Tra tutti i grandissimi autori che hanno lavorato e lavorano per gli studios forse Tim Burton è quello che è stato ed è tuttora più in difficoltà. Per nulla incline a fare l’indipendente ma anche tremendamente in rotta con i dettami e i desideri dei colossi, si trova da sempre in una terra di mezzo faticosissima che massacra i suoi film e lo costringe a terribili compromessi. Tutto partiva 35 anni fa quando in Italia usciva Pee Wee’s Big Adventure, il suo primo lungometraggio dopo un paio di corti di buon successo (all’interno dell’industria) cioè Frankenweenie e Vincent. Il primo era la storia di un bambino che per non perdere il proprio cane morto lo riporta in vita (di fatto un remake/parodia di Frankenstein), il secondo un film animato su un ragazzo triste che vive in una magione gotica, tutto in rima. Erano puro Burton, erano industria (un remake di un film noto con un bambino e il suo amato cane!) e aspirazioni personali (animazione fuori dai canoni, tratti unici, poesie lette da...