Kevin Smith è tornato a commentare, dalle pagine dell’Hollywood Reporter, le critiche di Martin Scorsese ai cinecomic Marvel.

Nel pezzo pubblicato dal popolare magazine, il filmmaker ribadisce un concetto già espresso a Yahoo News, ovvero quello che secondo lui Martin Scorsese è uno che ha fatto la storia del cinema, ha chiaramente il diritto di dire la sua visto che se lo è guadagnato sul campo dirigendo, fra l’altro, “il più grande film di supereroi di sempre” (ovvero L’Ultima Tentazione di Cristo), per poi circostanziare ancor più la sua osservazione.

Kevin Smith è convinto che, per un’ovvia ragione generazionale, Scorsese non possa avvicinarsi al genere con la stessa “freschezza” di tante altre persone, ma che anche per lui ci sia qualcosa che possa essere paragonabile alla gioia della visione di un cinecomic provata da tante persone:

La mia sensazione è questa: Martin Scorsese non si mai seduto in un cinema con suo papà per vedere i film di Steven Spielberg dei primi anni ottanta o quelli di George Lucas della fine degli anni settanta. Non ha potuto provare quel senso di stupore e meraviglia. Per quel che mi riguarda, riesco ancora ad avvicinarmi a uno di questi cinecomic, a “divorziare da me stesso” e dal fatto che per vivere faccio il lavoro che faccio, rilassarmi e, per un minuto, è come se fossi ancora con mio papà ormai scomparso, che se ne sta con me, a farmi compagnia, per tutta la durata del film. E non sono l’unica persona a cui accadono cose come questa, si tratta di esperienze del tutto personali. Non è questione di star qua a discutere se siano o meno cinema. Posso scommettere che che ci sia qualcosa che, in passato, lui si sia gustato insieme ai genitori, come un musical – e sono anche certo che magari alcuni gatti direbbero che “Un musical non è davvero cinema” [Smith ovviamente ironizza sul musical Cats, che presto arriverà anche al cinema, ndr.]. Martin Scorsese è cresciuto coi musical e scommetto che per lui significano molto. Questi film della Marvel hanno un nucleo d’origine ben specifico. Arrivano da un’infanzia felice. E sono il riflesso di un’infanzia felice. Scorsese non ha torto, ma, allo stesso tempo, non siamo in torto neanche noi che li amiamo. E sì, sono cinema.

Vi ricordiamo che in merito ai cinecomic, specie quelli della Marvel, il filmmaker inizialmente si era così espresso:

Non li guardo. Ci ho provato, per carità, ma non sono cinema. In tutta onestà, al netto del quanto bene siano fatti e di quanto impegno possano mettere gli attori in circostanze come quelle, posso pensare a loro come a dei Parchi Divertimento. Non si tratta di cinema in cui esseri umani cercano di veicolare emozioni o esperienze psicologiche ad altre persone.

Per poi ribadire la sua posizione durante il London Film Festival:

Il valore di un film che è come un parco giochi, come ad esempio i film Marvel dove il cinema stesso diventa un parco divertimenti, è qualcosa di differente. Non è cinema. È altro. Che ti piacciano o meno, sono un’altra faccenda. E non dovremmo essere invasi [da questo genere di film, ndr.]. Ed è un problema. I gestori dei cinema dovrebbero ribellarsi, prendere una posizione sulla possibilità di proiettare dei film narrativi. Un film narrativo può anche essere un’unica lunga ripresa di 3 ore, sapete? Non deve essere necessariamente qualcosa di convenzionale con un inizio, una metà e una fine.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

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