Ci siamo accorti di lui quando non riuscivamo a toglierci dalla mente quel giovane Alan Turing alla scoperta della sua omosessualità tra bullismo altrui e propria crescente genialità nei flashback di The Imitation Game (2014). Quel giovane attore, così bravo da ricevere i complimenti personali di un certo Benedict Cumberbatch (l’Alan Turing adulto di The Imitation Game, Nd.R.) si chiama Alex Lawther, inglese appena ventenne apprezzato anche in un bel film della sezione Alice nella Città della decima edizione della Festa del Cinema di Roma. Ci riferiamo a Departure di Andrew Steggall in cui Alex è Elliot, adolescente inglese in preda ai primi forti impulsi sessuali durante una problematica vacanza in Francia in compagnia solo della mamma ormai prossima al divorzio. E’ il primo ruolo da protagonista, e un altro personaggio gay, per colui che secondo alcuni critici e produttori del suo paese potrebbe diventare presto un attore molto, molto importante. Dopo The Imitation Game e Departure, Alex ha partecipato al pilot della possibile serie tv Virtuoso diretto dall’Alan Ball premio Oscar per la sceneggiatura di American Beauty (1999). Questo è il resoconto della nostra intervista in esclusiva per BadtTaste.it con quella che anche noi pensiamo possa diventare una delle future promesse del cinema britannico. E non solo.

 

Come hai costruito il personaggio di Elliot?
Quando ho letto la sceneggiatura mi sono subito accorto che la scrittura di Steggall era così… chiara e precisa e ricca di dettagli che non ho avuto molta difficoltà a cominciare a lavorare alla costruzione del personaggio. Ho avuto un’idea chiarissima di come dovessi interpretare Elliot. Ho parlato poi con Andrew dei libri che Elliot aveva letto e dei film che amava. L’ultimo tassello per terminare il quadro del personaggio è stata la location francese e l’interazione con la mamma interpretata dalla grande Juliet Stevenson.

I gesti di Elliot sono spesso in contrasto con le sue parole. L’ho trovata una scelta molto raffinata. Una sorta di rivelazione agli occhi dello spettatore del suo subconscio. Come hai lavorato a livello gestuale?
Ho passato molto tempo con un regista che Steggall aveva chiamato solo per i movimenti del personaggio. Abbiamo giocato con l’idea che Elliot fosse un piccolo cervo e infatti il cervo è citato in una conversazione con il ragazzo francese desiderato dal mio personaggio. Abbiamo pensato alla coscienza di un cervo, agli occhi di un cervo e alla paura di un cervo. Elliot si guarda spesso attorno e ha movimenti… scattanti. Elliot sente anche un’enorme pressione addosso e soffre il peso del divorzio che i suoi genitori stanno vivendo. Quindi le spalle dovevano essere ogni tanto essere curve e schiacciate da un macigno. Queste idee hanno costruito la fisicità del personaggio.

C’è l’idea un po’ del “grand tour” dell’inglesino represso che nel continente europeo subisce la sensualità del cibo, del clima e della maggiore espansività di noi continentali?
Certamente. Elliot in Francia è diverso dall’Elliot in Inghilterra. In Francia è pronto ad esplorare la sensualità della vita. E’ vero… c’era certamente questa idea vicina al mito del “grand tour”. La Francia è un catalizzatore e l’ambiente francese è molto importante… il linguaggio soprattutto. La lingua francese è estremamente sensuale. E’ vero… c’è certamente questa idea dell’inglese come isolano freddo e represso in contrasto rispetto a voi latini.

C’è un momento in cui Elliot vuole parlare forzatamente francese e si sforza come se quella scelta fosse propedeutica al suo viaggio di esplorazione sessuale. Sei d’accordo?
Assolutamente. Quando sei uno straniero… sei libero e non sei più circondato da gente che ti conosce. Il problema di Elliot è quello di voler scappare e la soluzione per lui è poter recitare un ruolo che in famiglia non potrebbe mai rivestire. La lingua, la giacca da soldato francese con la quale va sempre in giro… ogni cosa per lui è come un attrezzo scenico per poter finalmente proiettare un’immagine diversa di se stesso al mondo. E’ un film su una grande fantasia di fuga.

Dicci qualcosa di te Alex. Qual è la tua formazione attoriale? Da dove vieni?
Vengo dal profondo sud dell’Inghilterra e a sedici anni ho cominciato a lavorare in teatro. Non sono strutturato dal punto di vista scolastico. Ho un’idea del processo attoriale… come di una continua scuola attraverso le differenti parti che posso recitare. Sono sempre in movimento. Peter Brook ha detto che le scuole di recitazione devono fornire a un attore l’ambiente giusto per crescere e modellare il suo percorso di continua mutazione. Io non ho frequentato nessuna scuola ma spero che i miei impegni professionali, che siano teatro o cinema o tv, possano diventare quell’ambiente utile alla mia formazione di cui parla Peter Brook.

Non hai paura di essere ghettizzato come il giovane attore inglese che sa fare benissimo il “ragazzo gay sensibile” dopo la formidabile prova come giovane Alan Turing di The Imitation Game e questo tuo primo ruolo da protagonista con l’Elliot di Departure?
Potrebbe essere… ma per fortuna non sta accadendo! Sono fortunato. Ho potuto già recitare in ruoli molto diversi soprattutto a teatro… e comunque trovo il giovane Alan Turing e il giovane Elliot… due ruoli completamente diversi l’uno rispetto all’altro anche se sì… la sessualità è per entrambi la stessa. Capisco perfettamente che vuoi dire e comunque ti tranquillizzo… non sta accadendo. Mi offrono anche parti di insensibili eterosessuali!

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