Ci sono un paio di cose che ampiamente note riguardo Ennio Morricone, morto questa notte a 91 anni: ha composto una quantità mostruosa di musica in vita (“Ma in confronto a Mozart o Palestrina sono un disoccupato” disse al New York Times una quindicina d’anni fa) e ha alternato composizioni alte e colte con altre più popolari e commerciali.
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Quello che si sa meno però è che tipo di persona fosse e da dove venisse quest’incredibile etica del lavoro e questa dedizione mostruosa. Quanto cioè la creatività e la vena che pareva inesauribile venissero da un’attitudine che è l’opposto di quella che colleghiamo all’arte. Nascevano da un rigore, un metodo e un inquadramento che sembrano più quello dell’ingegnere che quello dell’artista.
Se parliamo della sua carriera da compositore per il cinema l’apparato concettuale e t...
Come vedeva il lavoro Ennio Morricone, cosa pensava del cinema, come concepiva la musica leggera e come giudicava i registi In breve: non era leggero
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