Thor: Ragnarok
25 ottobre 2017
Quando si parla del Thor di Kenneth Branagh non si può evitare di ricordare un periodo tesissimo per i Marvel Studios al cinema. Forse il più difficile dalla fondazione degli studios. Dopo l’approccio realistico di Iron Man, e quello (fanta) scientifico di Hulk, iniziava a configurarsi all’orizzonte un progetto “leggermente” atteso chiamato The Avengers.
Ma a questo punto della corsa i giochi non erano ancora fatti. Thor era il film che non poteva fallire, ma anche quello che, sulla carta, era più difficile da far digerire al pubblico. Un semidio norreno dotato di martello e di parlata shakespeariana non era certo un concetto all’avanguardia né di grande appeal. Nell’immaginario collettivo c’erano ancora Xena (citata anche nel film), Conan, Hercules… e una terribile trasposizione dell’eroe nel 1988 che in pochi avevano rimosso dalla mente.
Il tutto gridava televisione, persino il casting. Un Chris Hemsworth all’epoca sconosciuto a livello mondiale… eccezion fat...
In Thor il regista Kenneth Branagh fa una scelta insolita: caratterizza il contrasto dell'eroe attraverso due città. Ecco quali sono.
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