Mediaset colpisce ancora, Libero.it condannato per i video

(da Punto Informatico)

La RTI già era riuscita a far condannare, sul suolo italiano, YouTube. Il celebre portale che ospita clip da spettacoli televisivi di tutto il mondo non era mai incappato nella scure della giustizia se non nel nostro paese, nel quale Mediaset è riuscita ad avere un responso positivo dalla giustizia ottenendo una condanna da YouTube.

Solitamente funziona che se il detentore di diritto d’autore vede un suo contenuto postato indebitamente su YouTube, può o aderire al programma Content ID in modo da essere remunerato ogni qualvolta qualcuno carichi una clip da esso coperta, oppure chiedere la rimozione. Fare causa non dovrebbe essere praticabile (nemmeno la Warner ci era riuscita) per il principio che YouTube non organizza i propri contenuti ma offre uno spazio, dunque non è in dovere di fare da controllore.

In Italia però non è così, e pure Libero.it è dovuto crollare sotto questo principio tutto nostrano e dunque dovrà pagare per aver consentito la pubblicazione sulla sua sezione LiberoVideo di clip da Grande Fratello, Cesaroni e Amici.

La motivazione della sentenza è stata che Libero.it non ha rimosso le clip nonostante le ripetute di richieste di RTI, il portale si è difeso però sostenendo che tali richieste fossero talmente vaghe e generiche da essere inascoltabili.

Quanto dovrà pagare? Al momento RTI chiede 250€ per ogni giorno di presenza di ogni video, dunque un totale di 100 milioni di euro, che saranno soggetti ad una nuova transazione giudiziaria per arrivare alla cifra definitiva.

Google TV: e ora cosa guardo??

(da GoogleTV Blog)

Uno dei problemi di tutto internet è la selezione del materiale. Di cose ce ne sono, il problema è trovarle quando le si vuole. E il video non fa eccezione, visto com’è sparpagliato in molte sedi diverse (YouTube, Vimeo, Dailymotion, Funny Or Die, Hulu, Netflix…) e non eccessivamente semplice da trovare, specie se non si è al computer.

E’ un problema bello grosso per le Google TV, cioè quei televisori che nascono con il collegamento ad internet al proprio interno e che, a fianco a tutto quello che un televisore normalmente consente di vedere, propongono anche la visione di video in rete.

Ecco allora che Google inventa Redux, un’app per le Google TV che si occupa di presentare il contenuto migliore. Ma se fosse solo una selezione non sarebbe nulla di che, Redux è conscio dell’esperienza dei vari Facebook e Twitter, social network che ci presentano contenuti che potenzialmente ci interessano a partire dai nostri contatti.

La sfida di Google quindi è riuscire a dare alla parte video di internet un’interfaccia non lontana da quella classica dei televisori, cioè con i canali su cui fare zapping.

Yahoo! è il primo a frugare tra le app

(da SearchEngineLand)

Seguendo l’idea che il mondo delle app di oggi è come il mondo della rete di ieri, Yahoo! dà il via ad AppSpot, una nuova funzione per cercare le applicazioni per sistemi iOS, Android e per pc.

Come si conviene ai motori di ricerca moderni i risultati di AppSpot saranno anche presenti in mezzo ai risultati di una ricerca tradizionale, tuttavia l’idea di aprire una sezione apposita è un segnale forte da parte di Yahoo! (che ci arriva prima di Google il quale è proprietario di un Marketplace per applicazioni, quello di Android). Il motore di ricerca una volta monopolista, poi scalzato da Mountain View, è da tempo in cerca di un’identità e forse la nuova era della rete che le App stanno aprendo potrebbe segnare per lui una seconda giovinezza.

Tutti copiano Nokia, Apple compresa, e ora pagano

(da Nokia)

Apple pagherà una tantum e poi anche periodicamente a Nokia perchè è stato stabilito che utilizza brevetti Nokia. Si è chiuso con questo accordo il lungo periodo di battaglia legale che ha visto i due giganti contrapporsi sul terreno della proprietà intellettuale.

E le cose sembravano essersi messe davvero male. Infatti dopo che Nokia nel 2009 aveva citato Apple per la violazione di almeno 10 brevetti Nokia con il suo iPhone, Apple aveva risposto con una controcausa in cui accusava Nokia di aver infranto 13 dei suoi brevetti e la società finlandese aveva risposto con un’altra causa ancora in cui non solo portava altri 7 brevetti violati da Apple ma sosteneva anche che questi non erano violati unicamente dall’iPhone ma da tutti i prodotti della mela.

Evidentemente a Cupertino sono stremati dalla battaglia legale e hanno deciso di patteggiare e pagare (ammettendo implicitamente una colpa) e pare anche non poco. Le cifre esatte non sono note ma nella nota stampa con la quale Nokia annunciava l’accordo era precisato che le entrate derivanti da questo patto avranno un significativo impatto sulle previsioni di introiti per la fine dell’anno.

Il pensiero ovviamente va a quell’altro accordo realizzato con Microsoft, sempre per un problema di brevetti infranti, che ammontava ad un milione di dollari. Nokia è in crisi e rimane a galla con i soldi degli altri.

I Chromebook in vendita anche in Italia

(da Digital.it)

Dal 28 giugno sarà possibile acquistare anche in Italia e in esclusiva su Pixmania i Chromebook fabbricati da Samsung per 400€ o 500€ a seconda che vogliate il modello solo WiFi o quello con anche potenzialità di connessione 3G. Un po’ come con gli iPad.

Ma Chromebook è un portatile a tutti gli effetti, con schermo da 12 pollici e tutte le potenzialità del caso ma basato sul sistema operativo ChromeOS, cioè non ha Windows, nè Mac Os X, nè Linux. Quando lo si accende parte direttamente Google Chrome, il browser, all’interno del quale si può fare tutto quanto dalla posta, all’editing testuale,fogli di calcolo, grafica, video ecc. ecc. Tutto con il browser, tutto in cloud computing.