Riccardo Scamarcio è ufficialmente uno di noi.

“Noi chi?” vi chiederete giustamente voi.

Noi che amiamo l’horror, che sogniamo che l’Italia ricominci a sfornare a ripetizione ottimi prodotti di genere, e che vogliamo un mondo nel quale anche Margherita Buy e Toni Servillo si ritrovano a combattere contro forze misteriose e demoniache invece che contro il logorio della vita moderna.

 

Il legame

Scamarcio uno di noi

Riccardo Scamarcio è uno di noi, perché da oggi lo ricorderemo come il co-protagonista, insieme a Mia Maestro e all’eccezionale Giulia Patrignani, di Il legame (qui la nostra recensione), folk horror prodotto tra l’altro dalla sua Lebowski, ambientato nella Puglia del malocchio e della fascinazione, e distribuito su Netflix, da cui speriamo prenda il volo per diventare un modello creativo da seguire a cui ispirarsi nei prossimi anni di cinema italiano.

Sarebbe ingiusto però indicare il ruolo di Francesco come una novità assoluta nella carriera di Riccardo Scamarcio, che ha esordito nel 2003 con La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana e che da allora è comparso in 53 film, nove serie TV, una manciata di cortometraggi e sicuramente anche una pubblicità o due delle quali ci stiamo dimenticando.

Scamarcio, maestro dell’orrore

Un curriculum immenso e pieno di soddisfazioni, che lo colloca a pieno diritto nel novero degli attori italiani di maggior successo del nuovo millennio; ma una lista di film che contiene anche una serie di indizi e di verità nascoste che solo chi sa dove guardare è in grado di notare, e che puntano tutte in un’unica direzione: Riccardo Scamarcio è nato per fare horror, e Il legame è il punto di arrivo di una parabola cominciata silenziosamente sedici anni fa.

Non ci credete? Vi state chiedendo quale sostanza abbiamo inalato previa combustione per scrivere una follia di tal fatta? Ora vi dimostriamo che abbiamo ragione.

 

Scamarcio Tre metri sopra il cielo

Tre metri sopra il cielo (2004)

L’esordio non ufficiale di Riccardo Scamarcio nel cinema horror.

Howard Phillips Lovecraft, nel Richiamo di Cthulhu, scriveva:

Ritengo che la cosa più misericordiosa al mondo sia l’incapacità della mente umana di mettere in correlazione tutti i suoi contenuti. Viviamo su una placida isola di ignoranza nel mezzo del nero mare dell’infinito, e non era destino che navigassimo lontano. Le scienze, ciascuna tesa nella propria direzione, ci hanno finora nuociuto ben poco; ma, un giorno, la connessione di conoscenze disgiunte aprirà visioni talmente terrificanti della realtà, e della nostra spaventosa posizione in essa che, o diventeremo pazzi per la rivelazione, o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di un nuovo Medioevo

Il riferimento alla visione di Tre metri sopra il cielo, e alla reazione che essa suscita nelle menti impreparate, è evidente.

 

Scamarcio Mio fratello

Mio fratello è figlio unico (2007)

Pochissima gente lo sa, ma nelle intenzioni iniziali di Riccardo Scamarcio Mio fratello è figlio unico avrebbe dovuto raccontare la storia di un tizio e di suo fratello che però non esiste, è solo un frammento dell’immaginazione del tizio che prende vita grazie al convergere di forze malevole nella casa di campagna dove abita l’uomo. Il fratello inesistente (Scamarcio, appunto) avrebbe dovuto fungere da “mostro” della storia, una sorta di Frankenstein spirituale che lotta per il suo diritto a sopravvivere ma che deve venire eliminato poiché il suo unico modo di sopravvivere prevede la necessità di divorare cervelli e cuori umani.

 

Scamarcio Uomo nero

L’uomo nero (2009)

Il legame è un film in cui Riccardo Scamarcio torna in Puglia a visitare l’anziana madre, e lì viene in contatto con il malocchio. L’uomo nero è un film in cui Sergio Rubini torna in Puglia a visitare l’anziano padre, e lì viene in contatto con Riccardo Scamarcio. Per la proprietà transitiva, come avrebbe detto anche Aristotele, questo significa che Riccardo Scamarcio è un demone, l’“uomo nero” del titolo del film di Rubini, un’entità spaventosa che ti ammazza a colpi di ricordi d’infanzia, flashback, neorealismo e pizzica.

 

Scamarcio John Wick 2

John Wick – Capitolo 2 (2017)

Dopo uno iato di quasi dieci anni, durante i quali Riccardo Scamarcio ha solo sfiorato l’horror con titoli come Il rosso e il blu (evidente richiamo alle prime opere di Dario Argento), Un ragazzo d’oro (storia di un tizio che cade vittima di un’antica maledizione che lo trasforma in una statua di metallo) e La cena di Natale (classico titolo da horror slow burn mumblecore tipo The Invitation), il Nostro ha ricominciato ad avvicinarsi al genere dal lato più action della faccenda con il secondo John Wick, che gli è servito per tornare a familiarizzare con sangue, violenza, budella, sparatorie e tutta una serie di sovrastrutture che non comprendono litigi furibondi in cucina per una bolletta non pagata o mazzi di fiori per conquistare la tua bella.

 

Welcome Home

Welcome Home – Uno sconosciuto in casa (2018)

Ehi, ma questo è effettivamente un film ai confini dell’horror, e nel quale Riccardo Scamarcio fa addirittura il cattivo! In realtà siamo più dalle parti del thriller psicologico/erotico, la soluzione più banale del mondo quando hai a disposizione Emily Ratajkowski, ma in Welcome Home ci sono anche telecamere nascoste da voyeur, un po’ di sadomaso, omicidi; lo stesso titolo italiano, Uno sconosciuto in casa, ha una certa aria da film dell’orrore e di fantasmi. Vi stupisce ancora che da oggi Riccardo Scamarcio sia uno di noi?

I film e le serie imperdibili

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