L’esperienza sul set del primo film di Matrix non fu in alcun modo paragonabile a quella dei due sequel (Reloaded e Revolutions) girati in contemporanea. A parlarne è stato il direttore della fotografia dei film, Bill Pope, nell’ultimo podcast di Roger Deakins.

Come raccontato da Pope:

Tutto ciò che è stato bello della prima esperienza non lo è stato per gli ultimi due. Non eravamo più liberi. Sentivamo gli occhi addosso, c’era tanta pressione. Nel mio cuore non mi piacevano, volevo prendere un’altra direzione. C’era molta frizione, molti problemi personali e sullo schermo si vedeva, se devo essere sincero. Le Wachowski avevano letto questo dannato libro su Stanley Kubrick secondo cui: “Gli attori non recitano in modo naturale fin quando non sono stremati”. Allora facevamo 90 ciak! Volevo dissotterrare Stanley Kubrick e ucciderlo.

Uno dei più grossi problemi? La durata eccessiva delle riprese:

Girare per così tanto tempo, per 276 giorni, intorpidisce la mente, l’anima e il film. Pensa allo Hobbit, girarono i tre film tutti insieme e il risultato è stato fiacco. Con i libri non è la stessa cosa perché li apri e chiudi a piacimento. Per delle riprese cinematografiche parliamo di troppo tempo. C’è un limite.

In generale, però, Pope è in buoni rapporti con tutti:

Ho trasferito i film su 4K per questioni di archivio alla Warner, ho scritto alle Wachowski,  a Keanu [Reeves] e a Carrie-Anne [Moss] che abbiamo fatto un ottimo lavoro e che dovremmo andarne fieri.

Ricordiamo che per Matrix 4 – in arrivo nel 2022 – Pope ha ceduto il testimone a John Toll, che figurerà come direttore della fotografia.

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