Time Trap è un adorabile e scemissimo pasticcio sci-fi

Il destino dei film su Netflix, che siano originali o semplicemente distribuiti dalla piattaforma, è curioso e legato a fattori non sempre controllabili. Con una promozione alle spalle e il giusto piazzamento, anche i prodotti più mediocri possono diventare grandi successi; al contrario, il catalogo Netflix è strapieno di opere già in origine mal distribuite, magari neanche mai passate per la sala, che vengono gettate nel mucchio e lasciate al loro destino. Succede così che, per esempio, Time Trap, un film del 2017 diretto dai semi-esordienti Ben Foster e Mark Dennis, sia costantemente presente nelle classifiche dei film più visti in Italia nonostante abbia avuto una copertura stampa/social/critica pari a zero (e nonostante sia, appunto, un film di tre anni fa). E succede che l’abbiamo visto per raccontarvi di che cosa si tratta.

Backpack to the Future

Time Trap resiste all’incirca quindici minuti prima di far pronunciare a uno dei suoi personaggi la parola “Goonies”. Questo perché, da film originariamente concepito per essere un found footage ambientato in una caverna dove il tempo scorre più lentamente che sulla superficie, l’opera seconda della coppia Foster/Dennis dopo Strings si è trasformata in fase di scrittura in un’avventura per ragazzi e con ragazzi, una folle discesa in un luogo dove le regole non esistono esistono solo le eccezioni, ispirata più alla filmografia di Spielberg e Donner che a Blair Witch Project o a The Descent, cioè l’horror a cui i due si sarebbero ispirati per ambientare il film in un sistema di caverne e popolarlo di creature che emettono versi e si muovono a quattro zampe.

Ne viene fuori un curioso ibrido tra, appunto, I Goonies con i viaggi nel tempo al posto dei pirati, qualche momento Blair Witch (utilizzato qui come produttore diegetico di spiegoni), inspiegabili ma efficaci inserti simil-horror e, nascosta da qualche parte, una riflessione sullo scorrere del tempo, l’entropia e l’estinzione della specie umana. Un film con più ambizione che soldi e più entusiasmo che buonsenso, che spreca fin troppo tempo a spiegarsi e riesce comunque a risultare troppo corto, come l’ombra di un’opera più vasta (e fatta con più soldi a disposizione) e universale; una potenziale bomba intellettuale che preferisce essere scema e divertente, e levarsi di torno molto presto, lasciandosi dietro una scia di confusione. In altre parole, è impossibile non volere almeno un po’ di bene a Time Trap a meno di avere un bidone dell’immondizia al posto del cuore.

 

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Il professore matto e i Goonies del discount

La doppia anima del film, che ribattezzeremo qui Blair Goonies Project, si manifesta fin dalle prime sequenze.

Da un lato c’è un professore di archeologia (Andrew Wilson) che è convinto di aver scoperto il luogo dove due escursionisti hippy, il cui legame con suddetto professore si scoprirà in corso d’opera, fecero perdere le loro tracce negli anni Settanta: è una caverna che il nostro eroe decide di esplorare in solitaria, armato solo di una torcia e di una telecamera.

Dall’altro ci sono gli assistenti del professore di archeologia (Jackie/Brianne Howey e Taylor/Reiley McClendon) che, non vedendo tornare il capo, decidono di andare alla sua ricerca, e lungo la strada arruolano anche una non meglio specificata amica di Taylor che potrebbe avere una cotta per lui (Cara/Cassidy Gifford) e di sicuro possiede un furgone, sua sorella tredicenne Veeves (Olivia Draguicevich) e il di lei amico Furby (Max Wright), un vlogger anch’egli tredicenne che sembra Chunk con i capelli lunghi (come fa peraltro notare anche Taylor, perché Time Trap è un film sottile e che non tira mai gomitate).

Ci sono modi migliori e più plausibili per assemblare un gruppo di adolescenti per un film alla Spielberg, ma quantomeno i cinque Goonies del discount si impegnano molto e sembrano divertirsi parecchio. Vale infine la pena far notare che anche tutti i membri di questo gruppo sono dotati di telecamera per filmare qualsiasi cosa accada loro, un rimasuglio narrativo di quando il film era ancora un found footage che finisce per diventare un modo per spiegare alcuni passaggi della trama che altrimenti (giammai!) rimarrebbero all’interpretazione dello spettatore.

La fonte di che?

Perché il grosso ostacolo che si frappone fra Time Trap e una promozione è proprio questo suo vizio di fermarsi ogni cinque minuti per fare il riassunto di quello che è appena successo, ripetendo dialoghi ed eventi da diverse angolazioni per assicurarsi che il pubblico sia a a bordo e non si sia fatto sfuggire nulla. È un segno di insicurezza e di scarsa fiducia nella storia raccontata, che procede così tra scatti e brusche frenate; è anche vero che ogni volta che accelera succede qualcosa di più assurdo e inaspettato della svolta narrativa precedente, ma non sempre l’attesa vale la candela se per avere un po’ di stimoli bisogna prima passare per dieci minuti di adolescenti che ansimano e si lamentano.

Time Trap subisce anche la sua condizione di racconto pieno di generiche “cose da spiegare”, talmente cervellotiche che è necessario descriverle e analizzarle e non limitarsi a farle succedere: stiamo parlando di un film nel quale ci sono i Neanderthal e i marziani, l’apocalisse e il flower power, la fonte dell’eterna giovinezza e la fine del mondo, il tutto raccontato entro i confini di un sistema di grotte dalla geografia non troppo chiara (o non euclidea, se preferite un’interpretazione più generosa) e popolato di creature di ogni sorta nonostante l’evidente carenza di una qualsiasi forma di cibo.

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A proposito di quel bidone dell’immondizia…

Tutto quanto scritto finora potrebbe suonare come una sonora bocciatura, ma vi assicuriamo che non è nostra intenzione – anzi. Con tutti i suoi difetti e le sue lungaggini, Time Trap è anche un film fatto con grande entusiasmo e la convinzione che la storia raccontata sia valida e i personaggi ben scritti e con i quali è facile empatizzare. Ed è un film che non si ferma mai, nemmeno di fronte ai twist più indiscutibilmente cretini, ma anzi procede dritto per la sua strada e raddoppia la posta a ogni puntata; davvero, è difficile descrivere il livello a cui arriuvano gli ultimi dieci minuti di Time Trap senza rivelare nulla, per cui lasciamo a voi il piacere di gustarveli e di farvi un’opinione su questo simpatico pasticcio.

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