Sabato 25 maggio Sir Ian McKellen ha compiuto 80 anni.

Il grande attore ha festeggiato la ricorrenza insieme ad “alcuni amici”:

Questa serata è stata una grande sorpresa. Dovevo incontrare qualche amico per cena, hanno tirato un tendone e hanno rivelato oltre 100 tra amici e parenti che erano venuti a Bolton per festeggiare il mio 80esimo compleanno, con la torta e tutto!

 

 

Nei giorni scorsi, il Guardian ha celebrato McKellen attraverso le parole di attori, registi e colleghi:

  • Michael Sheen: “Non è mentore, non oserebbe mai dire a qualcuno quello che deve fare. Ha una grande umiltà e ha dei modi davvero gentili. È quasi un personaggio di Alan Bennett, anche se ci gioca un po’ sopra visto che è anche un gran monello. Penso che gli calzi a pennello, a volte, fare la fata madrina, sapendo che ha questo motore ruggente dentro di sè”
  • Judi Dench: “È sempre presente nella mia vita, è un buon amico. Quando lo chiamo so che troverà sempre del tempo per incontrarmi, essere nei paraggi o darmi un buon consiglio. È stato meraviglioso lavorare al nuovo Cats insieme. Mentre eseguiva il suo numero, io mi trovavo in un’enorme cesta per gatti. Indossavo solo un’enorme pelliccia, senza nient’altro addosso. È stato fantastico, avrei potuto togliermi la pelliccia in qualsiasi momento! Ed è stato fantastico vederlo lavorare. Interpreta Gus, il gatto del teatro, è un casting perfetto. È diverso da qualsiasi altro animale abbia mai conosciuto. Una bestia rara.”
  • Anthony Hopkins: “È molto divertente. Mi ha sempre fatto molto ridere, con tutte quelle battute camp. Ogni volta che mi impegnavo a recitare, lui esclamava: ‘Oh cielo, prendetela!’ In teatro è davvero impossibile lavorare con gente simile. Devo lasciare il palco per le troppe risate!”
  • Derek Jacobi: “Una volta mi ha diretto in uno spettacolo di Tom Stoppard a Leicester. Ho avuto molti registi dittatori, che pensano che la creatività di un attore inizi in uno stato di terrore. Ian è l’opposto, molto utile, molto benigno. Poi lavorammo a Vicious: la migliore competizione. Ci fidavamo l’un l’altro e ci divertivamo a illuminarci l’un l’altro”.
  • Patrick Stewart: “Ian è molto vicino a mia moglie Sunny, per questo quando ha accettato di sposarmi sei anni fa lei ha suggerito che fosse Ian a celebrare le nozze. Ian accettò e si impegnò a ottenere l’abilitazione attraverso una misteriosa chiesa online. […] Dovevamo sposarci in Nevada, avevamo invitato amici e parenti ma la sera prima scoprimmo che i documenti erano validi solo per la California. Un disastro: dovevano venire un mucchio di persone. Così una sera dopo un nostro spettacolo a Berkeley andammo a cena io, lui e Sunny in un ristorante messicano che si stava svuotando. Ian improvvisamente tirò fuori un meraviglioso abito, i documenti e disse che avrebbe celebrato il matrimonio e che i presenti sarebbero stati testimoni. Venivamo continuamente interrotti dai camerieri che volevano riempirci i bicchieri, e Ian irritato continuava a ripetere: “Non ora, dateci qualche minuto!” Fu splendido, parlò personalmente e ci disse cosa provava per noi. Bevemmo margarita e champagne, ma non prima della fine della cerimonia. Voleva celebrarla nel migliore dei modi. Una settimana dopo andammo in Nevada e celebrammo un finto matrimonio, pensammo che dicendo la verità avremmo rovinato l’evento per le nostre famiglie. Ian amò ogni momento – il dramma, la segretezza. Fece un discorso meraviglioso, toccante, adorabile, versammo tutti delle lacrime.”
  • Helen Mirren: “L’unica volta che io e Ian abbiamo lavorato insieme sul palco è stato per Dance of Death, a Broadway nel 2001. L’ultima prova generale fu la mattina dell’undici settembre. Eravamo due inglesi abituati al concetto di blitz: l’unico modo di combattere è andare avanti, no? Eravamo a New York dopo questo devastante attacco terroristico, con uno spettacolo chiamato Danza della Morte. Ma scoprimmo l’incredibile resilienza degli americani e dei newyorchesi. Condividemmo questa cosa importante”
  • Stephen Fry: “Ho questa lettera che mi scrisse quando venne a vedere Twelfth Night in cui interpretavo Malvolio, come aveva fatto lui. Le osservazioni, la saggezza distillata che mi diede erano di grandissima qualità e gentilezza. La lettera era scritta non in forma di consigli e note da parte di un grande attore verso un attore molto meno importante, ma da un amico, una persona uguale a me creativamente curiosa e ansiosa di condividere l’esperienza. Non sono sicuro che la mia risposta restituisse a pieno la commozione.”
  • Russell Tovey: “Amo anche i suoi aneddoti. Gli escono così, dal nulla. È il narratore più impeccabile di tutti, non ho mai sentito lo stesso aneddoto due volte. Non penso di averlo mai visto nervoso o triste. Sono sicuro che si stanchi, ma lo rende mai un problema per gli altri. Quando lo fai ridere, è il suono più bello del mondo.

Il regalo più bello è arrivato da Hugh Jackman e dai numerosissimi fan che hanno partecipato alla tappa del suo tour mondiale venerdì sera: tutti insieme hanno cantato tanti auguri a te all’attore.

 

 

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