È arrivato lo scorso 23 ottobre su Amazon Prime Video Borat 2, anzi, Borat – Seguito di film cinema il film in cui, a quasi 15 anni di distanza dalla prima pellicola, Sacha Baron Cohen torna nei panni dell’iconico giornalista kazako. Come in Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan anche qua il geniale comedian britannico non impiega davvero il kazako quando parla in “lingua originale” e, più in generale, anche in Borat 2 vengono adottate lingue diverse quando i personaggi dialogano in originale.

Quando Borat e sua figlia si trovano nel loro villaggio natio, gli abitanti parlano in romeno, proprio come nel primo capitolo. Il discorso cambia quando a chiacchierare fra loro sono il baffuto Borat e il suo figlio “non maschio” Tutar. Cominciamo proprio da quest’ultima, interpretata dalla bravissima esordiente Maria Bakalova, attrice bulgara di 24 anni che, quando recita nei panni del suo personaggio, impiega proprio il bulgaro. Elemento, questo, che va a donare un tasso di assurdità ulteriore negli scambi fra lei e suo padre visto che Sacha Baron Cohen torna ad impiegare l’ebraico per dare voce al giornalista kazako. Cohen, lo ricordiamo, è figlio di Daniella Naomi, nata da ebrei tedeschi emigrati in Israele, mentre suo padre Gerald Baron Cohen (scomparso nel 2016) apparteneva a una famiglia di ebrei aschenaziti emigrati in Inghilterra.

La tipica espressione di Borat, Wa wa wee wa, che equivale sostanzialmente a “Wow!”, è un vero e proprio omaggio al comedian israeliano Dovale Glikman, protagonista dello storico programma comico Zehu ze. Prendiamo poi come esempio la scena in cui Tutar ingerisce accidentalmente il bambino decorativo sul cupcake. In quel frangente i sottotitoli della scena recitano “Stai bene?” anche se in realtà Borat sta dicendo un più diretto “Ayfo ha-tinok? – Dov’è il bambino?”, un gancio molto più pertinente al segmento successivo, quello in cui i due si trovano nella clinica pro-life della Carolina. Mentre si avvicinano alla struttura, l’attore dice “Baruch Hashem ma-she-hu yikra”, traducibile con “Qualcosa accadrà, ad Hashem piacendo”:  Hashem è uno dei nomi di Dio che vengono impiegati nell’ebraismo per evitare di pronunciare il suo nome, cosa vietata agli ebrei dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme.

Abbandonando le questioni linguistiche, in questo nostro speciale, vi abbiamo spiegato cosa c’è di vero, come ha fatto a girarlo e quali sono state le conseguenze di alcuni passaggi del film.

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