Fonte: Forbes, Nikki Finke, THR 

Hollywood è in recessione come l'intera economia americana, e così non c'è niente di meglio che pensare a riorganizzazioni e fusioni, anche solo in via ipotetica (ma sul lato pratico pochi giorni fa Time Warner si è separata da AOL, una mossa attesa addirittura da anni dopo la fusione di dieci anni fa).

In un articolo su Forbes Mario Gabelli, noto investitore, si è messo a speculare sulla possibilità che la Paramount Pictures abbia intenzione di fondersi, nel giro di qualche mese, con la Sony Pictures o la Universal Studios.

Oggi come oggi ci sono sette o otto compagnie cinematografiche. Nel giro di sei mesi o un anno avverrà un consolidamento nell'industria a causa dei costi di produzione, stampa e pubblicità del cinema, il tutto favorito dai benefici della globalizzazione.

in realtà, l'ondata di consolidamenti è già iniziata da qualche mese, e in realtà avviene da tempo: dalla Miramax (che è stata assorbita dalla Walt Disney Pictures) alla New Line Cinema (assorbita un anno fa dalla Warner Bros.), fino alla recentissima chiusura o assorbimento di Paramount Vantage, Picturehouse, Warner Independent e Fox 2000.

paramountTuttavia i consolidamenti di cui parla Gabelli sono su scala molto più imponente, anche se stupisce che il finanziere parli proprio della Paramount, che non sembra godere di problemi particolari quest'anno: è la seconda major come incassi americani finora, dopo la Warner. Certo, andrebbero considerati i profitti veri e propri: un flop come quello di Land of the Lost è una batosta niente male, per non parlare degli incassi internazionali di Watchmen o del fatto che dovrà dividersi una bella fetta del successo di Transformers 2 con la DreamWorks. Inoltre, spesso certi rumour (in particolare in campo finanziario) hanno un fondo di verità, ed è assolutamente plausibile che negli ambienti della Viacom si stia discutendo di questa ipotesi proprio ora. Mesi e mesi prima che l'accordo di fusione tra MGM e Sony venisse annunciato, già si parlava della cosa.

In realtà, i veri problemi a Hollywood sono a livello di produzione. Gran parte della major, rivela Nikki Finke, si trovano con l'acqua alla gola a causa della stretta del credito, e hanno sospeso qualsiasi investimento a livello di produzione almeno fino a settembre (è un po' quello che sta accadendo in moltissimi altri settori: si sospende tutto sperando che a settembre la crisi sia passata, per quanto questo possa essere un atteggiamento un po' sciocco).

Secondo la Finke, la Disney sta dicendo a gran parte dei propri produttori esecutivi di non avere soldi per lo sviluppo e quindi l'acquisto di sceneggiature o nuove produzioni è sospeso almeno fino a settembre, quando i prestiti verranno ridiscussi. Le altre major non sono messe meglio: la MGM sta combattendo per sopravvivere (da tempo è in corso la ridiscussione del suo debito); la Universal e la Warner hanno cancellato la produzione di alcuni film rischiosi (tra cui Akira) e svilupperanno poco nei prossimi mesi. Le uniche che sembrano non avere problemi, a livello produttivo, sono Fox e Sony.

Tutta colpa delle banche, insomma, perché secondo una analisi pubblicata dall'Hollywood Reporter l'industria cinematografica non dovrebbe vedere cali nei prossimi anni, anzi: si prevede un incremento del 3.4% degli incassi, con un aumento anche per la tv e l'intrattenimento multimediale: +5,4%. Ma il vero boom sarà quello del mercato dei videogame, che sembra non conoscere crisi: Stati Uniti e Canada genereranno una crescita del 6% negli incassi del settore nei prossimi cinque anni. Numeri da capogiro: dai 17.2 miliardi di vendite nel 2009 si passerà ai 21.6 miliardi nel 2013. Ora di allora, l'industria dei videogame sarà tre volte più grande di quella della musica, i cui profitti caleranno del 4% all'anno fino al 2013.

Tra i motivi del successo instancabile dei videogame il fatto che pagando una volta si possa godere di ore e ore di divertimento. Il settore si sta consolidando negli ultimi anni, diffondendosi anche tra fasce generazionali trasversali. Può darsi che la vera scossa all'industria cinematografica la stia già dando il mondo dei videogame, prima ancora della crisi economica…

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