James Mangold come Edward Norton.

In una recente intervista rilasciata a Discussing Film, il regista di Logan e Le Mans ’66 – la Grande Sfida ha avuto modo di parlare di un tema molto dibattuto come quello della qualità delle proiezioni cinematografiche.

Nel corso della risposta data a una domanda focalizzata sul successo delle piattaforme streaming durante la pandemia e sulla diffusione di film pensati per essere proposti come esclusiva da questo o quel servizio online, James Mangold ha spiegato che l’esperienza cinematografica, per mantenersi tale, deve poter fare affidamento su una qualità della proiezione effettivamente di alto livello.

La realtà dei fatti, per quel che riguarda le proiezioni cinematografiche, è che il livello qualitativo in molti casi è tragicamente scarso. Combatti per portare il tuo film in un cinema che puzza, dove qualcuno seduto accanto a te sta mangiando un’enchilada e mezzo schermo non è a fuoco o è troppo tenue. La distribuzione theatrical ha i suoi problemi, ovvero che se non riesce a presentarsi come un’esperienza di eccellenza che non puoi riproporre fra le quattro mura di casa, allora è lo stesso cinema che finisce per suicidarsi senza che si sia il concorso di colpa di altre forme di distribuzione. Quando parlo con gli esercenti e i proprietari delle catene è questo il principale argomento di discussione.

Sai, con Le Mans ’66 – la Grande Sfida mi è capitato di andare in un cinema molto noto di New York per un Q&A dell’Academy. Un cinema di alto profilo nel centro di Manhattan per screening di prestigio. E avevano lasciati la… premetto: nei cinema, ci sono lenti differenti per i film in 3D e i film standard. Le lenti 3D suddividono i prismi che dividono la lice, sostanzialmente riducendo per metà il livello della stessa. Se il proprietario di un cinema è particolarmente pigro, lascia sempre su la lente per il 3D che tende a conferire delle tonalità tendenti al blu e ad attenuare l’immagine. Può essere pigrizia finanziaria o fisica, ma finisce che nessuno va a sistemare l’impianto di proiezione cambiando la lente. Entrambe le proiezioni del mio film, che non è in 3D, sono state fatte con la lente per il 3D. E parliamo di un cinema che viene utilizzato dalle major e dall’Academy per questo genere di presentazioni. Il mio punto di vista è che, attualmente, la situazione del theatrical sia quella di una landa desolata in cui un sacco di persone pagano l’esperienza premium del vedere un film su un grande schermo ricevendo, in cambio, un’esperienza di me*da. Questa cosa va risolta in futuro.

La soluzione però, secondo James Mangold, non è semplice:

Certo che sono convinto che gli stessi filmmaker dovrebbero essere coinvolti in prima persona in questa battaglia. Ma penso che lo facciano davvero? No. Perché i cinema, come tutti gli ambiti del capitalismo, sono inseriti in questo iter senza fine di fuga dalla bancarotta. Pagano poco i dipendenti. Assumono meno gente possibile. Srvono snack che pagano 45 centesimi e che rivendono a un prezzo che è 22 volte più alto […] E non ha importanza quello che un filmmaker può dire quando i proprietari delle sale sono preoccupati al riuscire, o meno, a pagare il prossimo mese di affitto.

Un’opinione, quella di James Mangold, che rispecchia quanto affermato da Edward Norton durante la promozione di Motherless Brooklyn nel ragionamento nato a latere di un quesito simile:

Se ti devo dire quale sia, secondo me, la principale spinta al preferire Netflix rispetto all’andare al cinema ti posso citare senza dubbio la pessima qualità delle proiezioni offerte dalle sale, con bulbi esauriti e luminosità pessima. La gente non ha idea di quanto sia terribile la situazione delle sale cinematografiche americane. Un sacco di registi e direttori della fotografia che consco hanno cominciato ad analizzare in maniera sistematica la situazione e stando ai dati che hanno raccolto più del 60% del cinema americani usano i loro proiettori alla metà della luminosità che, per contratto, dovrebbero tenere. Sono le catene cinematografiche che stanno distruggendo l’esperienza cinematografica. Punto. La colpa è solo loro. Regalano qualità audio scadente, immagini smorte e nessuno protesta. Se l’esperienza di un film visto al cinema fosse davvero a regola d’arte, lagente penserebbe “Wow, ma questo è qualcosa che non potrei mai ottenere a casa!”. Le persone dovrebbero andare al cinema, trovare il manager della struttura e dirgli “Se l’immagine è troppo scura mi rimborsi. Perché ti sto pagando – e all’ArcLight pago anche una tariffa premium – e to sto dando dei soldi per avere un’esperienza premium”. Ti faccio un esempio pratico. Sono andato a fare il controllo qualità e i test in un cinema che stava proponendo Captain Marvel, un film che dovrebbe avere un livello di luminosità di 14 spec, ma che veniva proiettato a 6.2. In termini pratici alla metà della luminosità per cui è stato concepito. Le persone vanno educate. Se la proiezione non è della giusta qualità, chiedete dei rimborsi. La gente dovrebbe protestare per questo motivo.

Quella della pessima qualità delle proiezioni, è una tematica che abbiamo avuto modo di toccare, qualche mese fa, con Enrico Ferrari, Regional Sales Head Central Eastern & Southern Europe Theatre Solutions Sony Professional Europe.

Ecco cosa ci ha detto quando l’argomento è stato toccato nel corso della chiacchierata:

Dal tuo punto di vista professionale di Regional Sales Head Central Eastern & Southern Europe Theatre Solutions Sony Professional Europe, parlami un po’ della situazione delle sale in Italia. Ti porto un mio esempio pratico: per lavoro vedo cinema di tutti i tipi, dalle salette private delle major all’Arcadia di Melzo passando per gli IMAX londinesi. Ma sono anche un normale spettatore che va al cinema pagando il biglietto. E la differenza fra le strutture della zona che usano tecnologia 4k Sony e quelle che non la impiegano la percepisco in maniera molto netta. Secondo te dove bisogna agire per far sì che la qualità della fruizione di un film in digitale possa essere avvertita in maniera netta?

EF: Ti cito una ricerca di mercato fatta nel novembre-dicembre del 2017. Un pochino di tempo fa se vogliamo, ma con la stabilizzazione delle installazioni già a buon punto, un processo terminato grossomodo nel 2015 in Italia. L’81% degli spettatori dava come prioritario nelle scelte di frizione, se possibile e in zona, la possibilità di avere uno schermo in 4k. Un anno e mezzo fa c’era già una forte consapevolezza sulla risoluzione da cercare se volevi avere qualità effettiva. Questo ci ha resi ovviamente molto contenti. Anche se, lo specifico, la qualità di Sony non viene solo dalla risoluzione. Siamo sicuramente il produttore con l’80% di 4k installati nel mondo, più o meno, ma come ti dicevo i nostri livelli qualitativi arrivano sia dal 4k, che ci sembrava il minimo su cui lavorare dopo la pellicola, ma soprattutto dal rapporto di contrasto. Tradotto: tutte le sfumature di contrasto che puoi vedere in una singola immagine, ambito nel quale le nostre apparecchiature vanno da un minimo di 8000:1 fino a un massimo di 10.000:1. La concorrenza ha circa 2000, 2500:1. Si parla di quattro volte tanto nella nostra offerta. Il rapporto di contrasto massimo dell’occhio umano è più o meno considerato nel novero del 1.000.000:1 che corrisponde a
spiaggia con sole splendente o stanza buia con lume di candela in penombra. Questo è 1.000.000:1, ma noi non riusciamo a vedere tutto questo in contemporanea. Ed è per tale ragione che quando passiamo dalla spiaggia illuminata alla stanza buia ci vuole un tempo di adattamento. Proprio perché dobbiamo spostare la nostra percezione che è più o meno stimata in un rapporto di contrasto di 10.000:1. Questo è quello che riusciamo a vedere contemporaneamente. Se offri una proiezione che ha un rapporto di contrasto molto vicino alla percezione umana ottieni la vera differenza. Nella tua zona [le Marche, ndr.] hai delle sale che hanno dei proiettori Sony da 8000:1, quindi sempre e comunque 3 o 4 volte maggiore rispetto a quello offerto dai competitor. Come fatto assodato c’è assolutamente la risoluzione, quello sì, ma bisogna tenere sempre bene a mente il rapporto di contrasto che forse è la parte più difficile da spiegare. Ma che si percepisce immediatamente se lo fai vedere praticamente a una persona. Anche perché con un rapporto di contrasto così esteso si possono e si potrebbero fare – e dipende ovviamente dagli studios e dai distributori se forniscono tali contenuti – delle proiezioni dove non fai vedere qualcosa che ha le alte luci e le basse luci semplificate o viceversa, ma far vedere per esteso, contemporaneamente l’esposizione della gamma dell’immagine. Ma è una cosa che puoi fare solo se hai un rapporto di contrasto che ti permette di andare a vedere delle luci molto più alte senza perdere il vero valore del nero che sennò rischia di diventare un grigio. Mi rendo conto che è un po’ tecnico però… è intuibile nel momento in cui vedi un’immagine, magari un test ottico, di quelli con le linee o i pallini in cui la maggior percezione di un dato elemento varia in base al contrasto. Le differenze fra i puntini vengono percepite dall’occhio aumentando il contrasto.

Cosa ne pensate delle parole di James Mangold sulla scarsa qualità delle proiezioni in alcune sale? Ditecelo nei commenti!

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