Dopo l’accordo tra AMC e Universal Pictures, anche la catena cinematografica Vue Cinemas si dice disposta a ridurre le finestre distributive, o almeno a una flessibilità.

Il tema delle finestre è in discussione da anni, ma la pandemia e la crisi profondissima in cui è piombato l’esercizio in tutto il mondo hanno spinto l’acceleratore per trovare un punto d’incontro tra le richieste delle major e quelle degli esercenti.

Intervistato da Screen, Tim Richards, CEO di Vue (proprietaria anche della catena italiana The Space), ha spiegato:

Saremo assolutamente flessibili con le finestre. Probabilmente è una discussione che avremmo dovuto affrontare da tempo, ma sta avvenendo ora. Siamo disponibili a prendere in considerazione la riduzione delle finestre distributive. Non penso che arriverà mai il giorno in cui vi sarà un’uscita in day-and-date sia al cinema che On Demand di un film importante. Inoltre, non penso che adotteremo la soluzione di AMC (e cioè proiettare i film della Universal con una finestra di soli 17 giorni dall’uscita On Demand, con una condivisione degli incassi online).

Attualmente, per i film ad ampia distribuzione c’è una finestra concordata di tre mesi tra l’uscita in sala e quella online.

Richards riconosce poi che l’assenza di prodotto americano sta aprendo nuove opportunità ai distributori di prodotti locali e indipendenti (la catena è presente in numerosi paesi europei e a Taiwan):

Quando Bond è stato rinviato siamo rimasti spiazzati anche noi come tutti gli altri. Stiamo cercando di tenere i nostri cinema aperti il più possibile. Ma diventa sempre più difficile, con Hollywood che non fa uscire i suoi film. L’unico aspetto positivo è che i produttori, i registi e i distributori locali hanno scoperto di avere un’opportunità che non avevano mai avuto prima. In Germania, Olanda, Danimarca, anche in Polonia e Italia, il settore indipendente si sta precipitando a terminare i film per uscire sui nostri schermi, perché saranno a disposizione. Questo ci sta già aiutando. Non è un modello di business sostenibile a lungo termine, ma ci sta aiutando ad andare avanti in questo momento difficile.

Secondo Richards, il Regno Unito dipende da Hollywood molto più di altri paesi europei. Il mercato britannico, inoltre, al momento è menomato dalla chiusura della catena Cineworld / Picturehouse (che rappresenta circa il 30/35% degli incassi):

Non sono mai stato tanto sicuro della nostra industria di come lo sono ora, ho visto quanto il pubblico desidera tornare in sala. E ho visto il riconoscimento da parte degli studios dell’importanza dell’uscita in sala, per questo rinviano i film e non li fanno uscire online. La pandemia è arrivata dopo un anno con incassi da record. Siamo entrati in questa crisi da una posizione di forza. Torneremo in quella posizione rapidamente, appena la crisi sarà passata, anche grazie alla forza dei film che devono uscire. Mi preoccupa solo come arriveremo a quel punto. È probabile che senza l’aiuto dei proprietari delle sale, del governo e degli studios, la maggior parte degli esercenti non sopravviverà e lo scenario cambierà nel medio termine. In Cina il 20% dei cinema non ha riaperto, e penso che in Europa quello sia solo il punto di partenza.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

 

 

 

Classifiche consigliate