La webserie con Keifer Sutherland già fa soldi

(da GigaOM)

Neanche è cominciata che già è andata a pari. Si parla di The Confession, una webserie indipendente, prodotta da Digital Broadcasting Group e distribuita solo in rete su Hulu (piattaforma molto prestigiosa, con pubblicità e invisibile in Italia).

The Confession è un progetto ambizioso, in cui sono stati investiti molti soldi e con buoni partner, nonchè una star come Kiefer Sutherland e i dati delle visualizzazioni dei primi episodi già parlano di un ritorno economico pari all’investimento fatto.

Circa il 95% degli utenti ha visto gli episodi fino alla fine (durano tra i 6 e gli 8 minuti ma è comunque un dato forte) e sembra quindi che se il prodotto funziona i soldi da fare ci siano. Va infatti considerato che, passaggi su Hulu a parte, dalla serie poi sicuramente verrà tratto un format televisivo, usciranno i DVD e tutta quella serie di prodotti accessori che, visto che ormai è in pari, saranno solo che guadagno.

 

 

Video in mobilità, l’80% li vede Apple

(da FreeWheel)

E’ la società FreeWheel a presentare uno studio secondo il quale del totale dei filmati visualizzati su dispositivi mobili nel primo trimestre del 2011 ben l’80% sarebbe stato visto su prodotti Apple. Lo spaccato dice 20% iPad, 30% iPod e 30% iPhone. Ad Android ovviamente il residuo 20%.

Attenzione, però: se rapportati al totale dei video visualizzati quelli visti su strumenti mobili sono solo l’1%.

Le App non sono solo per telefoni, Samsung le porta nella tv

(da TheNextWeb)

L’ha lanciato a Febbraio 2010 in 120 nazioni ma già è arrivato a 2 milioni di download si tratta di Samsung App, l’app store di applicazioni per televisori Samsung. Televisori connessi ad internet ovviamente. Qui un’immancabile infografica.

Si parla di 100.00 download ogni 5 giorni, solo nel 2011. La più richiesta? Quella di YouTube.

L’iPad: come lo usa chi lo usa

(da Nielsen Norman Group)

bella infografica che è molto esplicativa ma i punti principali sono principalmente 3.

  1. L’iPad è condiviso. A differenza dell’iPhone gli utenti amano farne un uso familiare e lasciare che altri installino applicazioni o le personalizzino.
  2. I gesti da compiere per attivare determinate funzioni delle app non sempre sono comprensibili e soprattutto le istruzioni non servono a niente. Gli utenti tendono ad ignorarle anche quando sono grosse e prendono tutto lo schermo. Meglio avere delle piccole noticine accanto agli elementi che siano subito individuabili come “istruzione”
  3. Le attività più intraprese su pad sono controllo della mail, gestione dei social network, giochi e visione di video e/o film. Non risulta invece lo shopping, per il quale si predilige il desktop. Pare che gli utenti abbiano la percezione che il tablet sia meno sicuro.

Non solo tablet: il Nook

(da ThisIsMyNext)

E’ un eReader di Barnes & Noble. Gli eReader sono dispositivi solitamente in bianco che servono quasi unicamente a leggere eBook, cioè libri digitali. Non sono tablet, cioè non sono tipo l’iPad perchè fanno una cosa sola, ma la fanno benissimo. Non hanno uno schermo propriamente detto ma un display con tecnologia eInk, in sostanza l’impressione a guardarli è che sullo schermo ci siano delle parole appiccicate con lo scotch, invece è uno schermo vero. Chi li usa dice che sono straordinari, molto più riposanti per leggere rispetto ai tablet (perchè non sono retroilluminati).

Quello più famoso si chiama Kindle, è di Amazon e vende molto molto molto bene. Ora il Nook è il primo serio competitor e viene da Barnes & Noble che come Amazon è un sito che vende libri (e quindi anche eBook), la categoria più interessata alla diffusione del mezzo.

In confronto al Kindle, Nook è ancora più semplice ed essenziale. Prezzo: 139$. Sistema operativo? Una versione ad hoc di Android (che demoni quelli di Google, non gli scappa niente!).

Twitter compra TweetDeck per 30 milioni di euro

(da Punto Informatico)

Si tratta del primo investimento pesante da parte di Twitter ed è ancora ignoto quale sia il movente. TweetDeck è infatti un software utile a usare meglio Twitter. Cioè invece di fare ricerche, consultare i tweet, rispondere o direttamente twittare da twitter.com o dall’applicazione ufficiale, lo si può fare con il software di TweetDeck (disponibile per tutte le principali piattaforme). La differenza è che TweetDeck ha trovato un modo migliore di presentare il flusso di tweet, gestire diversi account e fare ricerche (funzione molto importante) tale da risultare, semplicemente più comodo. Ha sostanzialmente ottimizzato il servizio offerto da Twitter.

I numeri dicono che almeno 20 milioni di utenti scelgono TweetDeck e il software è la seconda fonte più importante di tweet dopo ovviamente twitter.com.

Come si anticipava però lo scopo dell’onerosa acquisizione non è ben chiaro anche se sicuramente ha a che vedere con i piani futuri della società.

Per il momento Tim Berners Lee, l’inventore del World Wide Web, fa sapere che a lui twitter non piace perchè svilisce le conversazione e spinge i pareri verso gli estremi. Mo’ ce l’ha detto.

Google Wallet è la carta di credito di G, e PayPal denuncia

(da Punto Informatico)

La tecnologia è stata annunciata e il progetto pure, tra poco tempo diventerà operativa. Si tratta di un sistema di mediazione monetaria attraverso Google, qualcosa di simile a quel che fa ora PayPal (che per l’appunto si è talmente riconosciuto da notare violazioni di segreti industriali), con in più un tocco di mobile.

In pratica Google Wallet chiede all’utente il numero di carta di credito e in cambio consente, attraverso un’app e una tecnologia (Near Field Communication) di pagare con qualsiasi device che monti Android. Esempio: mi reco in un negozio (fisico), compro e alla cassa passo il cellulare con Android o tiro fuori il mio tablet, digito una password e la transazione è andata. Ho pagato e i soldi mi vengono scalati, per l’appunto, dalla carta di credito collegata al mio Google Wallet.

Google fa sapere che Google Wallet al momento del lancio sarà accettato da diverse catene tra cui spiccano Subway, ToysRus, Peet's Coffe&Tea, FootLocker, Guess e Macy’s, nonchè viene lanciato assieme a Mastercard.

Come si accennava la cosa però non è piaciuta a PayPal che si occupa anch’esso di transazioni online e sostiene che da Mountain View gli abbiano rubato l’idea. E’ infatti accaduto che Osama Bedier, che per Google ha seguito lo sviluppo della tecnologia in questione, lavorasse prima a PayPal e sia passato quasi a sorpresa a Google dopo che la società gli aveva chiesto di contattare il motore di ricerca per sviluppare un sistema di pagamento associato ad Android. PayPal ha adito le vie legali con l’accusa di spionaggio industriale.

In più ora, come fosse una ripicca (ma l’accordo risale a molto tempo fa), PayPal è il sistema di pagamento ufficiale di Facebook.