Esistono due realtà parallele. In una viviamo noi e in un’altra la maggior parte delle persone che il cinema lo fa e lo distribuisce. Essendoci quest’incolmabile distanza spesso i secondi non riescono bene a comprendere i desideri dei primi, alcune volte li centrano perchè sembrano intuire qualcosa o magari replicano meccanismi che hanno funzionato in passato, ma in linea di massima le loro azioni ci risultano il più delle volte incomprensibili e non possiamo che spiegarcele ammettendo che vivono in un’altra realtà, una che non somiglia alla nostra e in cui internet non è mai stato inventato.

L’ultimo caso è questa straordinaria polemica messa in piedi dagli esercenti delle sale.

Succeda quel che succeda domenica sera durante la consegna degli Oscar, La Grande Bellezza tornerà giustamente in sala (in realtà non se n’è mai andato realmente ma dopo la cerimonia aumenteranno le copie), com’è logico che sia. Tuttavia Canale 5 ha deciso di trasmettere il film il 4 marzo, due giorni dopo la premiazione.

Lionello Cerri dell’Anec (associazione esercenti cinematografici) ha rilasciato diverse dichiarazioni contro l’evento, poichè a suo parere questo passaggio televisivo potrebbe tradursi in una “forte attenuazione del potenziale cinematografico”. Logicamente i proprietari di sale si preoccupano che la televisione possa sottrargli quell’incasso di ritorno dalla cerimonia. Sostanzialmente, dicono, che lo rimettiamo a fare in sala se la televisione lo manda gratuitamente?

Questione seria e diatriba che sicuramente era il caso di fare. Almeno nel 1997 o forse ancora nel 2005, ma oggi, almeno nella realtà in cui vive la maggior parte degli spettatori, non ha nessun senso.

 

 

La Grande Bellezza è in noleggio home video circa da ottobre, il che significa che da quel momento è in qualità Blu-Ray su internet, anche a 1080p, gratis. Sono mesi che il film di Sorrentino è sui giornali, mesi in cui raccoglie premi a destra e manca, scatena editoriali e fomenta discussioni, mesi in cui genera curiosità (di essere visto o essere rivisto) e, lo ripetiamo, è disponibile a pagamento e anche gratuitamente online. Addirittura (pensa te alle volte la vita!) è già passato in rete anche legalmente presso la piattaforma di Mediaset (società parente di Medusa che ha co-prodotto il film).

Il passaggio in sala non è solo doveroso ma probabilmente molto proficuo, poichè avrà il sapore dell’evento culturale (se legittimato da un premio), l’occasione quasi imperdibile di vedere un film che ha spopolato all’estero e via dicendo con tutte le consuete motivazioni di acquisto di un biglietto cinematografico. Insomma il classico evento che, per chi è interessato, non è sostituibile dalla visione domestica. E che danni dovrebbe provocare un unico passaggio televisivo ad un orario ben determinato quando lo stesso film è online on demand, visibile a tutte le ore, in tutti i momenti da mesi e mesi, addirittura anche in qualità superiore?

Che ci sia ancora un pubblico che ignora i meccanismi della rete non ci sfugge di certo e che quel pubblico possa essere catturato da un passaggio su Canale 5 è anche una verità, ma guardando la questione dall’alto, quanto vale la pena creare una polemica, arrabbiarsi, far uscire articoli riguardo questo passaggino che ruba una certa fascia di spettatori quando ce n’è un’altra immensa che sono mesi che ce l’ha a disposizione? Che metafora della nostra situazione è questo correre appresso al furto di alcuni spettatori estranei a ciò che è moderno (legale o meno) senza considerare tutti gli altri? In che realtà vive questa gente pronta a mettere di nuovo in sala (e giustamente) un film che è in rete da mesi ma scoraggiata da un unico passaggio televisivo?