Evan Peters arriva come ospite di Giffoni Experience 2019 forte di due show tv di buon successo come l’antologico American Horror Story (2011-2018) e Pose (2018) per non citare il buon successo riscontrato dal suo personaggio di Quicksilver dentro i nuovi X-Men. Ecco il nostro resoconto della conferenza stampa.

Qual è stato il personaggio più esigente e impegnativo della tua carriera?
Il personaggio della serie tv Pose.

Hai fatto spesso personaggi cupi e dark. Vorresti un personaggio più leggero alla Forrest Gump?
Sono aperto a tutto. Anche a una storia d’amore.

Perché hai lasciato American Horror Story?
Non so se “lasciare” sia la parola giusta. Ho voluto interrompere l’esperienza per creare un intervallo perché è uno show molto duro e stancante. Non sarò nella nuova stagione. La guarderò in televisione.

Vuoi cominciare una carriera da musicista?
È un hobby. Non penso che potrei essere un professionista. La musica è un divertimento. È qualcosa che mi rilassa.

Che cosa pensi dei ruoli di personaggi transessuali?
Quello che abbiamo fatto in Pose è stato magnifico perché ha permesso alla comunità transgender di evolversi. È una pietra miliare dell’intrattenimento perché ha permesso a degli attori transessuali di recitare in uno show di successo. Sono degli attori magnifici.

Gli X-Men sono supereroi ma anche dei freak. Tu pensi di avere un potere speciale?
Mi sentivo un outsider a 14 anni quando andai via dal Michigan per la California cambiando scuola e amici. Ho sempre viaggiato moltissimo. Tutte le persone dell’industria dell’intrattenimento sono degli outsider. Un superpotere? Non saprei. Ho fatto tante cose di cui non sono orgoglioso. Posso fare questo con le sopracciglia (e fa un movimento strano alzandole e abbassandole alla John Belushi, N.d.R.)

Qual è stato l’impatto con il pubblico di Giffoni?
Un’esperienza meravigliosa e non vorrei andarmene. Le domande che mi hanno fatto stamattina al Meet the Stars sono state bellissime.

Qual è stato il momento più difficile e più felice della tua carriera?
Non si tratta di momenti specifici in entrambi i casi. Il momento più difficile è sempre quando smetti di lavorare e pensi che nessuno potrebbe più chiamarti. La cosa più eccitante è poi poter di nuovo lavorare e far parte di un cast in un nuovo film. Per me è ancora surreale l’idea di avere una carriera e non mi sembra vero.

Ti piacciono i supereroi Marvel e vorresti fare parte del loro Universo in modo più compiuto?
Mi piacciono i supereroi ma devo ammettere che non ero un avido lettore di fumetti. Quando ho avuto il ruolo di Quicksilver li ho letti e riletti. Mi piaceva molto la serie di Spider-Man degli anni ’70 (L’uomo Ragno dal 1977 al 1979). Adoro il Marvel Universe.

Quali personaggi di American Horror Story ricordi di più?
Mr March per il rapporto che ha con il mondo dell’architettura. Ho dovuto studiare molto l’art decò.
Kyle Spencer della stagione 3 è stato molto difficile da interpretare ma mi sono divertito molto.

Quanto ti rispecchi nei tuoi ruoli?
Non lo so. Mi piace pensare che io sia per un 10% eccentrico nella vita privata per trasformarmi in un 70% o 80% più eccentrico quando lavoro a un personaggio durante le riprese.

Perché hai voluto fare l’attore?
Ho sempre visto tanta tv e a 14 anni vedevo le gemelle Olsen, Shia LaBeouf e li vedevo che avevano la mia stessa età. Quello è stato il momento in cui ho deciso di farlo. Adoravo Forrest Gump e Chris Farley.

Conosci il cinema italiano?
Solo 8½ (1963) di Federico Fellini.

 

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