Negli ultimi giorni il Presidente Donald Trump ha annunciato una serie di linee guida per una possibile progressiva attuenazione del lockdown: indicazioni piuttosto vaghe e ovviamente soggette alle decisioni dei vari governatori degli Stati Uniti in base al livello di criticità dell’emergenza Coronavirus, ma che sono bastate a far ipotizzare alle associazioni degli esercenti americani una riapertura dei cinema verso fine luglio, nella speranza di poter proiettare film come Tenet (17 luglio), Mulan (24 luglio) e Wonder Woman 1984 (14 agosto). Patrick Corcoran della National Association of Theatre Owners ha commentato su Reuters che in alcune aree del paese si potrebbe provare a riaprire alcuni cinema già a metà giugno, ovviamente implementando misure per rendere sicura l’esperienza di vedere un film in sala.

Intanto le grandi catene cinematografiche americane cercano di affrontare la situazione pianificando in anticipo l’approccio che avranno alla riapertura. Secondo quanto riporta Deadline, i dirigenti di Cinemark hanno annunciato agli investitori un piano per riaprire i loro cinema il 1 luglio (dove sarà possibile farlo), facendo rientrare i dipendenti a metà giugno per prepararsi adeguatamente alla gestione della situazione (che prevederà misure di distanziamento sociale anche all’interno della sala, il tutto senza sovrapprezzi). Per almeno due settimane non verranno proposti nuovi film, ma grandi successi del passato, per convincere il pubblico a tornare in sala con prezzi molto abbordabili in collaborazione con gli studios.

Nel frattempo AMC Theatres, la più grande catena cinematografica americana e mondiale (proprietaria anche di UCI Cinemas e Odeon Cinemas in Europa), sta cercando di affrontare le crescenti preoccupazioni dei mercati sulla sua situazione finanziaria. Le voci di una imminente bancarotta sono state seccamente smentite dalla controllante cinese Dalian Wanda, che li ha definiti “semplici rumour”: l’azienda ha abbastanza liquidità fino a una prevista parziale riapertura a luglio. Tuttavia, ha raccolto circa mezzo miliardo di dollari che dovrebbero permetterle di gestire la liquidità se anche la sospensione dovesse durare fino a novembre.

Sebbene le azioni della compagnia siano tornate a salire, non tutti a Wall Street sono ottimisti: l’analista Eric World afferma infatti che “Le linee guida annunciate dalla Casa Bianca permettono a coloro che sono stati maggiormente colpiti dalle misure di lockdown (come ospitalità e intrattenimento) di sviluppare dei piani, ma a nostro avviso ci vorranno ugualmente dei mesi prima che vengano applicati protocolli adeguati per evitare di creare la possibilità di una seconda esplosione del Covid-19. Siamo comunque ottimisti per una parziale riapertura a fine giugno in alcune aree e con una library di film del passato”.

Variety riporta le dichiarazioni di altri analisti sulla possibilità che gli studios si sentano abbastanza fiduciosi da far uscire i propri blockbuster già in estate. Il processo di progressiva riapertura potrebbe essere più lungo del previsto, e le ultime città a riaprire potrebbero essere le metropoli. C’è una regola non scritta che afferma che se i cinema dell’area metropolitana di New York sono chiusi, allora non vale la pena far uscire un nuovo film su scala nazionale. Jeff Bock di Exhibitor Relations spiega: “Ci vorrà molto più tempo per riaprire a New York e Los Angeles che per riaprire per esempio in Montana. Nessuno vorrebbe far uscire Mulan e Tenet solo nei mercati più piccoli.” Le misure di distanziamento sociale imporranno una capacità ridotta alle sale, il che potrebbe far rimanere i film in sala per più tempo in attesa che il pubblico pian piano si convinca a tornare al cinema. “Sicuramente ci saranno dei blockbuster che finiranno per avvantaggiarsi del ritorno in sala,” spiega Berge Dergarabedian, “ma prima il pubblico deve sentirsi assolutamente sicuro e a suo agio”.

Quello che gli esercenti sembrano sopportare poco è la tendenza degli studios ad accorciare le finestre distributive. Come noto, Trolls World Tour è uscito in direct-to-vod, mentre altre pellicole che erano in sala al momento del lockdown sono approdate al noleggio digitale senza attendere le settimane concordate. L’allarme della NATO è stato pubblicato da Variety: “Senza cinema disponibili, le finestre distributive sono diventate temporaneamente irrilevanti per diversi film. Sono circostanze uniche che non possono avere come conseguenza il cambiamento del modello distributivo. Rinviando oltre 37 film, gli studios hanno dimostrato di credere che le finestre cinematografiche esclusive rappresentano i loro interessi finanziari”.

E per quanto riguarda le produzioni? È ancora presto per parlarne, ma intanto la Directors Guild of America (il sindacato dei registi di Hollywood) ha incaricato Steven Soderbergh (regista di Contagion, tra gli altri) di guidare u comitato che esplori varie ipotesi sulla riapertura delle produzioni cinematografiche e televisive. “Non abbiamo ancora risposte certe su quando potremo tornare a lavorare,” hanno annunciato i dirigenti della DGA, “ma il comitato nazionale che abbiamo appena creato esaminerà tutte le problematiche relative alla questione”.

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