Cineworld, proprietaria della catena americana Regal Cinemas, non ha apprezzato molto l’annuncio di qualche giorno fa dell’accordo tra AMC Theatres e Universal Pictures secondo cui i film della major potranno uscire in digitale dopo soli 17 giorni di sfruttamento in sala negli Stati Uniti, previa la condivisione degli incassi dei noleggi digitali (che ammonteranno a 20 dollari al giorno).

Il CEO della catena, Mooky Greidinger, ha così commentato la notizia su Deadline:

Non vediamo come questo accordo possa avere senso a livello di business. Non conosciamo a pieno i dettagli, e siccome analizziamo ogni mossa all’interno dell’industria cinematografica, analizzeremo anche questa. Ma il pubblico deve sapere che il primo grande film della Universal non uscirà prima di sei mesi, quindi non c’è fretta. Tuttavia riteniamo che questa sia la mossa sbagliata nel momento sbagliato. Chiaramente, non cambieremo la nostra politica, e continueremo a proiettare nelle nostre sale solo i film che rispetteranno le finestre distributive tradizionali.

Tali finestre prevedono l’esclusività della sala per 90 giorni, dopo i quali un film può uscire anche online. Ovviamente queste finestre variano a seconda di accordi e del numero di sale in cui un dato film è distribuito (i piccoli film spesso hanno uscite in contemporanea in SVOD). Ma quello che Cineworld non vuole cambiare è il modello alla base di tutto, soprattutto in questo momento in cui i cinema sono in una posizione sfavorevole. È assolutamente possibile che Universal riesca a stringere un accordo anche con le altre catene cinematografiche, ma al momento le conseguenze del patto con AMC potrebbero implicare il bando dei film Universal da altre catene come, appunto, Cineworld.

Nel frattempo, secondo quando riporta Variety la stessa AMC ha iniziato a contattare gli altri studios offrendo condizioni simili per accordi simili: il 20% degli incassi del noleggio digitale (la catena chiede anche di tenersi il 2% in più dell’incasso in sala). Pare che nessuna major si sia dimostrata interessata, e in particolare Disney si sarebbe dimostrata molto scettica perché crede che accorciare le finestre possa ridurre i profitti in sala di grandi blockbuster per famiglie (una famiglia potrebbe trovare conveniente spendere solo 20 dollari per un noleggio, contro le decine di dollari tra biglietti cinematografici, popcorn ecc).

È chiaro che la stessa Universal non farà uscire in VOD dopo soli 17 giorni film che si stanno dimostrando dei grandi successi in sala: l’esperienza cinematografica è e rimane quella che genera più profitti. Il punto è che la major, trovando un interlocutore in AMC, ha rotto l’unità dei membri della National Association of Theater Owners iniziando a scardinare un sistema. È più un esperimento: il vero cambiamento ci sarà quando più major stringeranno patti simili con tutte le catene.

 

 

 

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