Vogue UK ha dedicato la copertina di giugno a Judi Dench: è la prima volta nella storia di 104 anni della rivista che una 85enne finisce in prima pagina. L’ultima detentrice del “record” era stata l’anno scorso Jane Fonda, di 81 anni.

Il servizio fotografico si è tenuto prima della pandemia in corso, ma l’intervista è stata aggiornata con una serie di riferimenti alla quarantena. La speranza dell’attrice è che, dopo questo momento turbolento, si possa tornare a vivere come persone migliori:

La cosa positiva è che tutto ciò ha reso le persone più consapevoli dei momenti difficili che devono affrontare altre persone che sono completamente sole. Se ne usciremo con più bontà e gentilezza, sarà un grande vantaggio.

La conversazione ha toccato Cats, il film al centro delle polemiche per una resa visiva decisamente poco riuscita. L’attrice ha ricordato il mantello che ha indossato sul set: “Sembrava di avere cinque volpi che scopa**no sulla mia schiena” e ha poi parlato della delusione nello scoprire il risultato finale del suo aspetto, che sperava fosse più elegante. “Un vecchio gatto malconcio e spelacchiato; un grosso scimmione arancione. Cosa c’entrava?“.

C’è stata comunque una fetta di pubblico un po’ più incline all’ironia che sembra aver gradito il film e lei ne è consapevole:

Ho ricevuto una bellissima email…no, non una email. Era un messaggio, da parte di Ben Whishaw, che lo aveva semplicemente adorato. Che dolce, è stato adorabile.

Sul futuro di James Bond e sulla possibilità che il prossimo 007 possa essere una donna, l’attrice ha detto che il creatore Ian Fleming non sarebbe stato d’accordo. Si è detta favorevole, ovviamente, ai film d’azione con protagoniste donne, ma se una donna dovesse interpretare Bond “non avrebbe più senso chiamarla in modo diverso?“.

Quanto a un eventuale ritiro dalle scene:

No, no, no, no. Non usare quella parola, Giles. Non in questa casa. Non qui. Sciacquati la bocca!

Cita, allora, una poesia di Dylan Thomas:

“Rabbia, esplodi la tua rabbia alla luce che muore”. Mai dette parole più vere. Un po’ deprimenti, in realtà…

 

 

 

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