Il direttore della fotografia Roger Deakins continua l’avventura del podcast intitolato Team Deakins, realizzato con la moglie e collaboratrice James Deakins, e tra i tanti ospiti che hanno preso parte alla trasmissione ha dato recentemente il suo contributo anche il regista premio Oscar Sam Mendes.

La famiglia Deakins ha collaborato con il regista in numerosi film, come JarheadRevolutionary RoadSkyfall e 1917. Durante la chiacchierata, Sam Mendes, autore in grande equilibrio tra i film arthouse e il blockbuster, ha voluto ricordare con stima e ammirazione il lavoro di Christopher Nolan.

Una delle pratiche più in uso nelle grandi produzioni hollywoodiane è quella di inserire seconde unità di ripresa e cineprese “filler” che vadano a coprire spazi di inquadratura da usare come ripiego in caso di problemi al montaggio. Ovviamente tutto ciò è un po’ in contrasto con un approccio autoriale sul set. Gran parte del film, con questo metodo, si fa infatti in cabina di montaggio e non al momento delle riprese. Sam Mendes contesta questo approccio. 1917, girato tutto in falso piano sequenza, ha avuto il merito in questo modo di mantenere intatta la visione del regista.

Ecco le parole di Mendes verso Christopher Nolan:

Una delle persone che più ha aiutato nella battaglia a favore della camera singola è stato Christopher Nolan. È straordinario pensare che film come Inception e Il cavaliere oscuro siano stati girati con camera singola senza una seconda unità. Ovviamente aveva più cineprese per gli stunt più elaborati ma, fondamentalmente, sono stati realizzati con inquadrature a camera singola e con una sola unità. È un regista che non ama le seconde unità di ripresa, come molti altri registi che conosco, ma lui sul set è molto sicuro sul set, guarda nel suo monitor e va avanti. Si muove velocemente e questa è una dimostrazione di come lo stile “da autori” si può applicare ai film su larga scala.

Nolan è infatti noto per la sua velocità di realizzazione e per la capacità di restare nel budget. Ma secondo Menses la sua influenza sul cinema non è stata solo “tecnica”, ma anche a livello contenutistico.

All’inizio degli anni 2000 c’è stato un momento in cui il B-movie è diventato A-movie. I B-movie (n.d.r Mendes intende B-Movie come criterio qualitativo, non di budget) hanno iniziato ad attirare gli autori per film come i Batman, i Bourne, gli X-Men. Penso che Il cavaliere oscuro sia stata la migliore espressione dell’ansia post 11 settembre e delle preoccupazioni condivise da tutti tutti sul terrorismo. Ascoltando il meraviglioso discorso pronunciato da Michael Caine “alcune persone vogliono solamente vedere il mondo bruciare” tutti nella sala hanno pensato “è esattamente quello che stiamo vivendo dopo il 9/11”.

Il film ha molto influenzato Mendes che vedendolo ha pensato:

Questi film possono essere seri e al contempo intrattenere, spaventare e tenere incollati alla sedia proprio come i film popolari.

Il regista ha ammesso di avere tenuto il lavoro di Nolan in mente quando è arrivato a dirigere James Bond. Inizialmente la saga era caratterizzata da un grande spettacolo, viaggi in tutto il mondo e Bond come costante. Ora Mendes aveva il terreno giusto per cambiare proprio il protagonista e portarlo in territori più oscuri e inesplorati, metterlo in crisi e confrontarlo con un approccio più reale dell’azione e dello scorrere del tempo

Potete accedere al podcast di Roger e James Deakins cliccando qui.

Il direttore della fotografia, ricordiamo, ha vinto due premi Oscar per la fotografia di 1917 e di Blade Runner 2049 ed è stato candidato per The Reader – A voce alta, L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, Non è un paese per vecchi, L’uomo che non c’era, Fratello, dove sei?, Kundun, Fargo e Le ali della libertà.

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