In occasione della VIEW Conference di Torino, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Dean DeBlois, co-regista di film d’animazione come Lilo e Stitch e della trilogia di Dragon Trainer (per la quale ha ricevuto due nomination all’Oscar). Con lui abbiamo parlato di regia e responsabilità, ma anche del suo futuro, che spera sia nel cinema live action:

Nella tua presentazione abbiamo notato che lo storyboard è una fase ancora importantissima dello sviluppo di un film d’animazione. La tecnologia si è evoluta tantissimo e grazie al digitale si possono creare filmati di previsualizzazione in tempo reale che semplificano molto il lavoro. Puoi parlarci di quanto lo storyboard, il disegno a mano, sia ancora parte integrante della creazione di una scena per te?

Per me è cruciale, sono stato un artista di storyboard per molto tempo, e quando scrivo una sceneggiatura lo faccio in maniera molto visuale, descrivo usando parole che mi aiuterebbero a disegnare. Penso che il disegnatore di storyboard diventi una sorta di regista del momento che deve illustrare, solitamente 3-5 minuti di film. Sono le prime persone, nell’intero processo, a trasferire le parole in immagine: primi piani, movimenti di macchina, composizioni dinamiche… Suggeriscono anche il ritmo. Persino chi si occupa di filmati di previsualizzazione preferisce basarsi su degli storyboard, prima, per avere una traccia sulla quale costruire. L’animazione è un processo migliorativo: si cerca in continuazione, fase dopo fase, di migliorare il lavoro svolto nella fase precedente. Un buon disegnatore di storyboard, in questo senso, ispira il lavoro di tutti.

Pensi che abbia ancora un futuro, come ruolo nell’animazione?

Assolutamente sì. È un lavoro che potrebbe non mancare mai, perché servirà sempre una persona che immagini la prima incarnazione di ciò che era sulla sceneggiatura e dovrà diventare immagine. E con un pezzo di carta e una matita si può fare alla velocità della luce. È molto utile nel live action, aiuta il montatore, serve veramente a tutti.

Ho visto Dragon Trainer 2 al Chinese Theatre di Hollywood, uno dei migliori cinema al mondo, ed è stato uno spettacolo per gli occhi e le orecchie. Ma l’intera trilogia è disponibile in streaming. Quanto è importante, quando dirigi un film d’animazione, il fatto che verrà visto sul grande schermo ma anche su dispositivi portatili? Come gestisci questo aspetto?

Penso che sia ancora importantissima l’esperienza cinematografica in sala: immergerci completamente in una storia. Per questo mi fa impazzire vedere le persone che guardano il cellulare al cinema, o che parlano e fanno confusione. Il cinema è un posto speciale nel quale ci si può calare completamente in una storia e sentire la reazione comune a essa. Amo il grande schermo, dovrebbe essere rispettato e spero che rimanga sempre. Quando si guarda un film sul cellulare o a casa si finisce sempre per venir distratti da qualcosa, si esce dalla storia e si inizia a parlare, si va a mangiare qualcosa… non è un’esperienza completamente immersiva.

L’animazione è per tutti, ma ha affascina molto i più piccoli. Come regista di film d’animazione pensi sia una responsabilità insegnare loro ad andare al cinema?

Io credo che chiunque ami il cinema abbia questa responsabilità. Chi ama il cinema ama anche quest’esperienza immersiva nelle storie dei personaggi. Partecipare a un evento come View Conference mostra come film come, in questo caso, Dragon Trainer abbiano ispirato tanti ragazzi a una passione come quella dell’animazione. Per me è davvero una cosa speciale, perché è lo stesso motivo per cui sono qui io: Star Wars è stato il primo film a stimolare la mia immaginazione, a spingermi a disegnare, a voler raccontare storie. Se non fosse stato per George Lucas, Steven Spielberg, John Milius… Conan il Barbaro, E.T. sono film che mi hanno spinto a lavorare in questo settore. E ora quando incontro persone che mi dicono che hanno iniziato a studiare animazione grazie a Lilo & Stitch o Dragon Trainer mi emoziono. È bello far parte di questo cerchio, e spero che ci siano sempre persone che vorranno raccontare storie in questo modo, sul grande schermo.

Apprezzi anche molto il cinema live action, e recentemente le agenzie hanno annunciato che sarai coinvolto nel film dei Micronauti e in un nuovo adattamento dell’Isola del Tesoro. È vero? Saranno live action? Desideri puntare di più sul cinema live action?

Dopo Lilo e Stitch ho iniziato a sviluppare una serie di storie, e tre quarti erano per film live action. Ne ho proposte alcune, e tre le ho anche vendute: due alla Disney e una alla Universal. Ma in ciascuno di questi tre casi i presidenti di produzione sono stati rimpiazzati, e a ogni rimpiazzo si riparte da zero, quindi i miei film vennero tutti messi da parte. Non sono mai riuscito a girare un film live action, a parte alcuni documentari, e ho ancora quell’ambizione. Adoro l’animazione e vorrò sempre fare nuovi film d’animazione, ma penso che se non ci provo ora non ce la farò mai, quindi voglio fare un film live action. Sto lavorando e scrivendo attivamente Micronauti, e sto lavorando con uno sceneggiatore a L’Isola del Tesoro. Ho un altro paio di progetti in ballo, anche animati.

Quindi la tua speranza è che il prossimo film sia un live action?

Sì, anche se il problema con il cinema live action è che devi lavorare contemporaneamente a cinque progetti e sperare che almeno uno parta, sopravviva!

Dragon Trainer è stato molto innovativo non solo a livello tecnologico ma anche a livello narrativo: al cinema non si vede spesso come protagonista ed eroe una persona con disabilità. L’inclusività è una delle tue ambizioni come narratore?

Sì, assolutamente. Penso che ogni volta che sia importante prendersi più rischi possibile in questo lavoro. Cambiare le carte in tavola vale sempre la pena. Mi piace trovare le opportunità di rappresentare persone solitamente ai margini, o che non vengono mostrate abitualmente. Un film è l’opportunità giusta per normalizzare queste cose. Sono gay e vorrei vedere più persone gay nei film, in modo che diventi qualcosa di più normale, qualcosa alla quale tutti si abituano. Le cose stanno cambiando, e mi piace l’idea che ciò che ora è ostracizzato venga normalizzato. E anche questa, per me, è una responsabilità.

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