Quando, nel 2012, Chronicle è arrivato nei cinema incassando 126 milioni a fronte di un budget di appena 12, Josh Trank era diventato uno degli “It Boy” di Hollywood ed era inseguito, sostanzialmente, da svariate major.

C’era, in prima linea, la fu 20Th Century Fox, intenzionata a trasformare Chronicle in un franchise o, quantomeno, a dare un seguito al primo capitolo. C’era la Lucasfilm, che lo aveva ingaggiato per la regia di uno spin-off dedicato a Boba Fett. C’era la Sony, con cui il regista aveva discusso il film di Venom. E, tornando alla prima major citata, c’era poi il cinecomic dei Fantastici 4 che ha segnato l’inizio della parabola discendente nella carriera di un regista che, recentemente, si sta riaffacciando sulle piattaforme digitali con Capone, il biopic interpretato da Tom Hardy.

In una luna intervista rilasciata a Polygon, Josh Trank ha parlato a tutto tondo di tutte queste sue poco invidiabili tappe della sua carriera, al netto di quello che può essere rivelato, anche a distanza di tempo, su contesti professionali ancora coperti da accordi di riservatezza (che nel caso della Lucasfilm tendono ad avere validità molto, molto lunga).

Proprio circa l’abbandono del lungometraggio sul celeberrimo cacciatore di taglie della galassia lontana, lontana dice:

Ho abbandonato il progetto perché sapevo che mi avrebbero licenziato loro se non avessi lasciato io.

Una dichiarazione alquanto criptica.

Al tempo le voci più accreditate parlavano di un pessimo rapporto con la presidente della Lucasfilm, Kathleen Kennedy, e un contesto in cui l’azienda fondata da George Lucas era alquanto spaventata sia dall’esito di Fantastic 4 che dalle voci giunte dal set del cinecomic e del suo relativo iter produttivo. Per dire: secondo un rumour di quei giorni, i suoi cani avevano causato 100.000 dollari di danni all’abitazione affittata per lui dalla Fox. Josh Trank, in un’intervista rilasciata al LA Times, aveva categoricamente smentito tutto, ma adesso queste sue parole aggiungono una diversa sfumatura alla vicenda.

In maniera alquanto curiosa poi, quello fra il regista e la Lucasfilm è stato il primo di una nutrita sfilza di divorzi: dopo di lui è toccato a Phil Lord e Chris Miller, Colin Trevorrow, David Benioff e D.B. Weiss.

Alquanto bizzarro il capitolo Chronicle il cui seguito è stato auto sabotato dallo stesso regista per impedire alla Fox di lavorare su una pellicola a cui lui non voleva dare seguito

Ho reso le cose impossibili per lo studio. Evitavo i meeting. Ero insicuro sul da farsi. E ho fatto un sacco di st**nzate.

La maggior parte dei suoi problemi nasceva dallo script sul quale la Fox voleva costruire la pellicola, una sceneggiatura realizzata da Max Landis, già autore di quella del primo Chronicle, incentrata su una ragazza ossessionata coi protagonisti del primo film che decideva di costruirsi una sua personale armatura in stile Iron Man, una premessa che non si adattava alle ragioni che l’avevano spinto a dirigere il film originale.

Se il secondo Chronicle fosse stato diretto da un’altra persona sarebbe venuto fuori una me*da. Non volevo che Chronicle 2 venisse fatto. Era il mio incubo peggiore.

Quanto al “suo” Venom, viene descritto come una sorta di “film Vietato ai Minori sulla falsariga di The Mask”. Josh Trank e Rob Siegel lavorarono due settimane a un trattamento contenente la loro proposta per lo studio che è andato incontro all’immediato veto da parte del produttore Matt Tolmach:

Non mi piacque per niente il modo in cui Matt Tolmach si approccià a me in quella situazione perché fu davvero troppo autoritario. Se non ti piace quello che sto facendo e mi stai dicendo che devo fare qualcosa più nelle tue corde ma vieni a dirmelo in quella data maniera, mi spiace, ma ho altre cose da fare.

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