Arriverà nelle sale italiane il prossimo 27 ottobre, Amsterdam (GUARDA IL TRAILER), nuovo film di David O. Russell (American Hustle, The Fighter) con protagonisti Christian Bale, John David Washington e Margot Robbie nei panni di un trio di amici di lunga data.

Il titolo fa riferimento al luogo in cui si è creato il loro legame, dove i soldati si recano per guarire dalle ferite riportate durante la Prima Guerra Mondiale e dove Robbie è l’infermiera che li rimette in sesto. Successivamente, i due uomini tornano alle loro vite a Manhattan, Bale è un medico che si fa in quattro per aiutare i veterani feriti e Washington un avvocato, mentre la loro amica infermiera scompare, fatto a cui seguiranno molti intrighi. In un’intervista con Deadline, il regista ha parlato diffusamente del film, a partire dalla sua genesi. Ecco le sue parole:

La prima ispirazione è ciò che abbiamo fatto in American Hustle. Mi piace parlare con Christian [Bale] e amo la vita nel cinema e nei personaggi, e abbiamo iniziato a parlarne. All’inizio sapevamo che c’erano alcune relazioni che ritenevamo bellissime e incredibili e che non erano mai state documentate. Per me, quando penso a questo ragazzo [che Bale interpreta nel film], devo dire che mi piacciono sempre gli outsider. Mi piacciono sempre le persone ai margini, ai confini. Abbiamo iniziato a parlare di questo medico. Per molto tempo ho pensato che sarei diventato un medico. Ci siamo divertiti molto a discutere della persona che ha intrapreso questo viaggio con noi e delle amicizie che ha stretto. Volevamo che si trattasse di un individu che amavamo davvero, ed eravamo motivati da questo.

Russell precisa poi a quale persona si riferisce:

È il medico di ultima risorsa, nei quartieri alti. C’era un medico del genere ad Harlem e avevo dei parenti che lavoravano per lui. Volevo conoscerlo e chiedergli: “Che cos’ha questo ragazzo?”. Ne ha passate tante. È il tipo di persona che vorrei frequentare, è divertente intenzionalmente e involontariamente e ha uno spirito straordinario. Vuole creare medicine che non sono state inventate. Ho detto [a Bale]: “Immagina di aver subito una ferita o un episodio storico come la Grande Guerra e che la gente non voglia guardarti“. Lui in pratica sta cercando di curare le persone e di dare loro ottimismo. Vuole dare loro speranza.

Questo dunque rimanda al motivo principale di Amsterdam:

[Queste persone] hanno vissuto un periodo di terrore, ma sono rimaste forti, che è il tema di tutti i miei film, e hanno creato le più grandi amicizie e i più importanti momenti della loro vita. Quindi abbiamo avuto una serie di conversazioni. Sto leggendo una storia che mi affascina e abbiamo pensato a un film in bianco e nero per riflettere questo periodo, ma sembrava un po’ strano perché copre 15 anni e due periodi di tempo in realtà. E la nozione di amicizia, di lealtà tra tre persone che hanno attraversato quelle esperienze e quegli anni ci ha ispirato tanto quanto la famiglia di The Fighter. [I tre protagonisti] sono legati da un legame di sangue, da un trauma, ma coltivano anche un nuovo amore per la vita insieme, e Amsterdam diventa il loro vero Nord, dove sono più liberi, più felici, più fedeli a se stessi.

Ad unire i tre protagonisti c’è proprio l’esperienza della guerra, su cui il film si focalizza:

Avevamo preparato delle storie per cui avremmo girato molte scene di sangue. Si trattava di tattiche del XIX secolo che incontravano la tecnologia del XX secolo, il che è una catastrofe, come tutti sanno. E questi ragazzi sono saltati in aria. L’idea era che venissero colpiti dalle stesse schegge, era molto cinematografica. Si sono girati di spalle e sono stati letteralmente colpiti dalle schegge. Avevano le stesse cicatrici sulla schiena, e si incontra questa donna che le sta rimuovendo dalle loro schiene. Deve togliere ogni pezzo, e diventa una questione che ha a che fare col riflettere a cosa ci siamo fatti l’un l’altro. Lei salva e lo vede come arte. Il modo in cui si è sviluppato è diventato: perché l’umanità continua a fare questo? Non ha senso. Questi ragazzi sono legati a lei dall’assurdità e dall’emozione di ciò che accade loro. Quindi, per me, le schegge diventano una cosa viva che tutti loro hanno condiviso. È una cosa viva e sanguinosa che hanno letteralmente attraversato.

Cosa ne pensate delle parole di David O. Russell su Amsterdam? Lasciate un commento!

FONTE: Deadline

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