Tra i film in concorso più attesi di questa 74. Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia c’è, senza alcun dubbio, Suburbicon, il film diretto da George Clooney e scritto dai fratelli Coen, presentato in anteprima agli accreditati in mattinata prima del prevedibile bagno di pubblico delle star in Sala Grande.

Nella conferenza stampa c’è stato spazio per qualche aneddoto ma, soprattutto, dichiarazioni politiche.

Sul legame con la società contemporanea, nonostante la storia sia ambientata nel passato, Clooney ha ricordato che stava vedendo, durante la campagna presidenziale per Gli Stati Uniti vinta da Donald Trump, molti discorsi sul costruire muri e contro le minoranze, e ha scoperto una storia vera ambientata in Pennsylvania:

“Si portava avanti questa idea del “Rendere di nuovo l’America grande”. Nel nostro paese stiamo ancora cercando di esorcizzare questi problemi, quindi mi sembrava uno spunto molto interessante”.

George ha sottolineato che Matt Damon, in versione così malvagio e terribile, è uno degli elementi migliori del film, e di essere cresciuto nel Sud in un periodo in cui si pensava di aver archiviato la segregazione e i problemi con le minoranze:

“L’idea del film era che si stava guardando nella direzione sbagliata se si stava dando colpa alla famiglia afroamericana. Si mostrano dei bianchi che hanno paura di perdere i propri privilegi, inserire questa folle storia di famiglia sembrava la cosa giusta per enfatizzare il fatto che si stesse guardando nella direzione sbagliata”.

Damon, collegandosi alla risposta del regista, ha dichiarato:

“Si tratta della definizione di privilegi dei bianchi quando il tuo personaggio sta andando in bicicletta coperto di sangue ed è convinto che potrà incolpare gli altri solo perché afroamericani”.

L’attore ha proseguito:

“E’ stato molto divertente girare il film, non avevo mai avuto l’occasione di interpretare un progetto di questo tipo ed è stato bello poterlo fare con George”.

L’attore ha ricordato che sceglie sempre i progetti in base al regista e in Suburbicon ho avuto del materiale mai ricevuto prima, spiegando che ad esempio Alexander Payne, che gli ha affidato la parte principale in Downsizing, gli ha rivelato che non ha l’aspetto di una star del cinema, quindi si può adattare a molti personaggi diversi.
Heslov, co-sceneggiatore del lungometraggio, ha scherzato: “Questa è la versione più vicina al vero Damon che abbiate mai visto”.

Julianne Moore ha rivelato che è stata interessata al progetto perché aveva l’occasione di interpretare due gemelle – anche se Clooney ha ironizzato dicendo che era solo per una questione di budget avere un’unica attrice – e Mary desidera la vita che ha la sorella, oltre a mostrare le paure e i difetti di queste due donne.
Lo sceneggiatore ha quindi ammesso che la rappresentazione della famiglia portata sul grande schermo spinge a far riflettere sul fatto che dovremmo ripensare all’idea tradizionale che ne abbiamo.

Clooney ha ricordato che ci vogliono due anni per realizzare il film e come opere d’arte riflettono la situazione in cui ci trovavamo in una determinata dimensione storica. Attualmente gli Stati Uniti sono pieni di rabbia e situazioni negative, anche se ha molta speranza nelle generazioni future:

“Le persone sono arrabbiate, nei propri confronti, nella direzione in cui la propria nazione e il mondo sta muovendosi. Il film riesce a riflettere tutto questo. E penso sia giusto, volevamo che fosse cattivo e divertente, ma è sicuramente un riflesso della rabbia esistente”.

Il regista ha accennato brevemente all’epilogo della storia spiegando:

“Sono ottimista e positivo nei confronti della nostra nazione e del futuro. Non abbiamo scritto una scena in cui si mostra un lieto fine, affidando ad Alexandre Desplat il compito di spiegarlo attraverso la musica, piena di speranza e ottimismo”.

Il compositore ha rivelato che è stato davvero semplice comporre la musica del film, tuttavia in mezzo a così tanta rabbia c’è sempre della speranza.
Clooney ha quindi sottolineato:

“La cosa interessante con i “mostri” è che nascono da errori stupidi, da situazioni inizialmente normali. Questi due personaggi a ogni svolta del loro percorso potrebbero prendere una scelta giusta ma prendono sempre quella sbagliata, come il fatto che assumono dei killer perché non lo sono, pur diventandolo. Il personaggio di Matt diventa un mostro nel corso della storia, quello di Julianne spera solo di avere la felicità e una vita migliore”.

La Moore ha confermato:

“I mostri nascono dai nostri errori. Ed era interessante sottolineare la difficoltà nel prendere scelte etiche e morali”.

George Clooney ha spiegato sull’attualità della trama:

“Non sapevamo che Donald Trump sarebbe arrivato nella scena politica, ma sono questioni che esistono da sempre, problemi che ci sono. Non è un film su Donald Trump ma sull’idea che non abbiamo mai realmente affrontato i nostri problemi con il razzismo, anche se ci abbiamo provato. La petizione contro i nuovi abitanti del quartiere letta nel film è esistita davvero. C’è ancora una grande parte della nostra storia con cui stiamo cercando di fare i conti”.

La star ha svelato che inizialmente la storia ideata dai Coen non era stata realizzata perché forse troppo simile a Fargo e altre loro opere, e successivamente si siano unitii i diversi spunti insieme.
Julianne ha successivamente sottolineato:

“Quando le persone si rivolgono alle nuove generazioni consigliando di essere migliori e di prendere delle scelte giuste, non si pensa che devono avere un esempio da quella precedente. Come madre e cittadina devo essere attiva nell’eliminare simboli negativi e agire per cambiare in modo positivo”.

George, prima di diventare il regista del progetto, aveva ottenuto dai fratelli Coen la richiesta di interpretare nella versione originale la parte interpretata in Suburbicon da Oscar Isaac e lo considera un attore incredibile e di favolosa sostanza. Non pensando che sia bello recitare quando si è impegnati alla regia non aveva però intenzione di riprendere quel ruolo una volta modificato lo script e aver accettato di occuparsene dietro la macchina da presa.
Julianne ha spiegato che Oscar è incredibilmente preparato e di talento, apparendo in una parte del lungometraggio in cui i protagonisti iniziano a capire che il loro progetto sta andando a rotoli:

“E’ stato fantastico avere un attore così fantastico, meraviglioso e divertente per interpretare quella scena”.

Matt Damon ha spiegato, in modo ironico, sul lavorare con Clooney:

“Quando George ti dà delle indicazioni l’importante è fare l’opposto!”.

Julianne ha invece replicato:

“Se tieni in considerazione il mondo che circonda Clooney capisci il tipo di talento che attira, quindi è stato fantastico collaborare con lui”.

Matt Damon, davanti all’idea di Clooney come prossimo presidente, ha infine scherzato:

“A me andrebbe bene chiunque altro, e subito”.

 

 

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