Kevin Smith sta ancora aspettando parte delle royalties di Clerks da Harvey Weinstein: il regista vendette il film alla Miramax nel 1994, al Sundance Film Festival, per 227mila dollari, e l’accordo prevedeva che avrebbe ricevuto anche una percentuale dei profitti. Questi ultimi, tuttavia, sono soldi che non ha ancora visto per intero.

A rivelarlo lo stesso Smith a Variety, durante un’intervista legata al documentario sulla sua carriera intitolato Clerk che doveva essere presentato il mese scorso al SXSW e la cui presentazione è al momento rinviata a fine anno.

Nell’autunno 1994 Clerks incassò 3.2 milioni di dollari nei cinema nordamericani, per poi generarne decine di milioni in home video, ottenendo lo status di cult. Smith spiega che ci vollero sette anni prima che Weinstein iniziasse a pagare le royalties:

Era noto per non pagare tutti i soldi dovuti. Mi è capitato. E mi deve ancora dei soldi. Ma dovete sapere che non sono mai stato molto interessato al denaro. […] Ci vollero sette anni prima che ci confermasse che la pellicola aveva generato dei profitti. Per sette anni continuò a dirci “No, il film è ancora in perdita”. Per noi era assurdo, poi iniziarono a succedere delle cose.

Una di queste “cose” è legata a uno yacht noleggiato dalla Miramax per il Festival di Cannes nel maggio del 1994:

Clerks venne proiettato alla Settimana della Critica, e vinse. Il festival mi pagò il volo e l’hotel. La Miramax non dovette pagare nulla. C’era uno yacht, veniva chiamato lo yacht Miramax. Era pieno di star. Andammo a farci un giro lì, c’era anche Quentin Tarantino che aveva appena vinto la Palma d’Oro. Quello yacht non era per noi. Ma quando il festival finì, ci arrivò il conto. Avevano preso l’intero conto delle spese di Cannes, ogni singola spesa, lo avevano diviso per quattro e Clerks dovette pagare la stessa cifra che pagava Pulp Fiction. Condividemmo la stessa percentuale di spesa.

L’avvocato di Smith gli suggerì di chiedere una revisione dei conti, ma il regista si rifiutò, “Non posso chiedere una revisione a persone con cui sto lavorando, è di cattivo gusto”. Le cose cambiarono anni dopo, con Clerks 2 e The Weinstein Company:

Chiedemmo una revisione, e ottenni un po’ di denaro. Se fossi stato un uomo d’affari migliore avrei chiesto molto di più. Ma mi accontentai: “Beh, funziona così. È il loro metodo, la matematica dei film”. Ho lavorato con altri studios molto più trasparenti, ma la natura di questo business è che ognuno cerca di tenersi più soldi possibile.

Perché continuare a lavorare con un produttore che speculava in questo modo? Per motivi economici:

Mi pagava in anticipo per ciascun film. Credetemi: non sto dicendo che mi sono impoverito. E ho ricevuto compensi sempre più alti. Quando diressi Zack and Miri Make a Porno penso che mi diedero 5 o 6 milioni. Suvvia, è ridicolo. Ma era il mio stipendio. I soldi in anticipo erano fantastici. Non mi sono mai messo a contare le monetine delle royalties. Ed è forse per questo che hanno continuato a fare film con me, anche se i miei film non rendevano grandi profitti al box-office. In home video, invece, erano delle miniere d’oro. È per questo che mi hanno fatto continuare a lavorare.

Weinstein, lo ricordiamo, sta scontando una pena di 23 anni di carcere per stupro.

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