Netflix deve chiedere scusa a tutti e si sdoppia

(da Netflix blog)

Da beniamino della rete a nemico in meno di un mese, Netflix ha fatto il peggiore degli errori e si è inimicato buona parte della sua base utenti che infatti l’ha mollato. Raramente era capitato un così subitaneo cambio di fronte.

Il motivo per il quale parliamo delle disavventure di un servizio di visione e condivisione video attivo solo in America (al momento) è perchè da quando è caduto Blockbuster è stato Netflix a sedersi sul trono dell’Home Video. Nato come scambio di DVD via posta ordinaria (ognuno compila una lista dei DVD desiderati che poi gli vengono recapitati via posta con la busta e l’affrancatura per rispedirlo nuovamente indietro) il servizo si è tempestivamente evoluto verso lo streaming online dei medesimi film (anche se il catalogo era un po’ più piccolo) per una cifra irrisoria. Il problema arriva quando di punto in bianco cambia la politica dei prezzi e la tariffa mensile di abbonamento per il servizio posta+internet schizza di colpo.

La società introduce il cambiamento senza particolari annunci e risponde male alle prime proteste. Da qui il disastro che ora ha conseguenze non piccole. Il CEO si è dovuto scusare pubblicamente in un video pubblicato online e la società (per rimediare) si divide in due. Netflix continuerà il business dei DVD via posta e la nuova Qwikster gestirà lo streaming dei film. Dunque società diverse e, ovviamente, abbonamenti diversi. Non un passo indietro ma il tentativo di far capire che siamo in mondi diversi.

La questione infatti è che da Netflix sono consci che i DVD moriranno e che quel business non può che andare lentamente verso la fisiologica fine. Meglio dunque scorporare e lasciare che l'altra parte benefici invece della nascente e fiorente possibilità dello streaming. Rimanendo come prima invece il supporto fisico avrebbe affossato le possibilità di crescita del business online.

L’84% dei navigatori italiani è social per un terzo del loro tempo online

(da Nielsen Blog)

L’istituto di ricerca Nielsen ha pubblicato un’interessante ricerca sul consumo che gli italiani fanno della rete e in particolare dei social network. Uno studio omologo fatto sugli Stati Uniti aveva dimostrato come l’80% degli utenti della rete usasse social network e (cosa più importante di tutte) il 48% di questi operasse le proprie scelte d’acquisto dopo essersi fatta un’opinione sui suddetti network. Quindi i social network come rete di persone variamente “affidabili” con cui consultarsi in caso di spesa.

In Italia è l’84% degli utenti a frequentare social network (con una quota importantissima che usa solo Facebook) e soprattutto in linea di massima questa utenza passa il 31% del proprio tempo online su questi network.

F8 Report #1 – Facebook, da flusso di attualità sempre più nicchia personale

(da VincosBlog)

Ha avuto luogo questa settimana l’F8, fiera-convegno in cui Facebook presenta ai suoi sviluppatori le novità che verranno. Gli annunci sono stati molti e molto interessanti, si diceva infatti già settimana scorsa che per Facebook questo è il momento più difficile, quello in cui la curva di adozione si stabilizza e occorre difendersi dai concorrenti (anche se settimana scorsa è trapelata la notizia che i ricavi di Facebook della prima metà del 2011 sono stati quasi doppi rispetti all’anno precedente raggiungendo i 500 milioni di dollari).

Timeline – Fino ad ora Facebook è stato focalizzato sul presente mentre adesso cerca di diventare anche un scrigno del passato. In sostanza si tratta di un’evoluzione del profilo che consentirà di vedere tutto quello che è stato postato e condiviso o utilizzato anche in passato, cioè si forma un archivio di ogni utente. Chiaramente il livello di privacy (cioè cosa si sceglie di mostrare a chi) è interamente personalizzabile.

OpenGraph – sostanzialmente si tratta di una novità per gli sviluppatori che si tradurrà in nuove tipologie di applicazioni. Adesso chi programma app per Facebook potrà fare in modo che queste interagiscano con i contenuti fruiti da altri utenti in tempo reale. Se ascolto un brano i miei amici possono saperlo in tempo reale, se vedo un video (per il momento solo attraverso Netflix e Hulu, servizi ancora non disponibili in Italia) o leggo una news la stessa cosa. A cosa questo porterà dipenderà dall’uso che i programmatori indipendenti sapranno farne, ma come innovazione è grossa. Solo a pensare quello che si può fare con i giochi scoppia la testa. Ancora di più sarà facile per applicazioni esterne a Facebook comunicare con Facebook, il che vuol dire che (se lo voglio) potrebbe risultare sul mio profilo che sto giocando alla Playstation 3.

Il succo per Zuckerberg è cercare di portare tutto dentro il suo social network, anche quello che gli è estraneo ed avulso. Chiunque abbia un’applicazione, un gioco o un software può, se lo vuole, non implementare una parte “social” (quindi amicizie, commenti ecc. ecc.) ma appoggiarsi a Facebook dove tutti già hanno amici e un profilo curato.

Per chi si chieda in fondo quale sia il senso di tutto questo o perchè andare a recuperare contenuti vecchi per ogni utente può tornare utile questo grafico di Business Insider in cui si capisce quante foto siano presenti su Facebook rispetto ad altri servizi come Flickr che si dedicano unicamente allo stoccaggio e pubblicazione di foto personali.

F8 Report #2 – Facebook e Spotify, alleanza inedita

(da GigaOM)

Uno dei corollari dell’annuncio fatto da Facebook al’F8 (quello della musica che può essere condivisa tra utenti grazie al funzione di ascolto in tempo reale) è la nuova posizione nell’ecosistema mediatico di Spotify.

Spotify è un servizio musicale presente in alcuni paesi (no, l’Italia non è tra questi) che consente di ascoltare musica in streaming gratuitamente con qualche interruzione pubblicitaria. Insomma uno dei molti operatori nel nascente business della musica online ma non tra i maggiori (i suoi numeri fanno ridere rispetto ad iTunes). Nell’annuncio all’F8 però Spotify era in prima linea, il suo CEO era sul palco e rispetto a lui gli altri servizi “convenzionati” con il social network erano solo icone nello sfondo. Spotify avrà una partenership di valore e quindi accesso ad un bacino utenti mostruoso. La cosa cambia tutto l’equilibrio e qualora avesse successo, potrebbe provare che un modello di business diverso da iTunes (che prende una canzone e te la vende) è possibile.

F8 Report #3 – Facebook è il tuo nuovo giornale

(da Facebook Blog)

Forse hanno preso ispirazione da Flipboard (l’app per iPad che prende il vostro flusso Facebook e Twitter e lo organizza visivamente come fosse un giornale), fatto sta che il prossimo cambio che il “news feed” di Facebook subirà sarà relativo al tempo in cui non ci si è connessi. C’è chi controlla ogni giorno e chi non si connette per una settimana, a queste due tipologie di utenti Facebook vuole parlare diversamente così ora il software terrà conto di quando è stata l’ultima volta che vi siete connessi e vi proporrà nelle “notizie più popolari” le più popolari nel periodo in cui non avete controllato e non solo le più popolari dell’ultima giornata.

Questa novità parte dall’idea che se gli aggiornamenti o i link sono “notizie” allora non vuoi perderti nulla di quello che è successo e la loro importanza non è determinata solo dal quando sono avvenuti ma da quando li hai letti tu.

Google Wallet promette di cambiare il modo in cui paghiamo nel mondo reale

(da Punto Informatico)

E’ partito Google Wallet, il progetto che si propone di scalzare PayPal come intermediario delle transazioni economiche ma soprattutto che mira a spostare quel lavoro di velocizzazione e semplificazione dell’acquisto che PayPal fa online anche nel mondo reale. Ovviamente attraverso gli smartphone con Android.

Funziona così: si comunicano a Google Wallet i dati della propria carta di credito una volta sola all’iscrizione, lui li memorizza e li “gestisce”. Poi quando si deve comprare qualcosa online si fa semplicemente login con il proprio account Google (se non lo si è già fatto durante la navigazione) e si preme “Paga”. Fine. Nessun ulteriore controllo o step da superare (come invece avviene quando si paga con carta) perchè Google Wallet si fa garante. Ma il bello viene nel mondo reale. I possessori di cellulare Nexus S 4G (per il momento solo questo modello è abilitato ma altri ne arriveranno) possono scaricare la app di Google Wallet e pagare semplicemente apponendo il cellulare vicino al POS presente nel negozio, come quando si passa una tessera magnetica vicino ad un tornello. E il pagamento è fatto.

Ad ora il servizio è disponibile solo con l’operatore statunitense Sprint e con le carte di credito Mastercard. A breve arriveranno altri carrier (altri paesi) e altre carte di credito come Diners, Visa e American Express. Inoltre perchè si possa usare Google Wallet ogni negozio in cui si desidera sfruttare il servizio dovrà avere un apposito POS, cioè una macchinetta che riceva il segnale. Tutte limitazioni momentanee che saranno facilmente sormontabili qualora il servizio cominci a riscuotere successo.

Qui un video che illustra tutto.