Il prossimo film di George Miller non sarà il sequel di Mad Max: Fury Road, ma Three Thousand Years of Longing, con Idris Elba e Tilda Swinton: le riprese inizieranno a marzo 2020, secondo quanto riporta oggi Deadline, e la pellicola sarà “visivamente molto potente, ma praticamente l’opposto di Fury Road. Sono quasi tutti interni e ci sono moltissime conversazioni”.

Nell’intervista, il regista settantaquattrenne conferma di essere al lavoro sul prossimo Mad Max:

Non ho finito di raccontare la storia di Mad Max, bisogna essere bravi nel multitasking… ma certo, c’è un altro Mad Max in arrivo dopo questo film. Lo stiamo preparando.

Come noto, i problemi legali con la Warner Bros. hanno messo in dubbio il fatto che il regista potesse effettivamente lavorare a un nuovo sequel, ma recentemente Miller si è detto fiducioso.

Nell’intervista entra anche nel dibattito lanciato da Martin Scorsese sull’appartenenza o meno dei cinecomic al “Cinema”:

In tutta onestà, a proposito di questo dibattito, devo dire che il cinema è il cinema, ed è una parrocchia decisamente ampia. Il test, alla fine, è ciò che un film significa per il pubblico. C’è una grande citazione che si applica a tutto ciò che facciamo. Viene dai narratori Swahili. Ogni volta che finiscono di raccontare una storia, dicono: “La storia è stata raccontata. Se non è stata bella è stata colpa mia, perché io sono il narratore. E se è stata bella, allora appartiene a tutti.”

Ma ai detrattori dei blockbuster come “opere di successo unicamente per via del marketing”, Miller risponde così:

È un errore liquidare il successo di un film al fatto che abbia avuto un buon marketing o altro. C’è molto di più in ballo, noi in qualità di narratori dobbiamo cercare davvero di capirlo. Per me, è tutto cinema. Non penso si possa ghettizzare un’area e definirla cinema o no. Si applica a tutte le arti: alla letteratura, alle arti performative, alla pittura e alla musica. È uno spettro molto ampio, e dire che può significare di più, o è più importante delle altre, significa perdere di vista il punto. È un grande mosaico, e ogni lavoro ne fa parte.

 

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