Ci troviamo ad Atlanta, Georgia, per visitare il set di Stuber, un film d’azione con i toni della commedia che vede come protagonisti Kumail Nanjiani (Silicon Valley, The Big Sick) e Dave Bautista (Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame).

Scritto da Tripper Clancy, diretto da Michael Dowse e prodotto dalla 20th Century Fox, è uscito nelle sale americane il 12 luglio mentre in Italia arriverà finalmente il 29 agosto.

Questa la trama: Stu (Kumail Nanjiani) è un autista pakistano che ha condotto la sua carriera con tranquillità e parsimonia, portando sempre tutti i clienti sani e salvi a destinazione. L’incontro con un misterioso detective (Dave Bautista) mette però a repentaglio la sua vita, quando quest’ultimo lo trascina in una notte di tensione sulle tracce di uno spietato terrorista.

Alla fine di una lunga giornata di riprese girate all’interno di un negozio di articoli sportivi, dove i personaggi di Nanjiani e Bautista se le danno di santa ragione, incontriamo i due protagonisti, a partire da Dave Bautista.

STUBER – L’INCONTRO CON DAVE BAUTISTA

Dave, come ti sei ritrovato in questo progetto?
Non è una storia così interessante, il mio agente mi ha chiamato per dirmi di leggere la sceneggiatura, l’ho fatto e l’ho trovata esilarante! Alcuni aspetti in particolare mi hanno convinto, come il fatto che fosse divertente e che ci fosse Kamal nel cast. Quando abbiamo fatto l’audizione insieme per capire se c’era chimica tra noi abbiamo spaccato! Tutti ridevano. È un film fresco ed è migliorato nel farlo, alla fine la trama può sembrare già vista ma abbiamo inserito dei colpi di scena legati soprattutto ai personaggi. Quindi come dicevo è un film fresco e Kumail ci mette del suo a renderlo così. Parte del merito va anche a Iko Uwais, che interpreta un cattivo diverso. Il suo personaggio non era così nella sceneggiatura originale ma è stato lui a metterci del suo e a cambiarlo. Quindi direi che è un film vecchio stile raccontato in una maniera nuova.

Cosa ci puoi dire del detective Vic, il tuo personaggio?
Quello che più o meno vedete sempre nei miei personaggi, il fatto di interpretare questo ragazzone duro che però poi si rivela essere come qualcuno dal cuore d’oro, che poi è esattamente come sono io! Il mio aspetto fisico non rispecchia la mia personalità. Quindi nella fase iniziale del film il mio personaggio è un duro e un cattivone e poi piano piano si trasforma in un orsacchiottone, che è esattamente Dave Bautista nella vita reale. Verso la fine del film quindi interpreto di meno il personaggio, sono più me stesso.

Quindi sei una sorta di gigante buono?
È una cosa strana, cercherò di spiegarla il meglio possibile. Il motivo per cui appaio così è perché dentro di me ero così anche quando ero un bambino. Ero molto timido e introverso da piccolo e non la mia non è una storia alla Charles Atlas dove la gente mi tira la sabbia in faccia e di colpo divento il forzuto cattivone, ma non avevo assolutamente paura di fare a botte per difendere mia sorella ad esempio. Quando ho capito di essere a tutti gli effetti un atleta ho iniziato a sentirmi normale, mi sono sentito come un pesce ributtato in acqua. Per questo motivo ho sempre passato tantissimo tempo in palestra, perché per me era come andare in terapia. Quindi il fatto che avessi bisogno di tantissima terapia è il motivo per cui ora il mio fisico è quello che è! (ride).

Frequenti ancora la palestra-terapia?
Certo, non potrei vivere senza. Per me essere su questo set è un sogno che si realizza perché passo il tempo ad allenarmi, a giocare a basket, a fare boxe, mi alleno tutto il giorno. Amo fare sport.

Come gestisci l’apparire in un modo e l’essere in un altro?
Non mi piace spaventare le persone, non voglio essere quel tipo di persona e cerco di farlo capire alla gente. Con i bambini ad esempio ho notato che quando mi guardano dall’alto al basso hanno questo sguardo di paura, ma se poi mi siedo e ci parlo si calmano subito.

Ma è stato utile a volte nella tua vita avere questo aspetto?
No, per nulla. Ho avuto quella fase nella mia vita, sono cresciuto nel ghetto, sono cresciuto facendo a botte. E ho un lato competitivo ma non mi piace spaventare la gente, non ottieni nulla di buono e non mi fa sentire bene. Se mi capita di approfittare della mia corporatura durante una discussione o una lite poi me ne pento, e mi resta dentro a lungo.

Recitare cosa rappresenta per te?
È il mio sfogo creativo. Quando ero un ragazzino… mi ricordo che alle superiori ero molto timido e vedevo i miei compagni che facevano teatro e recitazione che erano invece molto estroversi e aperti, e li invidiavo. È stato un viaggio strano per me, credo che il wrestling mi abbia tirato fuori questo aspetto perché è ovviamente molto basato sull’interpretazione fisica. Come altri sport in generale, anche i festeggiamenti dopo un goal sono una forma di intrattenimento e questo mi ha aiutato moltissimo. Forse è un altro tipo di terapia o forse sono una persona creativa e artistica a cui piace esprimere se stesso ed è cosi che lo faccio.

Kumail Nanjiani prima ci ha detto che ora ha più possibilità di scegliere quali ruoli interpretare. Quale vorresti fare tu?
Ruoli estremamente drammatici. Credo che quelli siano il mio punto forte. La ragione per cui ho scelto questo film è proprio perché volevo fare una commedia; qualche tempo fa ho fatto un’audizione e sentivo che parlavano di un attore, Lee Pace, e dicevano che è in grado di interpretare qualsiasi ruolo, e mi sono ingelosito! Voglio che dicano lo stesso di me. Per questo voglio sperimentare di tutto, drammatici, commedie, film d’azione ecc.

Quale è stata la cosa più difficile di Stuber?
La cosa più difficile è stata girare dentro l’auto. Non per l’auto in sé perché era grande ma il fatto che dovessi uscire dal finestrino a sparare sia da un lato che dall’altro, in pratica dovevo girarmi a 360°! E anche stare sul set è stato faticoso. Gli orari sono massacranti!

E non lo erano quando facevi Drax?
No, per i Guardiani abbiamo girato sette mesi, e abbiamo passato un mese e mezzo solo per le prove, mentre qui abbiamo otto settimane e io ci sono in quasi tutte le scene. Con i Guardiani avevamo molti più soldi e quindi facevamo tutto con molta più calma!

Vuoi diventare il prossimo The Rock?
No, non mi dispiace il paragone ma credo che quello che voglia lui sia completamente diverso da quello che cerco io in questa carriera.

Nel senso che non ti vuoi candidare a Presidente degli Stati Uniti?
Decisamente no! Anche se ultimamente sono stato coinvolto nella politica come non mai. Tornando al discorso di prima credo che The Rock sia una star e che gli piaccia stare sotto i riflettori. A me non interessa minimamente. Voglio solo essere un bravo attore.

Quali sono i tuoi obiettivi da attore?
Voglio fare film drammatici indipendenti come The Big Sick. Sto implorando Kumail di fare da produttore per un film che voglio girare. Se mando lui a presentare il copione agli Studios è più convincente di me. Io vado bene se propongo un film alla Fast&Furious! E non mi ascolta nessuno se mi metto a dire: “Vorrei girare un film da 5 milioni, su un gruppo di amici che vogliono fare gli attori”.

È un’industria abbastanza frustrante no?
Lo è la vita, ed è così che funziona la percezione delle persone! Se mi guardi ti do un’impressione ma se poi mi conosci te ne do un’altra.

Cosa ti fa ridere più di tutto?
Più di tutto mi fa ridere il mio cane. Ogni attore ha un pensiero che associa alla felicità e nel mio caso è certamente il mio cane.

Quanti cani hai?
Tre. Ma ne ho uno in particolare che pesa circa 50 kg, è bassissimo, grosso, con le gambe corte, un orecchio che sta su e uno che sta giù. E’ un pit-bull eppure ha un aspetto buffo, grosso come una roccia eppure è un cane dolcissimo. Un po’ come me insomma!

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