“I’m just a musical prostitute, my dear.” Nella provocatoria autodefinizione di Freddie Mercury, scagliata contro le insulse domande di una pletora di giornalisti gossippari, è celata – non troppo – la chiave di comprensione dell’intera operazione Bohemian Rhapsody, che tanti nasi ha fatto storcere e ancor più occhi piangere.

Rimando alla videorecensione di Francesco Alò per una dettagliata – e da me condivisa in toto – analisi del tono volutamente fiabesco del film, addentrandomi nell’impervio sentiero della filosofia alla base del prodotto.

Sebbene la scelta del termine “prostituta” fosse, nel caso di Mercury, volutamente ironica nei confronti di chi sembrava interessato più alle sue performance a letto che non a quelle sul palco, esso racchiude la natura ultima della sua poetica artistica: ecco quindi che il concetto di mercificazione del corpo va a fondersi con quello di intrattenimento, nella sublimazione del deside...