I quindici membri dello staff editoriale hanno rassegnato le dimissioni diffondendo poi un comunicato ufficiale:
Tra i nuovi proprietari ci sono otto produttori, e questo pone un problema di conflitto d’interessi per una rivista di critica cinematografica. A prescindere dal tipo, gli articoli pubblicati sui film di questi produttori desterebbero automaticamente sospetti.
[…] L’indipendenza annunciata da questi nuovi proprietari è già stata contraddetta dalla brutale notizia che avremmo dovuto “rifocalizzarci” sul cinema francese. La nomina a direttore generale della delegazione generale dell’SRF (l’associazione dei registi), Julie Lethiphu, accresce i timori di un’influeza da parte della comunità cinematografica francese.
La redazione (che approfitterà di una clausola che protegge i diritti dei giornalisti quando una testata passa di mano) lamenta di essere stata informata che il magazine diventerà più “chic” e attento ai gusti del grande pubblico, favorendo una lettura più “rilassata”. I nuovi proprietari hanno dichiarato a Le Monde di non aver dato alcuna indicazione ai giornalisti che comporti un’alterazione della loro visione: “Lo staff deve scrivere ciò che vuole sul cinema, è fuori discussione un nostro intervento in tal senso”.
I Cahiers du Cinéma sono stati fondati nel 1951 da André Bazin, Jacques Doniol-Valcroze e Joseph-Marie Lo Duca, e negli anni ha visto aggiungersi le penne di Jean-Luc Godard, Éric Rohmer, Claude Chabrol, François Truffaut, Jacques Rivette.
È la testata di cinema più importante che sia mai esistita: negli anni ’50 ha creato il concetto di “cinefilia” per come lo conosciamo oggi, ha fatto crescere Rohmer, Truffaut, Goddard e Rivette prima che diventassero registi, è stato l’hub ideologico della rivoluzione della nouvelle vague (la più importante che ci sia stata) e almeno fino agli anni ottanta è stata la testata cui tutta la critica ha guardato, dettando la linea.
Al momento la rivista è guidata da Stéphane Delorme e Jean-Philippe Tessé.
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