YouTube apre canali e finanzia le star di Hollywood

(da AllThingsDigital)

Nel continuo sforzo di miglioramento del livello qualitativo dei propri contenuti la dirigenza di Google sta proponendo un’offerta interessante agli agenti di alcune tra le principali celebrità dello spettacolo di Hollywood (i nomi ovviamente non sono ancora disponibili).

L’offerta consiste nel creare un canale personalizzato aperto a contenuti originali. Quindi non un canale da infarcire di clip di vecchi show o film, ma un canale da infarcire di produzioni per la rete. In cambio della creatività profusa, YouTube darà ad ogni canale 5 milioni di dollari di finanziamento più diversi spazi in home. La pubblicità di contro andrà tutta unicamente a YouTube fino a che gli introiti non raggiungano i 5 milioni di dollari, fino a che dunque non sia andato in pari, da lì in poi si farà 50 e 50.

Ovviamente il copyright di ogni prodotto rimarrà al tenutario del canale alla scadenza del contratto con Google (che inizialmente avrà durata triennale), anche se YouTube riserva per sè 12 mesi di esclusiva, ovvero per un anno dalla data di pubblicazione nessun altro medium potrà trasmettere quel contenuto.

YouTube ora su Cubovision

(da ADNKronos)

Avevamo già dato notizia del fatto che i televisori Samsung avrebbero incoporato un’app di Cubovision, cioè che il device di Telecom Italia intendeva essere servizio e non solo tecnologia. Ora arriva una notizia speculare, ovvero che Telecom ha chiuso un accordo con YouTube per incorporare i video in HD del grande aggregatore nel suo cubo.

La trattativa non dev’essere stata facile, visto che i due colossi non si sopportano molto e in passato uno ha citato l’altro per la solita “violazione di copyright” ma tant’è.

Era vero, Apple ha annunciato l’iCloud ma la musica si paga

(da Webnews)

Lunedì scorso, come previsto Steve Jobs ha annunciato il servizio iCloud, che dall’autunno sostituirà MobileMe, il quale ha avuto poca fortuna.

Si tratta di dare a qualunque utente uno spazio online di 5Gb in cui archiviare servizi, programmi e dati. Su iCloud si potranno mettere applicazioni (così che tu non le debba riscaricare su ogni device) al pari di file o eBook ma non musica o cinema. Per i dischi, le serie e i film bisognerà pagare. Inizialmente il servizio sarà attivo solo per la musica: costerà 25 dollari l’anno e si baserà su tecnologia Music Match.

E proprio Music Match pone parecchi interrogativi, molti l’hanno definito un condono della pirateria perchè invece che caricare i propri file online uploadandoli, per poterli poi ascoltare da qualsiasi device connesso ad internet come accade con il servizio di Amazon, Music Match riconoscerà i brani nella libreria dell’utente, segnerà cosa ognuno ha già e gliene consentirà l’ascolto attingendo alla libreria iTunes. Ciò significa che un brano scaricato illegalmente sarà riconosciuto da Music Match che consentirà all’utente di ascoltarne la versione legale.

Ma quanti ascolteranno quanto? La ricerca Music With Me dice molto poco, perchè in media un utente di iTunes effettivamente ascolta solo il 20% della propria libreria. Ma l’ascolto di tutto quel che si possiede non è mai stato una priorità, la questione è avere la disponibilità di ascoltare quel che si vuole.

Attenzione però il vero cuore dell’annuncio di Apple non è tanto il fatto della sincronizzazione musicale ma dell’interoperabilità di applicazioni tra piattaforme. Se per Google la cloud passa attraverso il browser (cosa che per certi versi è un limite), l’idea di Apple è di farla passare per un centralino unico che consenta davvero lo sfruttamento di medesime applicazioni su piattaforme che vanno dal computer di casa, al tablet al cellulare.

Nintendo fa un salto evolutivo con la nuova Wii U

(da Fortune)

Alla fiera dei videogiochi la Nintendo ha presentato la nuova versione della sua console di videogiochi dal successo dilagante. Sia chiama Wii U e ha come caratteristica fondante quella di unire controller da console a tablet con una logica già sperimentata sul DS.

La particolarità che ha dato successo alla console portatile Nintendo DS infatti è il doppio schermo, il fatto di aprirsi come un piccolo portatile e avere su entrambi i lati uno schermo. Uno è per vedere l’altro per interagire tramite pennino.

Ora con Wii U la Nintendo mette uno schermo nel controller, allargandolo e portandolo a somigliare ad un tablet. L’obiettivo primario sono i giochi, quello secondario le applicazioni. E’ infatti stato spiegato che con Wii U non si giocherà soltanto ma si potranno consultare mail, usare Facebook, vedere foto e chi più ne ha più ne metta. Insomma la Nintendo mette sui divani delle case un nuovo oggetto dalla forma e dall’interazione del tablet che consente (almeno all’inizio) le funzioni più importanti dei tablet e in più è parte di una console di videogiochi attaccata alla tv (e quindi potenzialmente foriera di film in noleggio da internet e altri servizi).

L’Huffington Post più letto del New York Times

(da ChartOfTheDay)

In sei anni hanno battuto un giornale vecchio di cento. L’Huffington Post è il più importante giornale generalista che sia nato in rete, è l’equivalente dei quotidiani ma non ha mai avuto un corrispettivo di carta, nasce subito digitale e nasce con le caratteristiche di una testata per internet, mentre i giornali di carta nelle loro versioni online cercano sempre di tradurre i meccanismi del vecchio giornalismo. Gli equivalenti italiani potrebbero essere IlPost.it o Giornalettismo e se loro dovessero superare Repubblica.it non oso immaginare gli scandali e le levate di scudi.

Con un lavoro acuto, certosino e non di meno spietato, come hanno testimoniato le recenti polemiche dei blogger del gruppo, l’Huffington Post (come si vede dal grafico) è ora più letto del New York Times con più di 35 milioni di visitatori unici al mese, forse grazie anche alla recente acquisizione da parte di AOL.

Davanti a sè adesso ha i colossi dell’internet americano come CNN News o Yahoo!News che fanno circa 70 o 80 milioni di visitatori unici ogni mese.

Panico! Facebook riconosce gli utenti nelle foto

(da Facebook)

La consueta mossa arrogante di Facebook ha generato il consueto polverone di polemiche che non tengono conto di leggi, costumi e morale.

Si tratta della nuova tecnologia implementata da Facebook e inclusa di default per quasi tutti gli utenti (il servizio lo stanno attivando a scaglioni, non tutti ne usufruiranno subito) che fa sì che nel momento in cui si va a taggare una foto il sistema interpreti i volti nelle foto stesse e, basandosi sui tag già fatti dall’utente in passato, suggerisca il nome delle persone ritratte. Funzione indubbiamente comoda in caso di foto con molte persone dentro.

La polemica è ovviamente relativa al fatto che Facebook invade la privacy, la verità è che l’unico problema è il modo in cui il social network introduce queste novità, cioè senza dire nulla a nessuno e includendo tutti di default. Si può infatti non usufruire del servizio, ma bisogna specificarlo nelle impostazioni alla voce "Privacy -> Elementi condivisi dagli altri -> Suggerisci agli amici le foto in cui ci sono io". Mentre dovrebbe essere il contrario, cioè l’opzione dovrebbe essere disattivata per tutti di default e da attivare.

Ma non c’è violazione di nulla nella tecnologia in sè. Nonostante quel che dicono anche all’unione europea non ci sono estremi di denuncia (il sistema non impone nè fa automaticamente nulla, ma suggerisce) nè tantomeno c’è un effettivo controllo sulle persone. Nessuno si preoccupa di come Telecom Italia possa effettivamente ascoltare le telefonate di tutti, ma tutti si preoccupano di Facebook che, usando tecnologie che funzionano per algoritmi matematici, riconosce i pixel che formano un volto in una foto. Non c’è nessuno che controlla, guarda o riusa quelle informazioni, ma un programma che in maniera automatica e anonima gestisce pixel.

Letture del weekend

Perchè i giornali a pagamento online non funzionano – Un articolo che cita molte fonti diverse sostiene che anche nei casi migliori i paywall fruttano quello che perdono (potete leggerlo, in inglese, su GigaOM).