Prescindendo dall'insuccesso commerciale, John Carter è una pellicola che ha segnato una tappa di non poco conto nella storia della Disney. Si è trattato di un punto di svolta nella dirigenza dello studio, passata dalle mani di Rich Ross a quelle di Alan Horn, arrivato dalla Warner alla Casa di Topolino mentre la major stava ancora leccandosi le ferite inflitte dal flop firmato Andrew Stanton preparandosi, al contempo, alla pioggia di milioni che sarebbe arrivata, di li a poco, con The Avengers.

La sensazione, che molti hanno avuto, è che il "disinteresse" nella gestione dell'affare "John Carter" dipendesse proprio dal fatto che tale pellicola doveva segnare un punto di svolta col passato.

In un'intervista rilasciata al Los Angeles Times, il filmmaker della Pixar che ha diretto l'adattamento del romanzo di Edgar Rice Burroughs riflette proprio sullo strano, e immeritato, percorso avuto dalla sua dispendiosa creatura.

Sono stato lasciato da solo fin dall'inizio.

dice il regista. La frase, però, sottolinea più che altro la totale libertà che lo studio aveva lasciato a lui, autore di alcuni acclamati successi d'animazione al suo esordio con il cinema live action. John Carter, lungometraggio che doveva traghettare la Disney attraverso i mari di una nuova, fortunata serie, era traslocato nelle mani di Stanton e soci prima dell'arrivo di Rich Ross a capo della divisione cinematografica dello studio. A Hollywood, un cambio di dirigenza si traduce spesso con l'annullamento dei progetti in fase di sviluppo durante la "vecchia gestione".

All'inizio ho pensato 'Perderemo la luce verde?'. Al principio ho pensato che sarebbe successo questo. Chi da le chiavi di una Ferrari a uno che non ne ha mai guidata una? Ma gli studios non sono così. Ragionano all'insegna del 'Vai, prendi la macchina, ma non finire giù da un ponte'.

E così Stanton si è ritrovato a gestire una gigantesca macchina produttiva fatta di dispendiosi set, maestranze e attori tradottasi in un film capace di schiantarsi ingenerosamente al botteghino e di causare alla Disney ben 200 milioni di dollari di perdita.

John Carter, apprezzato da molti dal punto di vista visivo e meno da quello della sceneggiatura, è inciampato su uno script sul quale ha probabilmente avuto un certo peso il modus operandi di Stanton, abituato alle molteplici riscritture che la lavorazione di un cartone animato consente. Modifiche che vanno meno d'accordo con un blockbuster che può arrivare a costare anche 500.000$ al giorno. Eppure, la Disney aveva garantito fin dal principio la possibilità di riprese aggiuntive che avrebbero innalzato i costi di produzione.

C'era questa strana aria, un'atmosfera all'insegna della schadenfreude, di destino già scritto. Non era il massimo dal punto di vista lavorativo, ma che potevo farci?

Per quel che riguarda la promozione di un film che, fra le altre cose, ha anche cambiato titolo nel corso della sua lavorazione, passando da John Carter from Mars al solo John Carter, Stanton dice che:

Non siamo sempre andati d'accordo sulla direzione da intraprendere, ma la verità è che tutti hanno fatto il loro meglio. E' la risposta a questi sforzi che è mancata.

Il regista commenta anche il suo ritorno al franchise Pixar di Nemo, di cui vi avevamo già parlato tempo fa:

Sulla lista delle cose da fare c'era il secondo film di John Carter. Quando quella possibilità è scomparsa, tutto è scivolato via. So che sarà accusato dai più sarcastici che Alla Ricerca di Nemo 2 è una reazione all'insuccesso di Carter, ma è solo una questione di tempi, non di concetti alla base.

Stanton, d'altronde, è insieme a John Lasseter uno dei veterani della Pixar: con Nemo e WALL-E, ha vinto ben due premi Oscar per il Miglior Film d'Animazione, un doppio riconoscimento che si aggiunge agli 867 milioni di dollari incassati da Finding Nemo e ai 521 milioni di WALL-E.

Vi terremo aggiornati nonaappena le nuove informazioni sul cartoon Pixar cominceranno a emergere…