Un giudice federale ha dato il via libera al dipartimento di giustizia americano di annullare il “decreto Paramount”, che da 71 anni impedisce agli studios di Hollywood di possedere sale cinematografiche.

“A causa dei cambiamenti nelle leggi antitrust e nell’amministrazione, l’importanza delle restrizioni imposte dal decreto è diminuita. Pur mantenendo una serie di protezioni atte a impedire che vi siano violazioni future, la Corte ha deciso che l’annullamento del decreto è nel pubblico interesse”, si legge nella decisione del giudice Analisa Torres. “Settant’anni di innovazione tecnologica, nuovi competitor e modelli di business e cambiamenti nelle abitudini dei consumatori hanno cambiato le fondamenta dell’industria. […] Inoltre tra gli studios che erano legati al decreto – RKO, MGM, Warner Bros, Paramount e Fox – sono pochi quelli che esistono ancora. Altri, come la Disney, all’epoca non erano distributori e invece ora sono dei giganti. Infine nessuna azienda di streaming – Netflix, Amazon, Apple e altre – che pure producono e distribuiscono film erano soggette al decreto.”

Il decreto in questione è relativo al caso United States vs. Paramount Pictures che contribuì a porre fine al cosiddetto studio system dell’Età d’Oro di Hollywood:

Nel 1948 la Corte di Washington decretò che il controllo dei canali di distribuzione (ovvero, all’epoca, la proprietà di cinema e teatri) in capo agli stessi soggetti che producevano le pellicole rappresentava un monopolio di fatto in violazione della normativa USA in materia anti-trust. La Corte annullò tutti gli accordi di esclusiva tra Studios e gestori delle sale, e costrinse la Paramount Pictures a dividersi in due società indipendenti. La Paramount Pictures Corp. avrebbe prodotto i film mentre la United Paramount Theaters, cui restava la proprietà di cinema e teatri, avrebbe controllato la distribuzione. [via Wikipedia]

Da adesso, quindi, gli studios potranno tornare a possedere catene cinematografiche o quote delle stesse, e la cosa ha un significato particolare visto che i cinema americani sono profondamente in crisi per via dell’emergenza Coronavirus e le relative chiusure durate mesi e mesi (la catena più grande del mondo, AMC, ha registrato risultati trimestrali a dir poco sconfortanti). Ma torneranno a essere legali anche pratiche di business come contratti a pacchetto (con cui gli studios vendono i film in blocco a un cinema o a una catena) o accordi legati ai circuiti. In questi ultimi casi, le normative attuali rimarranno in vigore ancora per circa due anni.

La National Association of Theater Owners e le associazioni che rappresentano i cinema indipendenti americani non hanno accolto con favore la decisione, spiegando che la fine del decreto potrebbe avere un impatto sul consolidamento dell’industria. Anche la Directors Guild of America, associazione che rappresenta i registi, si era opposta, spiegando che i cambiamenti in atto necessitano una maggiore supervisione dell’antitrust e non una deregolamentazione.

Avevamo approfondito questo argomento l’anno scorso in uno speciale che potete rileggere qui.

 

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