I registi di Avengers: Endgame hanno parlato della loro ultima fatica definendola un traguardo particolarmente arduo. “Abbiamo dovuto non solo chiudere i nostri film ma anche gli altri film dell’UCM degli ultimi 10 anni” ha detto Anthony in un’intervista con IndieWire.

Il nostro approccio è stato sovversivo, facendo scontrare questi supereroi con la finalità della morte. C’è una certa introspezione che permette a questi personaggi di fare i conti con chi sono in quanto individui e in quanto gruppo“.

I due hanno poi fatto riferimento alle conseguenze dirette della Decimazione.

Si tratta di un momento unico storicamente perché non credo che prima d’ora in un film commerciale i personaggi abbiano perso in maniera tanto drammatica” ha spiegato Joe. “E la cosa ha un effetto davvero profondo sulla loro psicologia, così noi abbiamo deciso di esprimerlo anche attraverso gli ambienti“.

Come fonte d’ispirazione i Russo hanno usato il regista italiano Michelangelo Antonioni, uno dei preferiti quando i due fratelli erano più giovani. Nei suoi film “l’ambiente rifletteva sempre la psicologia dei personaggi“:

Abbiamo usato l’internegativo digitale per i set veri e di quelli in CGI per riflettere la psicologia dei personaggi, ma non in senso fortemente espressionista come in “Il deserto rosso”. Di certo però quando guardate Endgame vi renderete conto di quanto le nostre scelte siano riflesse nella tonalità. Questi film hanno delle proporzioni incredibili e ambientazioni fantastiche. Le vere sfide sono raggiungere un fotorealismo incredibile e trovare il modo di renderlo attraverso la luce e la tonalità.

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Il film è stato diretto da Anthony e Joe Russo ed è stato scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely. Tra i produttori esecutivi anche Jon Favreau, regista dei primi due Iron Man.

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