Sono un fan della Marvel, ma non sono cresciuto con i fumetti. Non ho iniziato a interessarmene in maniera concreta se non 15 anni fa, quando ho iniziato a lavorare sulle graphic novel. È successo a Parigi, dove questo tipo di industria è più avanti rispetto a noi. Ma non avevo realizzato che non puoi prenderti certe libertà con alcuni personaggi e con i loro tratti fondamentali, perché sono ciò che sono. Rispondono a tipi ben precisi e delineati: questo è il tipo che fa questo genere di cose, da quest’altro ci si aspetta questo, e via dicendo. Sono bidimensionali per una ragione: sono funzionali allo scopo che hanno. Dunque, stavo cercando di espandere l’universo Marvel in una direzione verso la quale non sarebbe dovuto andare.
Nello specifico, Sutter ha aggiunto:
Stavo cercando di addentrarmi un po’ di più nei gangli mentali del protagonista per giustificare ciò che fa. (…) Credo che stessi cercando di umanizzarlo di più, ma è qualcosa che si può fare saltuariamente in film del genere. Puoi includere dei momenti simili, ma non puoi davvero costruire un’intera sottotrama che esplora quel genere di cose. Non in un blockbuster estivo della Marvel.
Trovate altre dichiarazioni di Sutter nel video qui di seguito:
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Fonti: Looper, CinemaBlend
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