Brad Bird è stato uno dei grandi protagonisti dell’edizione 2019 della VIEW Conference. Il regista, sceneggiatore e doppiatore (è la voce di Edna Mode nella versione originale di Gli Incredibili) ha incontrato il pubblico del festival torinese lunedì, con un panel dedicato a l’animatore come attore, e martedì, con un keynote dedicato all’arte della scena d’apertura.

Nel primo caso, la tesi è stata che un bravo animatore deve fare uno sforzo interpretativo ancora maggiore di un attore, perché deve saper far recitare potenzialmente qualsiasi cosa (persone, animali, oggetti), con disegni, animazioni, statuette, avatar. Il keynote, invece, voleva mostrare quanto una scena d’apertura efficace riesca, attraverso l’uso del tempo, del luogo, dello stile del film e delle aspettative del pubblico (sovvertendole o assecondandole), a impostare in maniera efficiente ed efficace una storia.

In entrambi gli incontri Bird si è dimostrato un ottimo oratore, anche grazie a una selezione molto interessante di film di culto dei quali ha mostrato vari estratti come esempio: da Casablanca a Dr. Stranamore a Il Grande Lebowski a Pinocchio, passando poi per le scene d’apertura di Star Wars: Una Nuova Speranza, dei quattro film di Indiana Jones o di Tutti gli Uomini del Presidente.

Durante il primo panel, Bird ha anche raccontato come è intervenuto sulla sceneggiatura di Ratatouille quando sostituì Jan Pinkava alla regia:

Quando ho iniziato a lavorarci, il film non funzionava. Non credevo all’idea di un topo che riesce a controllare un uomo mentre cucina… tirandogli i capelli. Dovevamo blindare questo concetto, renderlo inconfutabile, e così abbiamo deciso di dedicare una parte del film a introdurre le “regole del gioco”, quando cioè Remi si rende conto di poter controllare l’umano. L’intera sequenza serve a mostrare al pubblico le regole perché questa cosa funzioni, in modo che non si possa più mettere in discussione il fatto che il topo potesse controllare il cuoco. Questa cosa non era presente nella versione precedente del film: abbiamo dedicato 2-3 minuti di film solo a questo, e a quel punto la storia è diventata credibile.

Inutile dire che il regista ha proposto diversi spezzoni anche di suoi film, per mostrare come ha cercato di riprodurre nel suo lavoro le lezioni imparate dal grande cinema del passato.

brad bird strangelove

BRAD BIRD – LA NOSTRA INTERVISTA

Martedì abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Brad Bird e di intervistarlo brevemente. Per la prima domanda, abbiamo preso spunto proprio dal suo primo panel, dedicato al rapporto tra animazione e interpretazione:

Alcuni mesi fa abbiamo incontrato Andy Serkis, e abbiamo parlato di Mowgli, e di quanto il suo approccio sia stato diverso da quello di Jon Favreau ne Il Re Leone, in quanto ha cercato di rendere più antropomorfi gli animali per renderli più espressivi. Inoltre è un attore di motion capture, incarta una sorta di “ponte” tra la recitazione e i personaggi animati. Siccome qui a View Conference hai tenuto una masterclass sull’animatore come attore, mi chiedevo quale sia la tua posizione riguardo questo tipo di film, e se secondo te il segreto per rendere espressivi i personaggi in un film d’animazione è lavorare a stretto contatto con gli animatori. 

Premetto che non ho ancora visto né Il Libro della Giungla né Mowgli. Ma sono d’accordo: Disney lo faceva già negli anni trenta. La Disney è stato il primo studio d’animazione, secondo me, che ha lavorato sull’interpretazione cercando di utilizzare l’animazione per commuovere il pubblico. Biancaneve fu il primo film d’animazione a far piangere il pubblico: quando muore, e i Nani la mettono a “riposare”, l’animazione è studiata appositamente per far commuovere gli spettatori. Anni prima c’era chi disse che Disney avrebbe fallito perché nessuno avrebbe voluto stare un’ora seduto al cinema a vedere un cartone animato. Un’interpretazione può essere creata in tanti modi: dal vivo, un fotogramma per volta, con la plastilina… ma è l’interpretazione la chiave di tutto, la chiave per raccontare una storia.

Nel caso di un film in performance capture, gli animatori hanno un’interpretazione molto incisiva alla base su cui lavorare. Quando Andy Serkis recita in mocap sa già quale sarà il risultato, si muove di conseguenza. L’animazione di King Kong è molto diversa da quella di Gollum, e lui si muove in maniera molto diversa, entrambe sono interpretazioni molto convincenti perché lui è un bravissimo attore. Ma lui stesso riconosce che la tecnologia ti fa perdere qualcosa, l’interpretazione perde sempre qualcosa quando viene trasferita, e il ruolo dell’animazione è quello di catturare quel qualcosa e reinserirlo. L’animatore deve capire cosa manca e deve rimetterlo: non si tratta di un esercizio tecnico, lo strumento è tecnico ma l’impulso è artistico. Chi pensa che sia un processo unicamente meccanico non capisce bene di cosa stiamo parlando.

Apple sta rifacendo Amazing Stories insieme a Steven Spielberg. Ieri abbiamo visto un estratto di Family Dog, il corto animato appartenente alla serie originale creato da te…

Pensa che ho anche scritto anche un altro episodio, in live action. Si chiamava “The Main Attraction”: lavorai anche agli storyboard e in un primo momento dovevo anche dirigerlo. Era il secondo che venne mandato in onda. Steven Spielberg mi diede la mia prima opportunità di scrivere, dirigere e recitare. I miei primi tre progetti sono stati Amblin!

E cosa pensi di questa nuova serie?

Non saprei… mi piacerebbe tornare e lavorarci. Magari mi faranno dirigere un episodio…

C’è un altro grande progetto in live action al quale stai lavorando da tantissimo tempo, ovvero 1906, dedicato al terremoto di San Francisco. Hai qualche aggiornamento a riguardo?

Spero ancora di fare quel film. È difficile parlarne senza svelare troppo… ma è in corso una guerra, una guerra che sembra coinvolgere qualsiasi cosa, perchè le cose stanno cambiando così rapidamente. È una guerra tra lo streaming e il cinema. Il cinema sembra scomparire, mentre la tv sta diventando più cinematografica. Spero che il cinema non scompaia però, perché l’esperienza di vedere un film circondato da sconosciuti, senza poter mettere pausa e farsi distrarre dal cellulare. Il cinema è un grande schermo e sconosciuti nel buio. Condividere un sogno con degli sconosciuti. Penso che si potrebbe sperimentare ancora molto su come questi contenuti vengono mostrati al pubblico, penso che troveranno metodi ancora più creativi. Ho visto un episodio di Breaking Bad al cinema, circondato da mille persone. Era un cinema molto vecchio, proiettò Lawrence d’Arabia quando uscì per la prima volta… Ero a Vancouver, la serie stava per finire e decisero di proiettare un episodio al cinema in una sala piena di gente. Il pubblico lo adorò, e per quanto io ami Breaking Bad in tv, vederlo sullo schermo con un gruppo di estranei fu pazzesco. Bisogna tornare a essere creativi con l’esperienza cinematografica, bisogna creare situazioni in cui gli estranei possono apprezzare l’esperienza condivisa su scala gigantesca, perché per quanto il televisore possa essere grande, uno schermo cinematografico sarà sempre più grande. Tutti i film che verranno fatti avranno una splendida e infinita vita in streaming, disponibili 24 ore su 24 su schermi meravigliosi, ma deve esserci un momento speciale in cui il pubblico sa che può vivere quell’esperienza in una sala cinematografica. Quel breve lasso di tempo è quello che i narratori devono avere a disposizione per controllare come il pubblico vivrà le loro storie: quando esce in sala. Perché bisogna sapere quando esce, prendere un appuntamento, entrare in sala, spegnere il cellulare, la proiezione non si ferma se vai in bagno (“cosa mi sono perso?!), e si può vedere il film su uno schermo gigantesco insieme a un gruppo di estranei. È un’esperienza rara e speciale e va preservata. Bisogna trovare un modo per salvare quest’esperienza per il futuro.

Come regista anche di film d’animazione, ritieni che questa sia una responsabilità per voi? Trovare il modo di convincere le nuove generazioni ad andare al cinema?

L’unico modo in cui posso educare le persone ad andare al cinema è fare film che sono grandiosi visti in sala, e poi esortare il pubblico ad andare al cinema. È un discorso molto complicato, ci sono tante ragioni diverse per cui le persone stanno perdendo interesse ad andare in sala… Sono tante piccole ragioni, come piccoli tagli sulle dita fatti da fogli di carta. Prese tutte insieme, rischiano di dissanguarti. È ciò che sta succedendo ora. Prima abbiamo perso i grandi e splendidi cinema di una volta, che avevano un’identità precisa, scenografici e con una loro storia (uno che sembra venire dall’antico egitto, uno che sembra una città del vecchio west…), palazzi elaborati e magici. Poi abbiamo perso i sipari davanti agli schermi, che nascondevano il film e poi lo rivelavano. Ora sullo schermo ci sono delle pubblicità, che per quanto mi riguarda sono una mancanza di rispetto verso lo schermo cinematografico. È come se fosse televisione. Inoltre, le sale stanno diventando più piccole, grazie ai multiplex. E anche i film iniziano a sembrare meno ambiziosi, non rischiano più, sembrano storie pre-approvate dagli studios.

Insomma: i cinema non sono più speciali, i film vengono trattati senza rispetto e l’esperienza condivisa è ridotta e sembra di stare in salotto. Le cause di tutto questo sono molteplici: alcuni dicono che è colpa degli studios, alcuni dicono che è colpa dei registi, altri incolpano i cinema.

Penso che serva uno scossone. Probabilmente i multiplex inizieranno a scomparire, e quelli che rimarranno saranno più grandi e speciali.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti o sul forum!

Brad Bird - Andrea Francesco Berni

Foto © Andrea Francesco Berni

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