Ci siamo: domani Tolo Tolo, il nuovo film di Checco Zalone, arriverà in circa mille cinema italiani – e più di 200 sale lo proietteranno già questa sera a mezzanotte. Ma cosa sappiamo della nuova commedia prodotta da Pietro Valsecchi? Non sono molti i materiali diffusi da Medusa per lanciare il film. Nessun trailer, solo il video musicale “Immigrato”, e una brevissima sinossi:

Non compreso da madre patria, Checco trova accoglienza in Africa. Ma una guerra lo costringerà a far ritorno percorrendo la tortuosa rotta dei migranti. Lui, Tolo Tolo, granello di sale in un mondo di cacao.

Grazie al pressbook, però, abbiamo raccolto diverse informazioni aggiuntive. Iniziamo dalle note di produzione di Valsecchi:

Tolo Tolo è il quinto film di Checco che produco ed è il primo che lo vede anche nel ruolo di regista. Si tratta di un debutto dietro la macchina da presa che ho fortemente voluto;ora a filmfinito, posso dire che non solo non si è trattato di un salto nelvuoto, ma di un passaggio doveroso nella carriera di un artista completo come Checco. È un film che manifesta, oltre al suo inarrivabile talento comico e musicale, anche quelle qualità che in un regista fanno la differenza: la composizione della scena, il lavoro con gli attori, l’attenzione ai dettagli che vedrete nel film lo rendono l’opera di un vero regista. E queste qualità Checco le ha messe in mostra in un progetto molto ambizioso, di estrema complessità sia artistica che produttiva, e che proprio per questo motivo ha avuto una lunghissima gestazione. Checco infatti si è costruito addosso ogni scena, in maniera direi sartoriale, portando questa sua visione dalla pagina scritta al set e poi al montaggio. E quello che ne è uscito è un film al cento per cento suo, con il suo sguardo unico sulla realtà e il suo stile inimitabile di racconto. È stato un lavoro molto lungo (quasi nove mesi dal primo ciak in Kenya a gennaio all’ultimo a Roma a settembre, con molte pause in mezzo), complesso (molte settimane di riprese in Kenya e nel deserto del Marocco, ma anche a Malta e in tante città italiane, con tantissime comparse), che non sarebbe stato possibile realizzare senza il grande lavorodi tutto il reparto di produzione che merita un grazie per l’impegno e l’energia che ha messo in ogni momento. Ora che il set è chiuso posso dire che valeva la pena aspettare quattro anni per avere un film così, un’opera importante in cui Checco dimostra ancora una volta un talento davvero unico.

Ecco poi le interviste con il cast internazionale.

Tolo Tolo © Maurizio Raspante

SOULEYMANE SYLLA

Puoi parlarci del tuo personaggio?

Sylla: Il mio personaggio si chiama Oumar, un giovane ragazzo con molti sogni nel cassetto e fan dell’Italia e della sua cultura: Pasolini, tutto il cinema italiano. Sogna di diventare regista. Un ragazzo molto gentile, molto intelligente, e a volte come dire, un po’ troppo gentile…

Com’è stato lavorare con Checco?

Sylla: È stata la mia prima esperienza nel cinema, il mio primo lungometraggio. È stato molto stimolante perché Checco è come un gran direttore d’orchestra che conosce alla perfezione la musica di un film comico, che ha il senso della commedia, e anche a livello di ritmo sapeva sempre esattamente quello che voleva, dove voleva andare. È stato quindi davvero stimolante lavorare con lui. In più è estremamente simpatico e sorprendentemente molto modesto.

È stato molto difficile lavorare su un film con una troupe e degli attori in gran parte italiani?

Sylla: Il rapporto all’inizio effettivamente è stato molto difficile. Non era per nulla simile al cinema francese. Anche a livello linguistico, di interazione. Ad esempio ho subito avuto una discussione con la costumista, che si è rivelata poi una persona molto carina e che ho adorato, ma avevamo davvero molte poche parole con cui comunicare ed è stato complicato. Anche rispetto alla troupe, è stata una sfida per me integrarmi. Non è assolutamente lo stesso rapporto che puoi trovare in Francia. In Italia è tutto molto gerarchizzato mentre in Francia molto meno. Quando hai bisogno di qualcosa devi passare sempre da diverse persone perché non è necessariamente compito di qualcuno fare qualcosa. Per cui è stato interessante fare questo tipo di esperienza.

Le riprese sono state molto lunghe, siete stati in molti paesi….

Sylla: Si è stato un vero road trip. Il Kenya è stato incredibile… girare con la troupe locale… anche con i pochi mezzi che avevano hanno dato sempre il 300% di loro stessi. Il paese poi è magnifico. Anche il Marocco è stata una bellissima sorpresa. Io sono nato in Senegal, non troppo lontano, ma non ero mai stato lì. Quando sono arrivato ho trovato un paese completamente diverso, nel deserto poi è stato davvero fantastico. Anche le persone sul set erano incredibili. È stata un’esperienza bellissima. A Malta invece non sono stato molto a lungo. Avrei dovuto girare anche lì ma poi Checco ha eliminato quella scena e quindi sono rimasto poco non ho avuto tempo di visitare l’isola. Roma e l’Italia invece, Mamma Mia. Roma è una città bellissima, ha qualcosa che non saprei spiegare. L’architettura in cui si fonde il passato e la storia, d’Italia e di Roma, con la modernità… trovo sia bellissimo… anche il modo in cui hanno conservato l’aspetto archeologico della città è sublime e ne fa la forza. Cinecittà poi…

È stata la prima volta per te in Italia?

Sylla: No, ero già stato a Iesolo ma è una città molto turistica, un posto balneare con tanti alberghi. Era bello, con la spiaggia e il mare, ma certamente non la stessa cosa di Roma.

A livello della lingua invece hai avuto molte difficolta con l’Italiano? In quale lingua hai recitato nel film?

Sylla: Ho recitato in gran parte in italiano. In francese, in tutto il film, dico solo tre o quattro frasi. All’inizio è stato difficile. Già durante il casting ho pensato che non avrei fatto una gran figura visto che non era la mia lingua, ma mi sono detto che alla fine assomiglia al francese e tanto valeva provare. Poi ho avuto una coach bravissima che mi ha aiutato molto con la lingua e la pronuncia. Di certo il mio italiano non è perfetto, ma ho dato il massimo che potevo con quello che avevo. Luca è uno a cui piace molto riscrivere le scene tutto il tempo. Sai che devi girare dopo tre ore e ricevi le scene che devi recitare con magari un testo nuovo che cambia completamente. Ma anche questo è interessante perché è uno che funziona moltissimo sul momento. Lui sa sempre quello che vuole, dove vuole andare con la sua comicità e sa sempre come adattarla a quello che c’è intorno. Di certo è stato difficile ma anche molto stimolante.

Avete improvvisato molto?

Sylla: Sì, effettivamente abbiamo improvvisato molto. Luca sapeva sempre dove arrivare ed è per questo che poteva prendersi la libertà di improvvisare. Proprio perché aveva sempre bene in mente la linea da seguire ci si poteva permettere di cambiare qualche dialogo ma sempre seguendo la direzione e la trama della storia. È stato un ottimo esercizio.

D. Puoi fare un saluto in italiano?

Sylla: Ciao a tutti. Penso che sia la sola cosa che posso dire perfettamente per il momento.

Tolo Tolo © Maurizio Raspante

MANDA TOURÉ

Puoi parlarci del tuo personaggio?

Touré: Il mio personaggio si chiama Idjaba. E’ una giovane donna molto coraggiosa che accompagna Checco in tutte le sue avventure e con cui piano piano stringe una forte amicizia. È un personaggio agli antipodi rispetto a quello di Checco, per questo motivo è interessante vedere come si sviluppa la loro amicizia, cosa per nulla scontata all’inizio.

Com’è stato lavorare con Checco?

Touré: È stato molto interessante. È un personaggio davvero geniale, sia come musicista che come attore e regista. Alcune volte è stato difficile seguirlo, ma una volta capito chi è e quello che vuole è molto stimolante. Lavorare con lui è un’esperienza unica; ogni giorno si impara qualcosa.

Per le riprese sei stata in molti paesi – Kenya, Marocco – con una troupe italiana. Era la prima volta per te?

Touré: È stato il mio primo lavoro in italiano e con un’equipe italiana, ed è stata anche la prima volta che ho lavorato così a lungo su un set. Ogni periodo di riprese è stato diverso. A mio parere, la parte più importante è stata quella girata in Kenya. Anche le riprese in Italia sono state altrettanto lunghe, se non di più. Ma, come dire, ogni tappa è stata diversa perché riguardava momenti diversi del film. Il mio personaggio cambia nel corso della storia e in ogni paese si trova ad affrontare stati d’animo differenti. È stato interessante vedere come l’ambientazione si adattasse ai sentimenti del personaggio. Erano tutti luoghi magnifici.

Quali sono state le differenze più evidenti che hai riscontrato rispetto a un film francese?

Touré: Ho avuto l’impressione che ci fossero molte differenze nel mondo di lavorare di una troupe italiana rispetto a una francese. Sono diversi i modi di assemblare la squadra. Devo confessare che all’inizio è stato un po’ difficile capire chi facesse cosa e perché, credo anche a causa della barriera linguistica. Ma poco a poco mi sono adattata molto bene, ho incominciato a capire l’italiano sempre di più e da quel momento è andata meglio. Complessivamente il lavoro con il regista è lo stesso, per cui per me non è cambiato un granché. L’importante è riuscire sempre a soddisfare le sue esigenze.

Hai avuto molte difficolta con l’Italiano? In quale lingua reciti nel film?

Touré: Ho recitato per lo più in italiano, e alcune volte in francese. Alcune battute le ho fatte anche in swahili. Per fortuna sono riuscita a evitare l’arabo. Il mio personaggio parla più lingue. Recitare in italiano è stato alcune volte facile, anche perché l’italiano assomiglia molto al francese, e altre volte complicato, per le scene in cui dovevo improvvisare dialoghi non previsti. Fortunatamente ho avuto una coach formidabile che aveva lavorato con Luca per diversi mesi già prima delle riprese e che mi ha aiutato moltissimo prima di iniziare a girare il film e poi fino alla fine.

ALEXIS MICHALIK

Puoi parlarci del tuo personaggio?

Michalik: Il mio personaggio si chiama Alexandre Lemaitre ed è un fotografo avventuriero francese che viaggia per tutto il mondo e che passa molto tempo sul suo account Instagram. Per lui conta molto eliminare la povertà del mondo e liberare le popolazioni oppresse, ma anche avere tanti like e followers. È un fotografo, un reporter che firma le copertine di molte riviste, ma dà molta importanza alla sua pettinatura e al suo look; è un personaggio simpatico e divertente a un primo approccio, anche molto umano, e allo stesso tempo molto pieno di sé. È un viaggiatore del mondo.

Com’è stato lavorare con Checco?

Michalik: Lavorare con Checco è stato davvero fantastico. Nella vita è come appare sullo schermo cioè una persona molto gentile – sullo schermo ha l’aria un po’ più buffa che nella vita – molto generosa, cordiale, ama gli attori e vuole che le cose vadano bene. Ama giocare e accetta sempre tutti i suggerimenti senza avere mai una parola scortese. È molto divertente e dotato. Io ho amato tanto i suoi film precedenti. Mi hanno anche commosso. Nelle sue commedie ho trovato poesia, humor e intelligenza. Per me riuscire a far ridere è difficile, far ridere in modo intelligente è ancora più difficile e far ridere con umanità come fa lui è semplicemente meraviglioso. Checco è effettivamente come nei suoi film: umano, simpatico, accattivante e di una profonda umiltà. Tutto il contrario del mio personaggio nel film.

È stato molto diverso lavorare su un film italiano rispetto a uno francese?

Michalik: Sì, ma trovo che sia stato positivo che fosse diverso. Anche tra due film francesi ci possono essere molte differenze per cui immagino che ci siano anche film Italiani in cui tutto è più tranquillo ed organizzato e altri un po’ più caotici. In questo film c’era sempre la poesia e l’humour di quello che raccontavamo ed era semplicemente geniale. Giravamo nel deserto marocchino, abbiamo girato a Malta, a Roma. È stata una fortuna poter viaggiare così su un film, senza sapere troppo, trovarsi con scene nuove. Checco a volte riscriveva molto, tagliava, diceva: “facciamo questo in modo diverso”, inventava continuamente sul set. È davvero un fortuna girare con qualcuno che è immerso nella sua creatività costantemente.

Hai avuto molte difficolta con l’Italiano? In quale lingua reciti nel film?

Michalik: Io per fortuna nel film recito con accento francese per cui potevo permettermi qualche errore. Ma è stato difficile per me perché parlo bene spagnolo, e anche se è vero che tra l’italiano e lo spagnolo ci sono molte similitudini, è facile confondersi. Mi capitava di usare “Perdoname” per “Mi dispiace” o “Disculpa”. È una lingua con aspetti difficili ma visto che avevo un testo da imparare ho avuto il tempo di farlo. L’ho appreso ascoltandolo da altri. Poi sul set rubavo una parola qui, una là, mi arrangiavo. Visto che il mio personaggio è francese, poteva sbagliarsi nel suo italiano senza che fosse davvero un problema. Quello che mi ha fatto molto piacere è che quando abbiamo girato la prima scena Checco mi ha detto: “Il tuo accento è troppo buono, lo devi fare più francese”; mi sono detto che allora tutto andava bene e ho cercato di fare un accento più francese.

Infine, ecco la gallery completa con tutte le foto del film:

 

 

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