Prima che Guy Ritchie affidasse il ruolo di re Artù a Charlie Hunnam per il suo King Arthur: Il potere della spada, al lavoro sul primo episodio di una potenziale trilogia sulla leggenda arturiana c’era David Dobkin, che aveva pensato a Kit Harington per dare il volto al protagonista.

Era il 2011, la prima stagione del Trono di spade era appena uscita e non si era ancora rivelata un successo internazionale, ma Harington incarnava esattamente ciò che Dobkin cercava per il suo re Artù. Joel Kinnaman lo avrebbe affiancato nei panni di Lancillotto e il regista aveva già chiaro in mente un modello che avrebbe voluto seguire per il primo film del franchise: Batman Begins di Christopher Nolan:

Avevamo Gary Oldman per Merlino, stavo convincendo Marion Cotillard a interpretare Morgana, volevamo chiedere a Liam Neeson di interpretare Galahad. L’idea in generale era di replicare la formula di Batman: Christian [Bale] interpretava Batman circondato da grossi attori, con la storia a fare da padrona.

Sembrava tutto procedere liscio, ma poi, a un tratto, un cambio di rotta:

Quello era il progetto, e una volta che lo proposi alla Warner Bros. non ci furono opposizioni sul cast. Dopo aver mostrato gli screen test di Joel e Kit insieme, ottenemmo il via libera, ma un giorno dopo la divisione internazionale ci disse: “Non pensiamo di poter vendere il film con loro due”. La pressione si fece sempre più forte, avevamo già fatto sopralluoghi in Ungheria, avevamo ottenuto il via libera quindi eravamo pronti a partire. Avevamo il direttore della fotografia, Philippe Rousselot, lo scenografo…. era tutto pronto ma a un tratto la Warner Bros. internazionale ci impose uno stop, dicendomi che avrei dovuto trovare altri attori.

A quel punto Dobkin decise di concentrarsi su un altro progetto per cambiare aria: The Judge, con un emozionatissimo Robert Downey Jr. ansioso di girare il film. Quanto tornò sul blockbuster epico, le cose erano cambiate:

Joby Harold aveva scritto una nuova versione del film che era molto diversa dalla mia sceneggiatura, era completamente diversa anche se con le stesse premesse. Il mondo era occupato da queste forze del male, lui (Artù) cresceva in questo mondo oppresso e imparava a essere un uomo comune, perciò quando avrebbe estratto la spada non avrebbe creduto di essere il prescelto. Tutte queste idee erano nel film, ma era un film diverso. Non riuscivo a creare un legame con il nuovo materiale, ma Guy [Ritchie] invece ci riuscì. Trovai la cosa molto ironica visto che c’era appena stato un tira e molla anche per Operazione U.N.C.L.E.. Quindi sì, due film di fila che avrei dovuto dirigere io e che finirono per essere rivisitati da Guy e poi diretti da lui.

Dobkin ha definito tutta l’esperienza “struggente, perché amavo davvero quella sceneggiatura“. Il regista avrebbe voluto lavorare a una trilogia perché era l’unico modo per raccontare una storia simile, ma alla fine ha convenuto che è possibile che il pubblico non avesse interesse:

Un giorno forse tornerà in carreggiata, ma è dura perché Re Artù non ha mai fatto faville al botteghino sin da Excalibur del 1981. Ed è un mistero per me, un vero mistero. È uno dei personaggi più iconici in assoluto.

Re Artù

Cosa ne pensate? Vi sarebbe piaciuto vedere un film su re Artù con Kit Harington?

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