A pochi giorni dall’annuncio dell’agenda digitale da parte del governo italiano, alcuni degli esponenti più in vista di Confindustria Cultura Italia si sono incontrati per discutere sfide e idee per il futuro dei contenuti digitali. Film, libri e musica digitalizzata, conquistano uno spazio sempre maggiore sia commercialmente che nell’interesse degli utenti. Non è una novità ma finalmente qualcuno lo riconosce.

Il tratto più sorprendente del convegno è infatti come tutti gli operatori si dicano pronti a fare ammenda per il modo in cui hanno contrapposto la distribuzione online a quella tradizionale fino ad oggi, non avendone compreso il potenziale e i cambi necessari che l’avrebbero potuto sviluppare.

In particolare è Riccardo Tozzi, presidente Anica, a fare il discorso più esaustivo, che inizia con un annuncio atteso da molto tempo.

Entro la fine dell’anno partirà la piattaforma online per la vendita e il noleggio di film dell’Anica. Partiremo con un migliaio di titoli provenienti dai principali distributori italiani e la nostra pianificazione prevede di aggiungerne in breve tempo molti altri.

Dunque è alle porte l’inaugurazione di uno store per il cinema italiano che faccia sana concorrenza ad iTunes e che sia anche più fornito. Sia di novità che di titoli di catalogo.

Sono convinto che la rete sarà un grande strumento di ricavo per i nuovi film ma che soprattutto sarà il mezzo perfetto per valorizzare il nostro straordinario archivio. Negli ultimi 20 anni le giovani generazioni non hanno avuto dove guardare il cinema italiano del passato. La mia generazione aveva i cinema che facevano retrospettive, quella seguente la televisione ma quella di oggi non lo conosce e internet è perfetto per andare a servire i bisogni di nicchia. Il potenziale è enorme.

E qui si pone un altro problema annoso però, quelle delle finestre distributive, ovvero il fatto che un film, una volta uscito in sala non possa andare subito online o in home video ma ci sia un tempo che a norma di legge deve intercorrere affinchè lo sfruttamento in sala possa fare la sua corsa. Questo è reso oggi obsoleto dalla pirateria che non rispetta nulla e consente la fruizione di tutto e subito.

L’offerta legale dovrebbe tenere conto di tutto ciò, altrimenti rimarrà sempre un passo indietro anzi 3 mesi indietro all’offerta pirata e rischia di non essere più d’interesse una volta pronta.

Ma per la prima volta Riccardo Tozzi, al riguardo fa un discorso ponderato e molto complesso sulla materia.

Le finestre non possono essere liquidate come un problema. E’ sbagliato. E’ evidente che vanno riviste e questo deve accadere non appena partirà la nostra offerta legale. Ci sono molte contraddizioni nel sistema delle finestre e anche parametri obsoleti. Bisogna accorciare ma anche capire una cosa fondamentale che il cinema nazionale esiste perchè ci sono le finestre e perchè ci sono le sale e gli obblighi di investimento delle televisioni. Oggi il cinema italiano, nel nostro paese è arrivato ad avere una quota del 40% del totale, nemmeno in Francia la quota di prodotto nazionale è così alta! E’ un successo raggiunto anche grazie al fatto che le televisioni sono state obbligate a non essere solo compratori ma anche produttori e grazie al mercato delle sale che al momento vale 100 milioni di euro. Se li tagliamo fuori a favore di internet tutti questi fondi spariscono e non si produce più o almeno non più a questo livello e con simili risultati. Per questo non si può abbattere le finestre di colpo, occorre pianificare per bene uno spostamento, bisogna far posto alla rete ma in maniera ragionata senza perdere i ricavi che abbiamo maturato.

In tutta Europa domina la mentalità distributiva che però è perdente. Non abbiamo i mezzi della concorrenza, cioè degli americani, dobbiamo puntare su quello che possiamo e sappiamo fare meglio ovvero i contenuti. Se continuiamo a pensare di migliorare la tecnologia per veicolare contenuti altrui non siamo modernisti ma retrogradi.

Ma come iniziare a modificare il sistema delle finestre?

Innanzitutto esistono film che in Italia escono in sala ma è come se non uscissero. Stanno poco e in pochi cinema. Questi devono essere i primi a finire online, non come ghetto ma come luogo dove possono essere davvero visti. Il 40% dei film italiani e il 20% dei film stranieri sono praticamente invisibili. Devono essere i primi ad andare online e aiutati da un’azione promozionale forte che spieghi il fatto che sono in prima visione.

A dire il vero questo è già successo, la BIM assieme a Own Air hanno già mandato film di prima visione italiana in rete prima che al cinema o in contemporanea.

Tuttavia il fatto che questa volontà diventi programmatica e che sia pianificata ai piani più alti dell’industria culturale, cioè non solo dall’Anica ma di concerto con tutte le organizzazioni di categoria, sembra davvero il passo in avanti più importanti degli ultimi anni, che non a caso arriva in coincidenza di cambiamenti politici del nostro paese. Infatti è lo stesso Tozzi a chiudere spiegando come “nell’ultimo anno il nuovo governo si è dimostrato molto attivo e sensibile ai temi del cambiamento e soprattutto attivo. Credo sia un momento che vada sfruttato per poter finalmente fare qualcosa e cambiare”.