Non conosco mezza parola di ungherese, ma non impiego molto a capire una cosa: quello che sta fuoriuscendo dalla bocca dell’autista dell’autobus è un fiume in piena di fantasiose volgarità, imprecazioni e profanità.

E come dargli torto?

Il pomeriggio precedente, quello in cui sono arrivato a Budapest, c’era un sole che spaccava le pietre e una temperatura di quasi 30 gradi.

Oggi, nella prima giornata sul set di questo nuovo Terminator ancora senza titolo, la pioggia batte incessante e prepotente dalle prime ore del mattino. Un problema relativo finché ci trovavamo sulle strade della capitale ungherese e delle aree limitrofe. Una magagna ben più grande nel momento in cui il guidatore di cui sopra si è ritrovato a condurre l’importante vettura turistica in una strettissima stradina di campagna condita da buche grandi come il debito pubblico dello stivale che termina nella vallata, trasformatasi in pantano, in cui la produzione del blockbuster ha allestito il campo base di questa porzione di set in esterni.

Se volete avere un’idea della situazione, andate a riguardarvi su YouTube un qualche video di un Glastonbury Festival post-diluvio universale.

La fangosissima valle, piena zeppa di TIR, roulotte, attrezzature e tendoni che, a fine giornata, dovranno essere portati via con non poche difficoltà, è circondata da una fitta vegetazione che ricorda molto da vicino quella delle zone montuose del Texas dove, nell’illusione del grande schermo, le protagoniste della pellicola incontreranno una vecchia conoscenza della saga creata da James Cameron: il T-800 di Arnold Schwarzenegger. Da qualche parte in mezzo a un bosco che purtroppo, per questioni di sicurezza visto il maltempo, non possiamo visitare, c’è una baita in cui il leggendario Schwarzie, Linda Hamilton, Mackenzie Davis e Natalia Reyes stanno girando chissà quale scena del film.

Veniamo condotti sotto a un gigantesco tendone, con il tragitto a piedi che si trasforma in una vera e propria gincana per evitare pozzanghere più simili a piccoli stagni e quelle porzioni di terreno più fangose pronte ad accogliere il piede in uno spiacevole abbraccio marrone che sarebbe arrivato tranquillamente fino al malleolo.

Ci riscaldiamo, chi con un caffé chi con un té, e facciamo una seconda colazione.

Approfittando della distrazione generale, comincio a osservare la disposizione a ferro di cavallo dei tavoli e prendo posizione vicino alle sedie che, secondo il mio sesto senso, sarebbero poi state occupate dai e dalle talent.

Come Gandalf, tendo ad avere buon naso per queste cose.

E quando le attrici del film arrivano per chiacchierare insieme a noi della stampa internazionale, Linda Hamilton, con addosso il costume di scena, si siede vicino a me dandomi subito una pacca di benvenuto sulla spalla. Accanto a lei, in ordine, Mackenzie Davis con le sue vistose cicatrici di make-up e Natalia Reyes.

Si comincia.

Perché hai accettato di tornare nei panni di Sarah Connor?

LH: È stata una proposta che mi ha fatto pensare parecchio, per settimane e settimane. Non è stata una decisione immediata, ma col tempo ho sviluppato una certa curiosità sul dove potesse essere Sarah Connor 26, 27 anni dopo il secondo Terminator. Poi, chiaramente, c’è James Cameron. La sua assenza è stato il motivo principale che ha motivato la mia scelta di non partecipare agli altri film. Secondo il mio modesto parere è lui la forza creativa di questa saga. Poi perché mi piace lavorare, quindi dopo tutta questa serie di considerazioni ho detto “Ok, ci sono”. È un personaggio che ha attraversato l’inferno, è bello da interpretare. Ma non è semplice.

È stato interpretato anche da altre attrici. Hai seguito le loro performance?

LH: Generalmente no. Non ho visto il film con Emilia Clarke, ho visto un solo episodio della serie tv. Ho sinceramente augurato loro il meglio, non mi sono sentita minacciata dal fatto che delle altre attrici interpretassero il mio personaggio, anche perché non è facile trovarsi a indossare degli abiti che sono stati già portati da un’altra persona. È un franchise al quale lavoro fin dall’inizio e ho sempre voluto il meglio per questa saga.

Cosa ci dici di Tim Miller, del suo approccio, delle sue idee per il franchise?

LH: Sarà diverso e ho piena fiducia in quello che sta facendo. Ma il suo approccio, i suoi modi di intendere la saga sono differenti, anche se non posso circostanziare con precisione il come o il perché. È un grande regista, ora è tutto nelle sue mani e io sono contentissima di essere qua al “suo servizio” e al servizio di Sarah Connor.

È difficile riuscire a mantenere con questo film l’atmosfera tipica dei primi due capitoli?

LH: Sai, Sarah Connor è un personaggio ben radicato dentro di me. È stata una parte molto importante, non vorrei neanche tanto dire della mia carriera… sai, quando hai la possibilità di interpretare un personaggio così iconico, ti rimane dentro. Ma ciò non toglie nulla al fatto che sia stato difficile ritirarla fuori, anche il semplice tornare a camminare e muovermi come lei per poi passare ad aspetti più strutturati come i lati emotivi di questa persona. Anche perché, fino ad ora, nessuno sapeva davvero che fine avesse fatto. Ho dovuto ragionare molto sui “se”: se le è accaduta questa cosa oppure quest’altra, dove potrebbe trovarsi ora come ora?

Come ti sei sentita a lavorare di nuovo con Arnold?

LH: È stato fantastico. Finché non l’ho rivisto, non ho neanche ben focalizzato quanto affetto provo per lui. Volevo abbracciarlo di continuo. È una persona adorabile.

E per voi nuove reclute della saga? Come è stato prendere parte a questo film?

MKD: È stato molto bello non dover entrare di prepotenza nella relazione fra Linda e Arnold, nel senso che per buona parte del tempo siamo noi tre alle prese con la nostra storia, con le nostre specifiche dinamiche. Abbiamo lavorato per settimane alle parti del film che avevano a che fare con i nostri personaggi quindi abbiamo potuto cementare la nostra relazione dentro e fuori dal set. E dal momento in cui Arnold è entrato in gioco, è stato fantastico lavorare con lui. Sarebbe stato più difficile il percorso opposto, ovvero se fossimo state noi a entrare all’improvviso in scena dopo mesi di riprese in cui Linda e Arnold avevano già avuto modo di rinsaldare il loro rapporto. È stato davvero grandioso poter stabilire con Linda e Natalia un iter tutto nostro in questo che è sì un sequel, ma anche una nuova storia di questa saga. Non ti senti parte della storia di qualcun altro.

Finora si sa solo che questo film è una sorta di “chase movie”, un lungo inseguimento. So che non puoi entrare nei dettagli, ma è corretta come definizione?

MKD: Assolutamente sì, è una definizione calzante per questo che, effettivamente, è un road movie nonché la storia di questa donna interpretata dalla collega Natalia. Ci pensavo giusto ieri, mentre giravamo una scena di cui ovviamente non posso dirvi nulla, al modo interessante con cui le vicende dei nostri personaggi finiscono per intrecciarsi. A come vengono spostate le prospettive di questi personaggi, ai loro punti di vista, alle intense relazioni emotive.

Quindi ci pare di capire che il tuo personaggio Natalia sarà particolarmente importante ai fini della storia…

NR: Sì, ma non posso dirvi perché. Cercavano una latina per questa parte… Ho il sospetto che potrebbe essere il personaggio con cui il pubblico potrebbe finire per entrare maggiormente in relazione perché lei stessa è come se facesse parte del pubblico. Personalmente sto amando tutto quello che mi sta capitando e non riesco ancora a credere che stia succedendo davvero.

So che non potete scendere nel dettaglio, ma non è che tu e Natalia potete dirci qualcosa in più sui vostri personaggi?

NR: Mi sono scordata tutto! [risate, ndr]. Mi chiamo Dani Ramos e sono messicana.

LH: C’era una volta Sarah Connor e aveva la sua stessa età…

Vabbè, però potete dirci qualcosa della vostra esperienza, dello stare sul set con Linda e Arnold.

MKD: Certo! Ho conosciuto Sarah Connor prima attraverso delle foto, non sono cresciuta con questi film perché i miei genitori non me li facevano vedere. Una volta, in maniera abbastanza assurda considerate le tempistiche, ho avuto una conversazione con una persona che rispetto tantissimo in materia di gusti cinematografici, una roba avvenuta poco prima di venire a sapere di questo progetto e di entrarne a far parte. Mi ha raccontato in maniera così accorata di quanto i due Terminator fossero stati fondamentali nella sua carriera e cose così. Io non li avevo mai guardati prima perché pensavo fossero troppo fracassoni e così, quella stessa notte, me li sono guardati a casa uno di seguito all’altro. Tutto questo è avvenuto pochi mesi prima che cominciassi le audizioni per questo Terminator.

LH: Ma davvero?

MKD: Sì, non te lo avevo mai detto prima. È stato surreale vedere questi film, conoscere dei personaggi che erano del tutto assenti dal mio personale bagaglio di conoscenze cinematografiche ed entrare nell’orbita di questo progetto poco dopo perché mi ero innamorata da pochissimo di questa donna. E poi mi sono ritrovata a incontrarla fisicamente e a condividere con lei questo viaggio. Un’esperienza fresca ed emozionante.

NR: È stato straordinario. Ho una sorella che è sette anni più grande di me quindi sono cresciuta amando quello che piaceva anche a lei e conoscevo bene questi film, questi personaggi che fanno parte non solo della mia personale storia, ma della storia del cinema, di Hollywood, della fantascienza. Sono un patrimonio della cultura pop. Quando ho saputo che stavano facendo le audizioni per questo film me li sono riguardati e, ovviamente, gli effetti speciali del primo ora appaiono datati, ma è incredibile constatare come James Cameron fosse così avanti specie nei termini dell’impatto che la tecnologia avrebbe avuto nelle nostre vite, pensiamo solo alla pervasività dei social, dei sistemi di sorveglianza che ci circondano. Terminator parlava già di questo, no? Trovarmi qua sul set con Linda, con Arnold, persone che ho visto innumerevoli volte sul grande schermo nel corso della mia vita… Non c’è giorno in cui non stia qua a domandarmi “Ma è tutto vero?”. È grandioso, ora anche io faccio parte di questa storia e non potrei essere più felice.

 

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Vi siete dovute allenare molto?

NR: Io no! Io potevo dormire!

Ma quindi, quale rapporto lega i vostri personaggi a Sarah Connor? Nel senso, lei interviene perché sa già quello che potrebbe capitarvi?

LH: Non te lo posso dire!

MKD: [ridendo, ndr] Che modo contorto di strappare delle informazioni!

Ridiamo tutti.

MKD: vuoi sapere tutta la trama in pratica!

NR: Siamo noi tre, alle prese con questo viaggio.

LH: E posso solo aggiungere che, sostanzialmente, siamo una squadra. Ma non posso dire altro, a parte che è stato ed è fantastico lavorare con queste due giovani colleghe così brave, dedite al lavoro, divertenti e preparate.

MKD: Sì, è così anche per me. Mi sento davvero fortunata a lavorare con voi.

LH: Fisicamente è davvero tosta. Più dura degli altri Terminator che ho fatto.

MKD: Ah, ma anche per me. Non ho mai fatto un film così faticoso dal punto di vista fisico.

NR: Già. La sessione di riprese è molto lunga, siamo state dappertutto fra Spagna e Ungheria, giriamo di notte, di giorno, con la pioggia, col sole… è così…

LH: In acqua!

NR: Sott’acqua!

Sull’importanza di Sarah Connor… È un periodo molto caldo per quel che riguarda le discussioni sulla diversificazione sul grande schermo, ma il tuo personaggio Linda esiste dal 1984…

LH: Esatto.

… Qual è il ruolo di un personaggio come questo nel presente e nel futuro dei personaggi femminili sul grande schermo?

LH: Mi pare che la direzione sia quella giusta e intrapresa già da un po’, pensa a Gal Gadot e Wonder Woman e a tutte le donne che, oggigiorno, stanno trovando ruoli centrali e da protagoniste nei film. Non mi prendo alcun merito per tutto ciò, credo sia stata una questione di timing. Voglio dire, la stessa Sarah Connor nel 1984 era ben differente da quella che poi è diventata in Terminator 2. Tutto è riconducibile al fatto che a inizio degli anni novanta, quando stavamo per fare il secondo, Jim voleva che, in una scena, io mi tagliassi i capelli di fronte a uno specchio. Ma non mi sembrava giusto, se lo avessi fatto era come farle perdere la femminilità per aderire a una visione un po’ stereotipata della donna forte. Penso che parte della sua iconicità derivi anche da questo. Al mondo serviva una donna che fosse forte e, allo stesso tempo, femminile. Non una donna che sembrasse un uomo. A volte penso che se non ci fosse stata l’audacia di un momento, poteva cambiare tutto. Ma di sicuro ora ci sono un sacco di donne forti al cinema. Io stessa non sarei mai stata in grado di competere con quello che le mie colleghe stanno facendo oggi. Per quel che concerne la Sarah Connor di oggi, era fondamentale abbracciare in toto la mia età, come appaio ora, mettere alla prova i miei limiti in tal senso. Ho provato ad allenarmi e a mettere su massa con gli ormoni, ma poi ho capito che non mi andava di farlo e non era quello il modo giusto. Questa è una Sarah Connor di 61 anni, non potrà mai e poi mai essere come quella del ’91 e naturalmente devi essere anche mentalmente preparata a chi magari dirà “Oooh, ma è così diversa da come era 27 anni fa!”. È passata così tanta acqua sotto ai ponti da quei giorni ed è buffo perché la preparazione fisica fatta al tempo per il ruolo sarà stato sì e no un 20% del mio lavoro su di lei, ma è quella che è finita per catturare le maggiori attenzioni. Ed è un viaggio interessante il poter studiare la risposta alla domanda “Ok, non sembra quasi lei, cosa è successo in tutto questo tempo? Quali strade ha intrapreso col suo viaggio?”. E devo dire che mi pare un personaggio nettamente più ricco di quanto non fosse in Terminator 2 proprio per via del viaggio che ti ho citato poco fa e perché io stessa sono invecchiata. Condividiamo molta più “storia”… Gesù, quanto tempo è passato! [ridendo, ndr]. E poi è arrivato il diluvio e ci ha portato via tutti! [la pioggia sta diventando letteralmente torrenziale e martellante sul tendone sopra le nostre teste, ndr.]

Com’è girare in Spagna?

LH: Grandioso, anche se non sono la persona più indicata cui fare questa domanda, anche perché vivo lì da tempo. Lavoro e vado in hotel a dormire. Non vado in giro a fare baldoria, me ne sto rilassata a leggere libri. Non potrei reggere fisicamente i ritmi del set e di eventuali uscite. Ma queste signore vicino a me possono e lo fanno! [risate, ndr.]

NR: È stato fantastico, ci siamo divertite, è una bella città, molto divertente. Budapest è bellissima, sia chiaro, ecco magari non oggi [indica in alto con lo sguardo, la voce sovrastata dalla pioggia che batte incessante sul tendone], ma io sono colombiana, parlo spagnolo e chiaramente mi sento più vicina alla cultura spagnola. Mio marito è spagnolo, ho amici e familiari da quelle parti, mi piace il cibo… Insomma, ho amato girare in Spagna.

Nella troupe c’è qualcuno con cui avevi già lavorato negli altri film?

LH: A parte Arnold, che comunque ci ha raggiunto qua a Budapest, non in Spagna, no.

MKD: Ma la stunt… Debbie?

LH: Oh Debbie, sì! La stunt driver! Con lei ho lavorato anche ai tempi di Terminator 2, era la mia stunt double per quel film e per altri che ho fatto. È sempre bello lavorare con lei. È sempre bello ritrovarla e avere a che fare con un po’ del tuo passato.

Pensate che oggi il tema delle intelligenze artificiali sia anche più importante di quanto non lo fosse in passato?

LH: Penso che buona parte delle tematiche del film, non solo quella dell’IA in senso stretto, ma della tecnologia in generale, che possa un giorno soppiantare l’umanità… Credo che la domanda principale ruoti intorno al concetto del cos’è umano? Si nasce umani o si è umani perché ci si comporta come tali? Nei nostri film ci sono macchine che vanno oltre la loro stessa natura e diventano più umani. Pensate al secondo Terminator. Credo che si tratti di tematiche molto valide, che vale sempre la pena discutere. Poi c’è il mondo di oggi dove tutto è controllato dai sistemi di sorveglianza, non sai più a cosa credere – anche quando sono dei leader politici a parlare – perché c’è un sovraccumulo d’informazione. Un film come questo è molto significativo per il presente.

Che rapporto avete con la tecnologia? Avete aggeggi tipo Alexa o similari dentro casa? Parlate con Siri?

MKD: Non riesco a credere che la gente lo faccia davvero. Amo davvero la fantascienza, penso da sempre che sia un genere molto radicale, un continuo avvertimento, ma mi pare che non abbiamo ascoltato letteralmente nulla di tutti i vari moniti che sono stati dati nel corso del tempo. È ovvio che questo film è rilevante oggi, ma fondamentalmente stiamo dicendo le stesse cose del 1984. Ci portiamo delle spie dentro casa. Il concetto di Smart Home è bizzarro per me. Sulla carta tutte strumentazioni che dovrebbero renderti la vita più semplice, ma che personalmente trovo incredibilmente invasive.

Che rapporto ha questo film con la nostra contemporaneità dal punto di vista sociale o politico?

NR: Basta che ci osservi. Siamo tre donne, di età differenti, provenienti da diverse nazioni della Terra. Questa cosa si chiama diversificazione e credo sia davvero importantissimo che se ne parli. Siamo una rappresentazione del mondo di oggi. E sì, nel film si vedranno un po’ dei problemi di oggi, di quello che sta accadendo attualmente in giro. E per quel che mi riguarda sono fiera di rappresentare le donne latine in questa pellicola. Il mio personaggio non è Sofia Vergara, anche lei è colombiana come me ma siamo molto diverse fisicamente, sono una piccoletta che lavora sodo e ha degli ideali ed è molto importante dare vita a un personaggio come questo.

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Terminator: Destino Oscuro sarà al cinema il 31 ottobre.

Nel cast vi saranno Mackenzie Davis, Natalia Reyes, Diego Boneta, Gabriel Luna, Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger.

Tra gli sceneggiatori coinvolti ci sono David GoyerCharles EgleeJosh Friedman e Justin Rhodes, che stanno lavorando a stretto contatto Ellison e Cameron.

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