parabola nella sua completezza, senza nulla togliere a un film che è e resta grandioso, il punto di arrivo (momentaneo) di un progetto editoriale (cit. Alò) senza paragoni in ambito cinematografico, un universo condiviso che è riuscito ad applicare delle dinamiche narrative tipiche dei fumetti e a farle conoscere a una moltitudine di persone digiune di comics.

E, per Stan Lee, non poteva esserci eredità migliore di questa…

1 – Ready Player One

Non avrei pensato, un anno fa, che sarei finito per inserire al primo posto della classifica dei blockbuster il film di Steven Spielberg.

Lo ammetto.

Ero estremamente diffidente.

E lo ero perché il romanzo, una volta tolto il gioco delle infinite citazioni, è un “normalissimo” romanzo young adult come tanti ne abbiamo letti (e visti adattati per il cinema) negli ultimi anni.

Lo ero perché, nonostante le rassicurazioni di Spielberg sulla mancanza di riferimenti diretti ai suoi film, temevo l’autoreferenzialità.

Lo ero perché i primi materiali promozionali erano un po’ troppo “posticci” e avevo dubbi sulla resa finale.

Tutta la diffidenza è stata azzerata una volta che i miei occhi hanno effettivamente “assorbito” le immagini di un film che, oltre a essere una splendida riflessione e un sentito omaggio al cinema più che alla “semplice” cultura pop, è un nuovo tassello nella carriera di un regista leggendario da sempre interessato alle dinamiche umane, alle relazioni col prossimo e alla critica di tutte quelle forze che, tirannicamente, vogliono impedire il democratico esercizio dello scambio di idee. E non è un caso che Ready Player One sia arrivato a poca distanza da The Post perché la tematica di fondo è la medesima.

Ma l’esecuzione, in Ready Player One, è anche superiore.

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