Oggi il nuovo numero di Total Film ha raggiunto gli scaffali delle edicole britanniche.

Il grande protagonista è, chiaramente, Avengers: Endgame, il kolossal dei fratelli Russo in uscita il 24 aprile.

La cover del magazine non è ancora disponibile online, ma intanto, grazie a ComicBookMovie, sono arrivati online alcuni interessanti estratti in cui i registi Joe e Anthony Russo, gli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely e la produttrice esecutiva Trinh Tran parlano di svariati aspetti del film, dal destino di alcuni personaggi, al marketing del film.

Riprendiamo l’utilissima suddivisione in punti della fonte:

L’introduzione di Captain Marvel e l’impatto sulla lavorazione del film in solitario.

McFeely: La tentazione era quella di mantenerla [Brie Larson, ndr] il più possibile sul vago per non rovinare i piani del film solitario, ma sarebbe stato nocivo per il nostro progetto. Dovevamo stabilire quale strada percorrere e decidere “Lei ora è così” per poi parlare con Anna e Ryan (i registi di Captain Marvel, ndr) e capire se quello che volevamo fare in Endgame poteva influire in qualche modo sul loro film. Ma sono stati super tranquilli in tal senso.

Brie Larson, lo ricordiamo. ha girato le sue scene per Avengers: Endgame prima di cominciare i lavori per Captain Marvel.

La campagna marketing peculiare

Joe Russo: Siamo molto selettivi coi materiali che finiranno nei trailer. Ci sono un sacco di persone la fuori che vogliono essere sorprese dal film e vogliamo che ci sia tutto lo spazio di manovra possibile per mantenere vivo l’effetto sorpresa. Non devono poter prevedere niente di quello che potrebbe accadere. Terremo sotto chiave tutto quello che potrebbe essere rivelatore o fornire troppi elementi per stabilire il contesto.

Perché Endgame?

Joe Russo: Perché questo è il culmine di questi film. Uno dei più grandi esperimenti della storia del cinema, una serie che va avanti da ben dieci anni.

Captain America morirà?

McFeely: Una domanda trabocchetto che ignorerò del tutto! Ma vi posso dire che è davvero una grande soddisfazione accompagnarlo nel viaggio che ha intrapreso. Al momento, in questo film, è davvero a terra, ha toccato il punto più basso. Tirarlo fuori da questa situazione è, forse, la sfida più grande.

Qualcun altro potrà prendere il posto di Steve Rogers un domani in maniera simile a quanto accade con James Bond?

Markus: Bond non progredisce necessariamente in maniera cumulativa nei suoi film. È stato davvero interessante prendere un personaggio come Captain America e sentire il peso, l’impatto che gli avvenimenti di ogni film hanno avuto su di lui e vederli riflessi in quello successivo. È un soldato stanco e questo è stato stimolante dal punto di vista creativo.

Le differenze con Infinity War

Markus: Senza svelare nulla, vi posso dire che sono due film con dei toni e delle strutture narrative molto differenti. E questa è sempre stata l’intenzione sin dal momento in cui Kevin ha preparato gli strati di quelli che sarebbero stati due film completamente diversi. Chiaramente hanno più o meno a che fare con la stessa storia, ma uno dei vantaggi di chiudere Infinity War in una maniera così netta è che non puoi avere una riproposizione più abbondante della stessa minestra la volta dopo.

Joe Russo: l’intento era quello di far sì che fossero pellicole ben distinte. Chiaramente stiamo parlando di narrativa seriale per cui ci sono degli elementi che possono essere ricorrenti. Ma questo film è molto diverso da Infinity War. Ci siamo impegnato molto col finale di Infinity War e con le sue implicazioni così come la caduta dello S.H.I.E.L.D. alla fine di The Winter Soldier è stata portata avanti poi, così come la relazione incrinata fra Tony Stark e Steve Rogers e la divisione degli Avengers alla fine di Civil War ha avuto delle ripercussioni in Infinity War. E qua si sta proseguendo avanti sul terreno del finale di Infinity War.

Anthony Russo: siamo grandissimi fan dell’Impero Colpisce Ancora, è il nostro capitolo preferito di Star Wars. Lo ripeto: una delle più interessanti licenze creative che hai con lo storytelling seriale al cinema risiede nel fatto che può portare la storia in luoghi che un’opera sola, un film standalone non può raggiungere. E con Infinity War ci siamo sempre impegnati a far sì che la trama non prendesse delle svolte convenzionali, ma, al contrario, che finisse in maniera alquanto complicata. Eravamo convinti che il pubblico fosse pronto a vedere i personaggi alle prese con un’esperienza simile. La posta in gioco per gli Avengers è elevatissima.

Perché Avengers: Endgame è diverso da tutti gli altri blockbuster?

Joe Russo: se guardi al contesto stesso dell’intero Universo Cinematografico della Marvel, trovo che sia qualcosa di dirompente. Prende la classica, tradizionale narrativa del film da due ore e la trasforma in un racconto seriale che va avanti da dieci anni, franchise multipli, un sacco di personaggi. Già solo questo ha un effetto clamoroso. Endgame, nello specifico e come combinazione di film, tira le fila di tantissimi franchise diversi qualcosa che se non erro non era mai stato fatto prima. Abbiamo visto Harry Potter, abbiamo visto Il Signore degli Anelli ma in questi franchise i vari personaggi non sono stati contestualizzati attraverso un loro franchise. Per questo credo che si tratti di un film unico dove un quantitativo enorme di storie e bagagli emotivi sono stati raccontati e trasmessi al pubblico attraverso le varie saghe dedicate ai vari personaggi.

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Il film è stato diretto da Anthony e Joe Russo ed è stato scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely. Tra i produttori esecutivi anche Jon Favreau, regista dei primi due Iron Man.

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